CARDELLI, Pietro
Figlio di Lorenzo e di Annunziata Borghese, nacque a Roma il 30 sett. 1776, fratello minore dello scultore Domenico. Nel 1793 vinse il secondo premio della seconda classe di pittura nel concorso dell'Accademia di S. Luca con un Giacobbe che chiede a Labano la sua figlia minore Rachele per moglie. Negli archivi dell'Accademia a Roma è ancora conservato un suo disegno rappresentante l'Apparizione di un angelo al sommo sacerdote. La sua attività, nota attraverso documenti e opere, si svolse prevalentemente fuori d'Italia: dallo Stato delle anime del 1799-1800 della parrocchia di S. Lorenzo in Lucina (Roma, Archivio stor. del Vicariato, f. 35) il C. risulta in Spagna, ed è definito scultore; mentre nello Stato delle anime precedente (f. 39) era detto pittore. Ma non risultano sinora opere del C. in Spagna; è invece certo che lavorò a lungo a Parigi, dove per qualche anno abitò con i figli del Piranesi al Collège de Navarre (v. docc. in Hubert).
A Parigi era iscritto alla scuola speciale di Belle Arti, alla quale risulta ancora iscritto nel 1803. Nel 1802 ottenne la commissione del busto del pittore Gérard Dou per la galleria del Louvre (firmato e datato 1804, anno in cui fu esposto al Salon; è conservato nel palazzo di Compiègne). Nel 1805 eseguì un busto di Napoleone, acquistato da Eugenio di Beauharnais e da questo donato all'Arsenale di Venezia, dove ancora si trova (ill. 62, in Hubert); negli stessi anni lavorò su disegni di P. N. Bergeret ai rilievi della colonna di piazza Vendôme, per la quale eseguì sei sezioni di bassorilievo. Nel 1805 copiò dall'antico, in formato ridotto, la Venere Genetrix per un centro da tavola della manifattura di Sèvres (copia esistente nel Museo di Sèvres). L'anno dopo iniziò un busto del generale I.-B. Cervoni, di cui esiste un gesso nel Museo di Versailles (ill. 63, in Hubert) e nel 1810 lo terminò e lo espose al Salon assieme a un busto della Contessa Potocka e a un modello in gesso di Imeneo, di cui rimane il ricordo in una incisione (Hubert, p. 125 n. 2). Nel 1812 espose ancora al Salon altri due busti e un Giovane fauno in gesso.
Nel 1815-16 era a Londra, dove espose alla Royal Academy (Eros in riposo e tre busti di uomo) e alla British Institution. Nel 1816 era a New York e nel 1818-20 era a Washington, dove all'inizio scolpì decorazioni per il Campidoglio, ma ben presto egli abbandonò questo lavoro per darsi alla scultura di ritratti di eminenti cittadini e alla loro riproduzione in gesso per farne commercio. Già aveva scolpito un busto in gesso del pittore John Trumbull, firmato e datato 1817, conservato presso la National Academy of Design di New York; il ritratto in marmo di John Quincy Adams (1818)è presso l'Adams National Historic Site, Quincy, Mass. (per le repliche in gesso cfr. A. Oliver, The Portraits of J. Q. Adams andhis wife, Cambridge, Mass., 1970). Alla fine di maggio 1819 modellò dal vivo Thomas Jefferson nella casa di quest'ultimo a Monticello in Virginia (il gesso originale è spanto tra il 1903 e il 1912; delle quattro repliche una è conservata nella National Portrait Gallery di Washington). Ma probabilmente l'impresa commerciale non fu molto florida se il C. si trasferì a New Orleans dove giunse alla fine del 1820, eseguì la decorazione architettonica della facciata del City Hotel e insegnò. Morì a New Orleans prima del 7 ott. 1822 (cfr. Louisiana Gazette, 25 luglio 1821, p. 4 col. 1; ibid., 7 ott. 1822, p. 9, col. 1).
Il C. viene spesso confuso con un inesistente scultore Giorgio Cardelli, che avrebbe dovuto operare negli stessi anni e negli stessi luoghi degli Stati Uniti d'America, ma che risulta di fatto ignoto alle stesse fonti ottocentesche.
Il C. si pone in quella schiera di scultori, per lo più sconosciuti, di formazione giacobina, il cui capostipite ideologico e stilistico è G. Ceracchi, fuggiti da Roma dopo la caduta della Repubblica romana, rifugiatisi a Parigi in epoca napoleonica e quindi, dopo la caduta di Napoleone, andati esuli in America.
Fonti e Bibl.: Corrispondenza del C. è conservata presso la Massachusetts Historical Society (Boston) e il National Histor. Park di Morristown. Il centesimo secondo dell'anno MDCCXCV co' pregj delle Belle Arti, Roma (1795), pp. VIII, XII; G. De Minicis, Monumento alla Contessa di Lusazia, in L'Album, XXVII (1860), p. 213; V. P. Christensen, Billedhuggeren D. Cardelli, in Nordisk Tidskrift (Stockholm), 1916, pp. 124-140 passim; Ch. E. Fairman, Art and artists of the Capitol..., Washington 1927, p. 46; V. Golzio, L'Accademia di S. Luca come centro culturale e artistico nel '700, in Atti del 1º Congresso nazionale di studi romani, I, Roma 1929, p. 764; G. Hubert, Les sculpteurs italiens en France..., Paris 1964, pp. 122-126 (con bibl. prec.).