CIRIACI, Pietro
Nato a Roma il 2 dic. 1885, figlio di Giuseppe e Maria Giuggiolini Magnaterra, fu battezzato nella parrocchia di S. Crisogono, nel rione di Trastevere, dove la sua famiglia abitò per alcuni anni prima di trasferirsi al di qua del fiume, prima a Ponterotto e poi a Testaccio. La famiglia, di umili origini, era emigrata a Roma dalle Marche negli anni immediatamente successivi alla annessione al Regno d'Italia.
Nel 1902 il C. entrò nel Seminario romano, a S. Apollinare, e percorse tutto l'itinerario degli studi fino al conseguimento delle lauree in filosofia, teologia e diritto. Il 3 dic. 1909 era stato ordinato sacerdote e aveva iniziato a Roma la sua attività pastorale prima come cappellano nella chiesa di S. Lorenzo in Damaso, poi come viceparroco in quella di S. Rocco. Fu qui che il C. si fece conoscete ed apprezzare da.Camillo Laurenti, segretario della Congregazione de Propaganda Fide che lo chiamò ad insegnare filosofia nell'omonimo Collegio. Negli anni seguenti tornò. al S. Apollinare per insegnarvi filosofia etica. Contemporaneamente si sviluppava la sua carriera negli uffici della Curia romana: nel 1911 fu nominato scrittore e poi registratore nella Penitenzieria; nel 1913 divenne aiutante di studio nella Congregazione del Concilio; dal 1917 fu minutante alla Segreteria di Stato, nella prima sezione degli Affari ecclesiastici straordinari, della quale divenne sottosegretario nel 1921.
L'ingresso nella Segreteria di Stato era avvenuto per la stima che in lui riponeva il cardinale Pietro Gasparri, responsabile di quel dicastero con i pontefici Benedetto XV e Pio XI. Durante questi anni furono siglati importanti accordi che regolarono i rapporti tra la S. Sede e alcuni Stati nei quali la presenza dei cattolici era particolarmente numerosa o significativa: il concordato con la Lettonia (1922), la Baviera (1924) e la Polonia (1925); la convenzione con la Francia (1926) e con la Lituania (1927).
Nel 1927 il C. fu incaricato di una missione straordinaria presso il governo della Repubblica cecoslovacca. Le relazioni tra questa e la S. Sede erano divenute critiche per la scarsa considerazione nella quale era tenuta la minoranza cattolica rimasta fedele a Roma e presente soprattutto nelle regioni orientali, e per l'appoggio che invece veniva dato alla Chiesa nazionale cecoslovacca, sorta per iniziativa di un gruppo di preti che avevano, rifiutato l'obbedienza a Roma e che erano stati condannati dal S. Uffizio già nel 1920. Il C., riuscì a condurre favorevolmente le trattative che si conclusero con la sottoscrizione di un modus vivendi, tra la fine del 1927 e i primi mesi del 1928. Il successo della missione gli apri la via della carriera diplomatica ai più alti livelli. Ritornato a Roma, il 15 febbr. 1928 fu eletto arcivescovo titolare di Tarso e nominato nunzio a Praga ove rimase per sei anni provvedendo alla riorganizzazione della Chiesa in quelle regioni. Il 9 genn. 1934 fu trasferito a Lisbona.
Se in Cecoslovacchia le difficoltà maggiori alla sua azione erano venute dalla presenza di diverse confessioni religiose e dalla aperta ostilità degli ambienti radicali e massoni oltre che da quello dei "cattolici nazionali", in Portogallo c'era il problema della netta separazione tra Chiesa e Stato, proclamata nel 1910, che provocava difficoltà all'attività di formazione e di assistenza degli istituti religiosi e impediva alla Chiesa di raccogliere i frutti di quella rinascita religiosa che gli avvenimenti di Fatima (1917) avevano suscitato in tutto il, paese.
L'orientamento cattolico del presidente del Consiglio Salazar, che proprio nel 1933 con la nuova costituzione dava alla Repubblica un assetto corporativo, e la profonda esperienza del C. in materia di àccordi con i governi nazionali facgitarono il conseguimento dell'obiettivo ché immediatamente egli si era proposto una volta giunto a Lisbona: il 7 maggio 1940 fu sottoscritto un concordato che fu considerato a Roma con particolare favore per le condizioni di privilegio che riconosceva alla Chiesa cattolica; era completato da un accordo missionario che regolava la presenza della Chiesa nei territori d'oltremare.
Nel concistoro del 12 genn. 1953 Pio XII lo elevò al cardinalato, assegnandogli il titolo presbiterale di S. Prassede, mutato il 26 sett. 1964 in quello di S. Lorenzo in Lucina. Al suo ritorno in Curia dopo oltre ventisei anni di missioni all'estero, fu impiegato quale consulente in diverse commissioni e congregazioni. Il 20 marzo 1954 fu chiamato a reggere la Congregazione dei Concilio; nel 1960 ebbe la presidenza della commissione per la interpretazione del codice di diritto canonico e, cessata la sua funzione, di quella della commissione per la revisione del medesimo codice.
La sua azione in seno alla Congregazione del Concilio, in un momento di profondi mutamenti per la vita della Chiesa, fu molto intensa e a tutt'oggi non ancora valutabile criticamente. Negli anni che precedettero il concilio vaticano II, la Congregazione provvide a dare indicazioni che riguardavano una migliore organizzazione delle parrocchie ed un loro adeguamento alle esigenze nuove, il problema della vita spirituale e materiale del clero, l'assistenza spirituale-ai carcerati e agli infermi, il sistema dei benefici, la riforma del modo di vestire dei sacerdoti. Il C. promosse l'impegno della Congregazione per l'aggiornamento delle forme della istruzione religiosa, la revisione del catechismo di Pio X, gli interventi per una adeguata formazione di quel grande numero di sacerdoti che, per l'incremento della scolarizzazione provocata dall'introduzione della scuola media dell'obbligo anche in Italia, furono destinati a ricoprire l'incarico di insegnanti di religione. Infine egli fu attivo anche per quello che riguardava la migliore funzionalità degli uffici del dicastero assegnatogli, favorendo il riordinamento del suo archivio, il trasferimento e il nuovo ordinamento degli uffici nella sede attuale, in piazza Pio XII, di fronte alla basilica di S. Pietro. Nel 1964, in occasione del quarto centenario della fondazione della Congregazione, patrocinò la pubblicazione del volume collettivo La S. Congregazione del Concilio. Quarto centenario dalla fondazione (1564-1964). Studi e ricerche, Città del Vaticano 1964, che segnò l'avvio di una ricca produzione di pubblicazioni sulla storia della stessa Congregazione e l'inizio di una intensa utilizzazione del suo fondo archivistico. Il Centro per la preservazione della fede, con compiti di illustrazione dei principî della dottrina cattolica, annesso alla Congregazione dalla sua istituzione nel 1949, ricevette dal C. nuovo impulso e una accentuazione della sua azione in senso ecumenico già prima del concilio vaticano II e dopo una profonda modificazione del suo indirizzo originario che lo voleva piuttosto impegnato nella polemica con le altre confessioni religiose.
In vista dello svolgimento del concilio vaticano II, il C. presiedette la commissione preparatoria "De disciplina cleri et populi christiani" e poi, durante il concilio, quella "De disciplina cleri". Il decreto che rappresentò il frutto del grande lavoro delle due, commissioni, il Presbiterorumordinis, fu approvato dopo numerose modifiche provocate dalla sua stretta interdipendenza con le costituzioni conciliari Lumen gentium e Gaudium et spes, a loro volta ripetutamente corrette e integrate nel corso dei lavori conciliari. Il voto conclusivo fu dato solamente il 2 dic. 1965 e la sua promulgazione avvenne nel corso dell'ultima seduta pubblica dei lavori dei padri conciliari, il 7 dicembre successivo. Il C., pur avendo seguito da vicino i lavori delle commissioni, non assunse in aula una parte di rilievo nella discussione sul decreto, lasciando tale compito a inonsignor François Marty, arcivescovo di Reims.
Partecipò attivamente ai due conclavi che portarono all'elezione di Giovanni XXIII e di Paolo VI. Morì a Roma il 30 dic. 1966 e fu sepolto nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina.
Bibl.: In occasione dell'ottantesimo anno di età, la Pontificia università lateranense lo onorò con la pubblicazione di una Miscellanea in honorem Petri Card. Ciriaci, in Divinitas, IX (1965). n. 3:interessanti per le notizie sulla sua attività, all'intemo di tale volume, sono gli articoli di G. Palazzini, Ilventicinquennio del concordato con il Portogallo e dell'accordo missionario, alle pp. 588-599; e di D. Faltin, La crisi della Chiesa in Cecoslovacchia e il modus vivendi del 1927, L'opera del card. P. C., alle pp. 600-605. Una ricostruz. biografica completa, arricchita di ricordi personali e da numerose indicazioni bibliografiche, è quella di P. Palazzini, Fulgida porpora. Il cardinale P. C., in Apollinaris, XLI (1968), pp. 7-42;notizie utili anche in G. B. Belioli, Unavita per la Chiesa, in Riv. del catechismo, XVI (1965), pp. 407 s.Tra gli, articoli apparsi sulla stampa quotidiana, si ricordano quelli dell'Osservatore romano, Ricordo del cardinale P. C., 27 dic. 1976, ad opera di S. Goretti il quale, a dieci anni di distanza, traccia un profilo del porporato; nei giorni del decesso, lo stesso giornale aveva pubblicato di versi resoconti e cenni biografici (La morte del cardinale P. C., 31 dic. 1966;Omaggio alla memoria, 1° genn. 1967; La lunga missione del cardinale..., 29 genn. 1967).