MARCHITELLI, Pietro (Petrillo)
Nacque a Villa Santa Maria (presso Chieti) nel 1643 circa. Trasferitosi a Napoli nel 1657, entrò al conservatorio di S. Maria di Loreto, dove studiò con il celebre violinista Carlo de Vincentiis. Alla morte del maestro, nel dicembre del 1677, il M. fu chiamato a occuparne il posto nelle file del prestigioso gruppo dei musici della Cappella Reale di palazzo, istituzione al cui servizio rimase per oltre cinquant'anni. Partito inizialmente con lo stipendio più basso fra i violinisti (appena 2 ducati al mese), grazie alle sue eccellenti doti di virtuoso dal 1693 il M. divenne primo violino della Cappella Reale. In quel ruolo fu protagonista, nel 1702, del noto episodio della sfortunata esibizione napoletana di A. Corelli. Come riferisce Burney, fu infatti proprio "Petrillo" a umiliare con la sua abilità il celebre Corelli. Anche un altro eminente storico della musica del Settecento, J. Hawkins, include il M. tra i più illustri violinisti d'Europa dell'inizio del diciottesimo secolo.
Dopo essere stato ingaggiato al teatro di S. Bartolomeo a Napoli nella stagione 1684-85, il M. fu probabilmente anche primo violino dell'orchestra di quel teatro dal 1693 al 1706 (Prota-Giurleo); negli anni 1694-95 servì come strumentista "straordinario" in occasione delle cinque più importanti festività della Real Casa della Ss. Annunziata.
Il 22 dic. 1700 sposò Anna Maria Lanzuolo, figlia - come si legge nei capitoli matrimoniali - di un "dottor fisico" (Olivieri, p. 61) e con lei risiedette nei pressi della chiesa di S. Maria Ognibene. Dal matrimonio nacque un'unica figlia, Caterina Anna Petronilla, che alla morte del M. divenne erede di tutti i suoi beni.
Nel 1707, nella difficile fase di passaggio del Viceregno napoletano al dominio asburgico, il M. fu eletto, con Pietro Ugolini e Giovanni Carlo Cailò, governatore e tesoriere della Congregazione dei musici di palazzo, carica che tornò a coprire diciassette anni più tardi.
Nello stesso anno fu scelto fra i musicisti chiamati a Barcellona per far parte della Real Capilla voluta dal re Carlo d'Asburgo (Carlo III come re di Spagna). Sebbene alcuni contratti di procura sembrino indicare i preparativi per un'imminente partenza (ibid., pp. 65, 67), il nome del M. non figura nell'elenco dei musicisti effettivamente ingaggiati da Carlo d'Asburgo: al suo posto fu invece chiamato il giovane Angelo Ragazzi (Sommer-Mathis). Lo stesso Ragazzi nel 1723 tentò invano di spodestare il M., che, sebbene ottantenne, fu confermato dal viceré alla guida dell'orchestra, e mantenne saldamente la sua posizione di primo violino della Cappella Reale fino alla morte.
Il M. morì a Napoli il 6 febbr. 1729 e, come membro dell'importante Congregazione dei musici di S. Nicola alla Carità, fu sepolto nella chiesa omonima.
L'eccezionale prestigio professionale, esercitato attraverso l'attività di violinista, didatta e compositore, consentì al M. non solo di emergere nel panorama musicale napoletano, ma gli permise di migliorare la sua condizione sociale e accumulare guadagni che seppe oculatamente investire. Conti a lui intestati e transazioni finanziarie sono infatti rintracciabili in quasi tutti gli otto antichi banchi pubblici napoletani. Un inventario stilato nell'ottobre 1707 elenca i beni posseduti dal M., che includevano, oltre a una preziosa collezione di violini di A. Amati e numerosi gioielli ricevuti in dono da nobili napoletani, anche una splendida quadreria. Fra gli oltre cinquanta dipinti dei più illustri artisti dell'epoca - Andrea Del Po, Francesco Solimena, Luca Giordano - vi era anche un ritratto del M. di Paolo De Matteis (Prota-Giurleo, p. 68). Parte di queste fortune dovette certo provenire anche dal favore di cui godette presso alcune nobili famiglie napoletane, in particolare quella dei Caracciolo, che in quel periodo erano feudatari di Villa Santa Maria.
Grazie all'ascendente di cui godeva nell'ambiente musicale napoletano, il M. ebbe la possibilità di favorire la carriera di un gruppo di musicisti provenienti come lui dall'Abruzzo. Suo allievo fu il nipote Michele Mascitti (1664-1760), che, trasferitosi a Parigi, fu tra gli artefici della diffusione della sonata italiana in Francia. Un altro nipote, Giovanni Sebastiano Sabatino (1667-1742), figlio di Domenico e Berardina Marchitelli, si trasferì a Napoli dove, probabilmente anche grazie all'appoggio del M., entrò al servizio della Cappella Reale come violinista al posto di Francesco Scarlatti. Legami di parentela esistevano forse anche con Francesco Sabatino, violinista presso la Casa Santa di S. Maria di Costantinopoli, che il M., ormai anziano, volle nominare tutore della figlia. Il M. fu probabilmente in stretti rapporti anche con un'altra illustre famiglia di musicisti provenienti da Villa Santa Maria, quella dei Cotumacci.
Delle circa trenta sonate attribuibili al M., la raccolta della Biblioteca del Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli (Mss., 5328-5332) costituisce un'interessante testimonianza della sua fama postuma. Il manoscritto raccoglie infatti quattordici sonate che furono copiate e rimaneggiate per un'esecuzione orchestrale fra l'agosto e il settembre 1743 a uso del conservatorio di S. Onofrio. Sono attribuite al M. tre brevi composizioni strumentali (Ibid., Musiche diverse, 33.2.9, c. 43v). Un altro gruppo di undici sonate si trova presso la Music Library della University of California di Berkeley (Mss., 489 A-B); la raccolta, incompleta, reca nel frontespizio la dicitura "Di Petrillo di Napoli contemporaneo di Corelli". Una "sinfonia a due violini e basso" è conservata a Milano, Biblioteca del Conservatorio G. Verdi (Noseda, L.23.16). Altre due sonate apparvero a stampa ad Amsterdam, presso Estienne Roger, come appendice alla seconda edizione delle Suonate… di Giovanni Ravenscroft op. II (1710 circa). Un gran numero di "sinfonie" e "concerti" del M. si trovano inclusi nell'inventario compilato nel 1743 al momento della morte di Michel-Charles le Cène, erede dell'attività commerciale di Roger (Rasch).
Dal punto di vista formale le sonate del M. seguono il modello corelliano, imitandone in qualche caso gli spunti tematici. Tuttavia esse si caratterizzano per l'uso di un linguaggio armonico a tratti arcaico, una marcata tendenza a un fraseggio più irregolare, e un deciso interesse per la scrittura contrappuntistica.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Cappellano maggiore, Diversi, f. 1161: Conto della Cappella Reale, pagamento di musici (1688-1710), cc. 8, 15; Tesoreria generale antica, Ruota dei conti, vol. 3, c. 73; Napoli, Arch. della parrocchia di S. Maria Ognibene o dei Sette Dolori, Matrimoni, vol. 6 (1674-1709), c. 168; Defunti, vol. 8 (1718-31), alla data; J. Hawkins, A general history of music, London 1853, p. 808; Ch. Burney, A general history of music from the earliest ages to the present period to which is prefixed, London 1789, p. 439; U. Prota-Giurleo, Breve storia del teatro di corte e della musica a Napoli nei secoli XVII-XVIII, in Il teatro di corte del palazzo Reale di Napoli, a cura di F. de Filippis - U. Prota-Giurleo, Napoli 1952, pp. 19-159; R. Rasch, I manoscritti musicali nel lascito di Michel-Charles le Cène (1743), in Intorno a Locatelli. Studi in onore del tricentenario della nascita di Pietro Antonio Locatelli (1695-1764), a cura di A. Dunning, II, Lucca 1995, p. 1070; A. Sommer-Mathis, Entre Nápoles, Barcelona y Viena. Nuevos documentos sobre la circulación de músicos a principios del siglo XVIII, in Artigrama, XII (1996-97), p. 50; G. Olivieri, Condizione sociale dei musicisti nella Napoli del '700: P. M., in Napoli musicalissima. Studi in onore… di R. Di Benedetto, Lucca 2006, pp. 45-68; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, p. 829.