LIGARI, Pietro (Giovan Pietro, Gian Pietro)
Nacque ad Ardenno, presso Sondrio, il 18 febbr. 1686 da Gervasio e Maddalena Mottalini.
Tra le fonti più preziose per l'analisi della vita e della produzione artistica del L. sono il Mastro N, una sorta di registro delle finanze familiari iniziato dal L. verso il 1720 e continuato dai successori fino a oltre il 1783, e l'Inventario del 1735, in cui il L. elencava i beni posseduti a quella data. I due manoscritti sono conservati presso il Fondo Ligari del Museo valtellinese di storia e arte di Sondrio.
Il L. fu il primo della sua famiglia - di tradizione notarile ed ecclesiastica - a intraprendere la professione di pittore. All'età di quattordici anni fu inviato a Roma per apprendere l'arte del disegno presso Lazzaro Baldi, allievo di Pietro Berrettini da Cortona e accademico di S. Luca (Quadrio, p. 497). A partire dal 1703 continuò la sua formazione nei maggiori centri artistici dell'Italia del Nord; in particolare soggiornò a Venezia dal 1707 al 1709, dove ebbe modo di confrontarsi con i maestri della pittura veneta e di assimilare in particolare lo stile di Giovan Battista Piazzetta (Meli Bassi, 1979, p. 10). Dopo una breve permanenza a Sondrio si trasferì a Milano, dove soggiornò dal 1710 al 1727. Nel 1712 sposò Annunziata Steininger e dalla loro unione nacquero Vittoria, Giovan Antonio, morto in fasce, e Cesare. Arrivato in città, il L. lavorò sotto la protezione del cardinale Angelo Maria Querini ed ebbe contatti con il pittore valtellinese Giacomo Parravicini, detto il Gianolo, che lo introdusse nell'ambiente artistico cittadino. Della produzione destinata alla committenza milanese, privata e pubblica, non si ha tuttavia alcuna traccia (P. L.…, p. 11). Sono note invece le opere realizzate per la Valtellina nello stesso periodo, dunque tra il secondo e il terzo decennio. Per la città di Sondrio nel 1717 firmò e datò una delle due tele poste ai lati dell'altare maggiore dell'oratorio di palazzo Sertoli, S. Francesco Saverio battezza una principessa indiana (ora presso la Banca popolare di Sondrio), e nel 1720 realizzò la Messa di s. Gregorio, originariamente destinata alla chiesa di S. Rocco, ma trasferita dal 1864 nella collegiata dei Ss. Gervasio e Protasio, dove si trova ancora.
A questi dipinti seguirono, nel 1722, la Crocifissione della rotonda del cimitero di Delebio e, l'anno successivo, il S. Ciriaco in adorazionedel Ss. Sacramento, eseguito per l'omonimo oratorio di Albosaggia, nonché la Sacra Famiglia con s. Anna della parrocchiale di Tresenda. Dovrebbero risalire a questo primo periodo di attività anche le due tele raffiguranti l'Unzione di Davide e Davide suona la cetra davanti a Saul, già ritenute perdute, vicine cronologicamente al citato Battesimo della principessa indiana (Meli Bassi, 2001).
Durante i brevi soggiorni in Valtellina il L. fu attivo anche come frescante: nel 1720 eseguì gli affreschi per la parrocchiale di Lanzada con le Storie di s. Giovanni Battista, commissionati dal parroco Francesco Mottalini, zio materno del L., e nel 1723 scene della Passione per l'oratorio di Poggiridenti. Nelle opere di quegli anni si intravede l'assimilazione dello stile di Baldi e l'influenza del classicismo dell'Accademia Ambrosiana, ma anche la lezione di un pittore come Giuseppe Antonio Petrini, attivo in Valtellina dai primi anni del Settecento (P. L.…, p. 11).
Tra il 1726 e il 1727, anno in cui il L. si trasferì definitivamente a Sondrio nella casa dello zio canonico Giovan Pietro Ligari, da cui ereditò l'immobile nel 1735, si consolidò il rapporto di committenza che avrebbe legato per molti anni il L. alla collegiata di S. Giovanni di Morbegno. Per la cappella Cotta aveva già realizzato (1724) le tele con la Comunione di s. Stanislao e con S. Domenico confuta l'eretico. Eseguì quindi nel catino absidale il ciclo di affreschi rappresentanti il Battesimo di Gesù, i Dottori della Chiesa e l'Esaltazione dei simboli della Passione (1726-27) e, successivamente (1734-35), gli ovali con il Salvatore, l'Addolorata, l'Ecce Homo, i Profeti e le Sibille, rubati nel marzo del 1995, e le grandi pale con la Discesa dello Spirito Santo (1733) e con la Deposizione dalla croce (1736).
Nel 1728 a Coira aveva affrescato il palazzo del conte Pietro Salis, suo mecenate per più di un decennio, con soggetti allegorici e mitologici come il Carro del Sole, le quattro Stagioni, e le grandi tele raffiguranti le Arti liberali, Andromeda liberata da Perseo, Apollo e i Niobidi da incastonare nel soffitto. Agli anni 1734-35 risale la Madonna con s. Gerolamo dell'oratorio Peregalli di Delebio mentre sono del 1738 le due pale raffiguranti entrambe la Madonna del Rosario e santi per le collegiate di Sondrio e di Chiavenna. Di un anno posteriore è l'ovale della chiesa di S. Marta a Bellano raffigurante la Madonna col Bambino, l'angelo custode e s. Nicola da Tolentino (Coppa, 1989, p. 124); del 1743 è la Madonna col Bambino e santi della parrocchiale di Cedrasco.
Tra il 1747 e il 1750 realizzò i bozzetti, tutti alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, per il telone dell'organo del santuario di Tirano, mai realizzato, e per la pala con S. Benedetto del convento di S. Lorenzo presso Sondrio creduta dispersa in seguito alla soppressione del monastero e rintracciata nella chiesa di S. Giuseppe a Luino (Noè). Il L. fu anche responsabile del progetto della cappella e dell'altare su cui avrebbe dovuto essere collocata la pala. Il L. proseguiva così l'attività di architetto avviata almeno dal 1727, anno al quale risale il progetto per il rifacimento della collegiata di Sondrio, che egli dotò di sei cappelle laterali, di un'ampia crociera con cupola, di due transetti e del presbiterio. L'esecuzione fu affidata al capomastro ticinese Giacomo Cometti, con probabilità segnalato dal L. stesso (Leoni, p. 233).
Il L. si occupò in seguito della progettazione del relativo campanile, dell'ossario di Lanzada, e di alcune dimore signorili della città, tra cui il palazzetto Lavizzari (Bormetti - Sassella).
Oltre alla pittura e all'architettura, il L. esercitò anche le "arti meccaniche": costruì e riparò congegni meccanici, orologi a pendolo, sistemi idraulici per fontane ornamentali e progettò alcuni organi, strumenti che egli stesso sapeva suonare, come quello per il santuario di Tirano, mai realizzato.
Negli ultimi mesi di vita scrisse i Ragionamenti d'agricoltura e le Semplici notizie per la pratica che si ricerca nell'agricoltura dimostrando grande attaccamento alle sue vigne e alla loro buona amministrazione.
Il L. morì a Sondrio il 6 apr. 1752, lasciando incompiute alcune opere tra cui la Gloria di s. Giovanni Nepomuceno per l'arcipretale dei Ss. Gervasio e Protasio di Bormio, di cui rimane il pensiero acquerellato a penna (Sondrio, Museo valtellinese di storia e arte, Fondo Ligari) e la Pala di s. Biagio, commissionata nel 1752 dal canonico Biagio Ascanio Gatti per la chiesa di S. Martino di Teglio e portata a termine dal pittore tirolese Paolo Scheiber (Garbellini).
Fonti e Bibl.: F.S. Quadrio, Dissertazioni critico-storiche intorno alla Rezia di qua dalle Alpi, oggi detta Valtellina, III, Milano 1755-56, pp. 497-499; L. Meli Bassi, I Ligari: una famiglia di artisti valtellinesi del Settecento, Sondrio 1974; Id., La Messa di s. Gregorio di P. L. e il suo "iter" pittorico, in Boll. della Soc. storica valtellinese, XXVIII (1975), pp. 79-85; Id., Due santi settecenteschi e due pitture di P. L., ibid., XXIX (1976), pp. 47-52; M. Magni, Due inediti di maestri lombardi del Settecento: Carlo Carloni e P. L. a Laglio e a Como, in Arte lombarda, 1978, n. 49, pp. 72-75; L. Meli Bassi, in Dai Ligari ai Carloni: un momento della pittura lombarda nel Settecento (catal.), a cura di G. Mascherpa, Como 1979, pp. 9-17; Disegni dei Ligari dalle collezioni del Museo valtellinese di storia e d'arte di Sondrio (catal.), a cura di L. Meli Bassi, Lecco 1982, pp. 13-76; V. Caprara, Documenti sul periodo milanese di P. L., in Boll. della Soc. storica valtellinese, XXXIX (1986), pp. 157-159; Pittura lombarda del '700, a cura di M. Bona Castellotti, Milano 1986, pp. 371-386; E. Noè, P. L. a S. Lorenzo sopra Sondrio. Note su un dipinto ritrovato, in Boll. della Soc. storica valtellinese, XLI (1988), pp. 151-169; S. Coppa, Schede di pittura lombarda del Settecento: Legnanino, Magatti, P. L., e altri, in Arte cristiana, LXXVII (1989), 731, pp. 121-130; Id., in La pittura in Italia. Il Settecento, II, Milano 1990, p. 767; B. Leoni, La collegiata di Sondrio, la cappella di S. Giuseppe e la tela del Petrini, in Boll. della Soc. storica valtellinese, XLIV (1991), pp. 231-239; M. Magni, La scultura e la decorazione del XVIII secolo nella Lombardia nord-occidentale, in Settecento lombardo (catal.), a cura di R. Bossaglia - V. Terraroli, Milano 1991, pp. 280-285; L. Meli Bassi, Sul campanile della collegiata di Sondrio: precisazioni e ipotesi, in Boll. della Soc. storica valtellinese, XLV (1992), pp. 195-206; S. Coppa, Due pale d'altare ritrovate di P. L., ibid., XLVI (1993), pp. 185-190; L. Greco, La collegiata di Sondrio e l'architetto P. L.: una storia da chiarire, in Quaderni valtellinesi, 1993, n. 48, pp. 32-37; S. Coppa, Ligari e altro. Per un profilo della cultura artistica in Valtellina dal tardo Seicento al primo Neoclassicismo, in Civiltà artistica in Valtellina e Valchiavenna, III, Il Settecento, Bergamo 1994, pp. 35-119; Pittura in Alto Lario e in Valtellina, a cura di M. Gregori, Milano 1995, pp. 54-61, 300 s.; F. Bormetti - M. Sassella, I progetti di P. L. per il palazzetto Lavizzari a Sondrio, in Quaderni valtellinesi, 1998, n. 65, pp. 17-22; G.L. Garbellini, Un dipinto a due mani? P. L. e Paolo Scheiber. La pala di S. Biagio nella chiesa di S. Martino di Teglio, ibid., 1998, n. 67, pp. 23-29; P. L. o la professione dell'artista, a cura di L. Giordano, Sondrio 1998; L. Meli Bassi, Il progetto di P. L. per il reliquario della S. Croce nella chiesa collegiata dei Ss. Gervasio e Protasio di Sondrio, in Boll. della Soc. storica valtellinese, LIII (2000), pp. 287-292; Id., Le ritrovate istorie di Davide di P. L., ibid., LIV (2001), pp. 233-238; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 217.