PANZERI, Pietro
– Nacque a Sormano, nei pressi di Erba, in Vallassina (provincia di Como), il 27 novembre 1849, da Angelo, di origini lecchesi e da Margherita Bolzani, originaria di Como.
Figlio del medico condotto del paese, svolse i suoi primi studi a Como. Nel 1866, diciassettenne, si arruolò volontario con le truppe del generale Giuseppe Garibaldi nella Guardia nazionale mobile, partecipando ai fatti d’arme dei Bagni di Bormio. Fu quindi allievo del collegio Ghislieri di Pavia e nella locale Università percorse gli studi medici, laureandosi il 4 agosto 1871.
In quell’anno si stabilì a Milano e decise ben presto di dedicarsi all’ortopedia, branca disciplinare al tempo non fra le più praticate; la sua scelta fu influenzata dall’esistenza dell’Istituto ortopedico fondato a Firenze da Ferdinando Carbonai. Tuttavia, i suoi primi passi nell’arengo scientifico e assistenziale milanese si appoggiarono, com’era costume, all’ospedale Maggiore, dove frequentò i reparti medici diretti da Carlo Leopoldo Rovida, anch’egli volontario delle campagne garibaldine del 1866.
La figura di Panzeri è soprattutto legata alla collaborazione con Gaetano Pini nella Scuola (poi Pio Istituto) dei rachitici, aperta nel 1874. Si associò con Pini fin dagli inizi, occupandosi dell’assistenza medica ai fanciulli accolti nella Scuola, presso l'ambulatorio speciale, che fondò nel 1876.
Si trattava di una cura non solo medico-chirurgica e riabilitativa, ma anche pedagogica e sociale, secondo un modello che fu esempio per consimili istituzioni nazionali e internazionali. In questo lasso di tempo, oltre all’attività ospedaliera e alla pratica privata, fu tra i fondatori della guardia medica notturna di piazza del Duomo (1875-76).
Nel 1877 ottenne una borsa governativa di perfezionamento all’estero, che gli permise di prendere contatto con varie istituzioni continentali (in ispecial modo quelle viennesi, berlinesi e londinesi). Al suo ritorno, non partecipò alla costituzione del Pio Istituto dei rachitici, a causa di divergenze di idee con Pini. Aveva infatti maturato la volontà di costituire un’istituzione polispecialistica, sulla scorta del policlinico viennese. Vi riuscì nel 1882, allorché fu tra i fondatori della Poliambulanza di Milano (poi Poliambulanza delle specialità medico chirurgiche e ora Azienda ospedaliera S. Paolo), in cui diresse la sezione ortomorfica e di chirurgia ortopedica e sviluppò l'attività massoterapica.
Nel 1884 fondò l’Archivio di ortopedia, che restò per lungo tempo la più autorevole rivista della disciplina in Italia.
Ottenuta la libera docenza in ortopedia, nell’anno accademico 1884-1885 poté inaugurare a Pavia la prima cattedra e tenere il primo corso libero di ortomorfia (dal 1888 denominato ortopedia e medicina operatoria) con effetti legali.
Nel 1888, dopo la morte di Pini, fu richiamato al Pio Istituto dei rachitici e nominato direttore. Nel 1892, proprio lì si tenne la prima riunione della Società ortopedica italiana, fondata il 20 dicembre 1891 per sua iniziativa.
Fra il 1892 e il 1896 fu chiamato a Bologna ad avviare l’Istituto ortopedico Rizzoli. Fino al 1898 mantenne la direzione dei due istituti, per poi dedicarsi interamente al Pio Istituto dei rachitici.
Panzeri fu inoltre consigliere dell’Istituto sieroterapico milanese, presidente dell’Associazione sanitaria milanese e fondatore nel 1897 dell’Istituto medico per gli infortuni sul lavoro. Il suo impegno filantropico si esplicò anche nella Croce rossa italiana e in istituzioni di matrice massonica. Fu assessore e consigliere comunale a Milano, su posizioni radicali, nonché consigliere comunale (1893-1899) e sindaco (1900-1901) del Comune di Cucciago, in Brianza.
Panzeri rimase celibe e risiedette per molti anni in alcuni locali nel Pio Istituto dei rachitici.
Morì a Milano improvvisamente, la sera del 13 aprile 1901. Fu sepolto a Cucciago, luogo di residenza per lunghi anni della madre.
La sua attività scientifica aveva preso avvio nell’ospedale Maggiore di Milano: in corsia e nelle periodiche riunioni di aggiornamento in cui venivano proposte al corpo sanitario osservazioni originali o riviste su temi di specifico interesse.
Spesso questi primi riscontri trovavano spazio nelle pubblicazioni scientifiche: così, nel fascicolo di gennaio 1874 degli Annali universali di medicina, viene riportata in sunto la Seduta mensile di riviste scientifiche del novembre 1873 (s. 1, 1874, vol. 227, 679, pp. 201-210), redatta dallo stesso Panzeri, con un suo intervento sulla cura degli aneurismi (ibid., pp. 202-206). Un’altra utile testimonianza della sua attività nel reparto ospedaliero diretto da Rovida si riscontra nella relazione per l'anno 1873 (Ragguaglio clinico del comparto diretto dal dott. Rovida all'ospedal Maggiore di Milano nell'anno 1873, in Gazzetta medica ialiana, s. 7, 1874, vol. 34, t. I, pp. 137-144, 148-151, 156-158, 169-175, 225-232, 369-375, 377-380), documento della sua precoce capacità di analisi nel campo delle patologie internistiche.
In quegli anni, Panzeri collaborò all’Enciclopedia medica italiana realizzata dall’editore Vallardi e agli Annali universali di medicina e chirurgia, con brevi note bibliografiche e resoconti di più ampio respiro. In breve lasso di tempo iniziò inoltre a dedicarsi all’attività chirurgica e il soggiorno di studio all’estero lo indirizzò decisamente verso l’ortopedia.
I nuovi interessi lo portarono ben presto in una serie di analisi approfondite, fra le quali quella sugli Annali universali di medicina e chirurgia. Rivista di ortopedia (s. 1, 1877, vol. 240, 1, pp. 26-44), nel quale presta particolare attenzione, anche storica, all'intervento di osteotomia, pratica allora assai discussa per la sua cruenza. Altrettanto notevole il paragrafo dedicato a L’ortopedia all’estero, una panoramica sulla fiorente realtà ultramontana, tratteggiata al fine di promuoverne uno sviluppo analogo in Italia, a partire proprio dall’esperienza delle 'Scuole pei rachitici'. Il tema degli interventi osteotomici torna nelle Annotazioni di chirurgia ortomorfica, redatte nel 1881 in collaborazione con Giovanni Albertini (Gazzetta degli ospitali, II (1881), pp. 449-524).
Quest’opera riflette non solo l’attività dell’ambulanza di ortomorfia aperta da Panzeri presso il Pio istituto dei rachitici, ma anche l’incarico da lui ricoperto nel reparto chirurgico diretto da Albertini all’ospedale Maggiore. È di quel periodo anche una Ambulanza ortopedica, premiata nelle Esposizioni di Bruxelles (1876) e Milano (1881).
La direzione del Pio istituto dei rachitici non lo distolse dall’attività scientifica, che trovava appoggio nell’organizzazione dell’Istituto ed espressione principale sulle pagine dell’Archivio di ortopedia. Esemplare il caso dell'uso dei corsetti gessati nel trattamento della spondilite tubercolare, che Panzeri fu il primo a introdurre in Italia, o quello della produzione di apparecchi protesici e ortesici garantiti dalle officine dell’Istituto (Il corsetto gessato di Sayre nella spondilite, in Gazzetta degli ospitali, III (1882), pp. 300-304, 307-311, 315-316).
Nell’editoriale d’esordio dell’Archivio di ortopedia (I (1884), 1, pp. 1-2), Panzeri riaffermava il valore della 'specialità' in ambito medico-chirurgico e la necessità dello sviluppo dell’ortopedia in ogni suo aspetto. La sua prima nota si inseriva nel dibattito sull’utilizzo dell’osteotomia (Di due rare deformità della gamba corrette coll’osteotomia, ibid., pp. 36-48) e documentava la collaborazione fra istituzioni ospedaliere, essendo i suoi interventi chirurgici eseguiti presso l’ospedale Maggiore. I successivi contributi sull'argomento si sviluppano con più ampio respiro (Osteotomie per anchilosi del piede, ibid., I (1884), 3-4, pp. 215-229; Risultati di cure operative per ginocchia valghe, ibid., pp. 303-309; Osteotomie per anchilosi del cotile, ibid., II (1885), 4-5, pp. 349-358) e accurata iconografia. Sulle pagine dell’Archivio di ortopedia trovò spazio anche il testo della prima lezione del corso tenuto all’Università di Pavia (Le risorse curative della moderna ortopedia, ibid., I (1884), 5-6, pp. 424-438) con un’accurata introduzione storica. Su quelle pagine Panzeri commemorò taluni suoi collaboratori e colleghi, come l’ortopedico torinese Fedele Margary, condirettore della rivista (III (1886), 5-6, p. 385), o Gaetano Pini (IV (1887), 3-4, p. 314).
Nel 1891 Panzeri produsse, con Angelo De Vincenti, una relazione al Consiglio di amministrazione della Poliambulanza, che ne ricostruiva dettagliatamente la decennale attività (La Poliambulanza dal maggio 1882 al gennajo 1891, Milano 1891).
Nel 1900 comparve un ampio resoconto relativo al trattamento delle lussazioni congenite del femore (con Ambrogio Binda, 230 riduzioni di lussazioni congenite dei femori e i risultati delle prime 133, Milano). Il suo ultimo contributo, incompiuto ed edito postumo da Pietro Bossi, fu l’ampio capitolo dedicato alle Deformità delle ossa e delle articolazioni, redatto per il Trattato italiano di chirurgia redatto da distinti professori e specialisti (II, 4, Milano post-1901, pp. 217-420), che può essere considerato una summa del suo pensiero in campo ortopedico.
Fonti e Bibl.: Il primo fascicolo del 1901 dell’Archivio di ortopedia fu interamente dedicato alla figura di P. (contributi di Pietro Bossi, Gaetano Negri, Alessandro Codivilla, Iginio Sormani, Egidio Secchi, Ambrogio Binda). Un necrologio comparve sul Corriere della sera del 14-15 aprile 1901. E. Medea, P. P., in Bollettino clinico-scientifico della poliambulanza di Milano, XIV (1901), pp. 73-76; L. Belloni, La medicina a Milano dal Settecento al 1915, in Storia di Milano, XVI, Milano 1962, pp. 933-1028 (in particolare pp. 1015 s.); Milano 1874. Nel centenario dell’Istituto ortopedico Gaetano Pini, Milano 1974, passim; M. Paltrinieri, La storia dell’Istituto ortopedico Rizzoli a cento anni dalla morte del suo fondatore, in Strenna storica bolognese, XXIX (1979), pp. 281-297; S. Baldi, Istituto di assistenza ai minori ed agli anziani. Memorie e immagini di assistenza e di solidarietà, Milano 2003, passim; N. Spina, P. P.: il primo faro dell’ortopedia italiana, Macerata 2009; M. Bascapè - P. Bianchi - G. Sassi, Storia cultura futuro dell’Istituto ortopedico Gaetano Pini di Milano, Milano 2010, passim; M. Parrini, La nascita dell’ortopedia, in P. Cabitza, Ortopedia, Bologna 2012, pp. 1-7.