PIETRO II, conte di Savoia, detto il Piccolo Carlomagno
Nacque nel 1203, nel castello di Susa, settimo figlio di Tommaso I conte di Savoia e di Magherita di Faucigny. Dapprima destinato alla vita ecclesiastica, ebbe un canonicato a Losanna, poi la dignità di prevosto della cattedrale di Aosta e di quella di Ginevra; ma la vocazione mancava, e alla morte del padre (1233) P., abbandonato lo stato ecclesiastico, si buttò alla vita politica, accordandosi col fratello Aimone contro l'altro fratello e primogenito, Amedeo IV conte di Savoia. P. e Aimone cercarono d'impadronirsi della Val d'Aosta, e ne nacque un conflitto con Amedeo, sino a che si addivenne all'accordo di Chillon, del 23 luglio 1234; per esso Aimone otteneva tutto il paese tra il Gran S. Bernardo e l'Arve, riconoscendolo in feudo da Amedeo IV; P. otteneva i castelli di Lompnes e S. Rambert, pure in feudo. Ma per l'inizio della fortuna politica di P., più importanti furono e il matrimonio contratto, nel 1233, con Agnese figlia ed erede di Aimone signore del Faucigny, e le contese con il conte di Ginevra, Guglielmo, e il figlio suo Rodolfo. P., fatto prigioniero a tradimento, appena libero cominciò una sistematica e continua lotta contro i due nemici, occupando loro terre e castelli.
La potenza di P., che nel 1240 figura giȧ signore di Romont e che nello stesso anno ottiene l'avvocazia di Payerne, cresce rapidamente ai danni sia dei piccoli signori locali, sia dal vescovo di Losanna, che nel 1244 è costretto a cedergli, dopo aspra contesa, varie terre. Nel 1241, invitato dal re d'Inghilterra Enrico III, suo nipote, si era recato alla corte inglese: fu nominato conte di Richmond, custode delle più importanti fortezze del regno, e governatore di Dover (in Inghilterra ritornò varie altre volte). Continuava la sua politica d'espansione, nel Vaud specialmente. Nel 1250 il giudizio arbitrale di Filippo di Savoia arcivescovo di Lione, fra lui e il conte di Ginevra, gli assegnava a titolo di pegno, oltre il castello di Ginevra già tenuto da P., altri castelli e feudi (Balaison, Clées, ecc.). Nel 1251 P. acquistava il castello di Belmont e quelli di Arconciel e d'Yllens, a poca distanza da Friburgo, con la quale cominciano ora i contrasti. In tal modo, con una politica accortissima d'ingrandimenti successivi, P. aveva data alla potenza sabauda una base solidissima tra il Vallese e il Vaud. Non contento di ciò avanzò nuove pretese sull'eredità del padre Tommaso I, riuscendo a ottenere dal fratello Tommaso, tutore del giovane conte Bonifacio (Amedeo IV era morto nel giugno 1253), tutti i possessi sabaudi nel Chiablese e nel Vallese cioè riuscendo a costituirsi, al di là delle Alpi, uno stato proprio, anche se feudalmente in parte dipendente dal conte di Savoia. Fra il 1254 e il 1263 gli acquisti di P. continuarono: divenne signore di Morat, signore temporaneo della stessa Berna, signore (avvocato) di Vevey, e, dopo una guerra col vescovo di Sion, nel 1260 otteneva i castelli di Crest, Chamosson e Martigny e altre terre. L'imprigionamento del fratello Tommaso, ad opera dei Torinesi, sulla fine del 1255, sopravvenne a dargli l'amministrazione della Savoia, a nome del giovane conte Bonifacio; la morte di Bonifacio stesso, il giugno 1263, fece di P. il conte di Savoia.
Per cinque anni, sino al 1268, P. resse lo stato sabaudo: e furono anni fortunati per lo sviluppo di questo, sia sotto l'aspetto del rafforzamento territoriale, sia sotto l'aspetto del rafforzamento interno. Decisiva fu, sotto il primo riguardo, la guerra combattuta contro Rodolfo d'Asburgo che, occupata Friburgo, riuniti intorno a sé i feudatarî e i comuni malcontenti del predominio di P., aveva posto l'assedio al castello di Chillon. Una improvvisa sortita di P., ch'era sostenuto da Berna, disorganizzava l'esercito nemico: e l'esito della guerra (trattato dell'8 settembre 1267) fu il rafforzamento del dominio sabaudo sul paese di Vaud, dominio a cui piegavano, fra il 1265 e il 1266, anche altri feudatarî riconoscendosi vassalli del conte di Savoia. Una nuova guerra con il vescovo di Sion si concluse pure, nel 1266, con la vittoria di P. Finalmente P. intervenne nella contesa fra Guigo Delfino, suo genero, e Filippo di Savoia, suo fratello.
All'interno P. procedette a un'ampia riorganizzazione dello stato, istituendo i "baliaggi" con dei balivi, comandanti generali di una provincia; riordinando il sistema tributario e preponendovi particolari ufficiali; riordinando l'amministrazione della giustizia, sia con l'istituzione di giudici fissi, sia con la promulgazione di statuti generali: tutti provvedimenti che riguardavano solo la parte oltremontana dello stato, non quella italiana, ma che non per questo furono meno importanti.
Nella sua attività, P., che fu ancora più volte assente dai suoi stati (in Inghilterra, in Fiandra), si servì specialmente dell'opera di maestro Arnaldo, canonico di Lione.
P. morì, a Pierre-Châtel il 16 o 17 maggio 1268 (il testamento è del 6 maggio), lasciando solo una figlia, Beatrice, sposa di Guigo Delfino. Suo erede nella contea di Savoia fu il fratello Filippo.
Bibl.: Oltre alle storie generali della casa di Savoia (S. Guichenon, Hist. généalog. de la royale Maison de Savoie, I, Lione 1660; L. Cibrario, Storia della monarchia di Savoia, II, Torino 1841); L. Wurstemberger, Peter der Zweite. Graf v. Savoyen, voll. 4, Berna-Zurigo 1856-58; L. Vuillemin, Über die Gründung d. fürstl. Hausmacht Peters v. Savoyen..., in Archiv f. schweyz. Gesch. VIII (1851); D. Carutti, Pietro II di Savoia, in Arch. stor. it., 1876; C. Nani, Gli statuti di Pietro II conte di Savoia, in Mem. Acc. Torino, 1881.