BOCCACCINI, Pietro
Nacque a Comacchio il 6 nov. 1843. Iniziò gli studi musicali a Iesi per continuarli poi a Bologna con il maestro S. Golinelli. Venuto a Roma poco più che ventenne, entrò poi a far parte del cenacolo artistico che F. Liszt aveva raccolto intorno a sé prima all'oratorio della Madonna del Riposo a Monte Mario, poi presso il monastero di S. Francesca Romana al Foro romano. In tale ambiente - frequentato, tra tanti altri, da G. Sgambati, da Maria Giulia Tarditi, da Cecilia Mazza Oro, da C. Lippi, da C. Giucci, da Nadina Čakavskoj Helbig, da N. e A. Rubinstein - egli ebbe occasione di affinare la sua educazione musicale sino a circa il 1870, anno in cui Liszt tornò in Germania. Era quella l'epoca in cui brillava di luce vivissima la scuola fondata da B. Cesi a Napoli, e il B., non contento della formazione sino allora ricevuta, avvertì l'esigenza di avvicinare il Cesi, che giustamente era considerato l'erede della tradizione pianistica italiana.
Si recò dunque a Napoli allo scopo di trovare un sistema razionale e sicuro di arte pianistica; qui conobbe, fra gli altri, G. Martucci, A. Longo, E. Marciano, e in breve tempo giunse ad una maturità artistica non comune formata da cultura e da tecnica eccezionali. Fu in queste condizioni ideali che il B. tornò a Roma, dove si dedicò al concertismo pianistico e all'insegnamento, in qualità di collaboratore e continuatore dell'opera del Cesi in quella Scuola musicale cooperativa - divenuta poi Istituto nazionale di musica - che, istituita da qualche tempo, nel 1900 era diretta dallo stesso Cesi. Al B. va inoltre il merito precipuo, analogamente a quanto faceva all'estero A. Rubinstein, d'introdurre per primo in Italia le cosiddette "conferenze-concerto" con le quali, mediante esempi pratici eseguiti da lui stesso o dai suoi allievi, svolgeva attività didattica e divulgativa sui classici del pianoforte.
In questo quadro s'inseriscono la lettura Sull'arte di suonare il pianoforte, con l'intervento dei suoi allievi Maria Tomarelli, Takanen e il maestro A. Buratti, tenuta alla Sala Umberto I e ripetuta all'Associazione della stampa nel 1892 e poi, rinnovata e ampliata, all'Accademia di S. Cecilia; la lettura L'arte pianistica nella sua evoluzione storica, tenuta all'Associazione della stampa e all'Arcadia nel 1907 e a Napoli nel 1913; il concerto-conferenza tenuto all'Associazione della stampa a Roma, con la Tomarelli, nel 1907 e, alla fine dello stesso anno, un discorso-programma tenuto alla Sala Pichetti in occasione dell'inaugurazione della "Scuola B. Cesi" da lui stesso diretta; infine la sentita commemorazione del Cesi (morto il 19 genn. 1907) tenuta all'Arcadia nel gennaio 1908.
All'Arcadia (dove dal gennaio 1907 era stato iscritto col nome di Apollineo) lesse anche un discorso sull'arte di M. Clementi; qui tenne pure la conferenza Per il centenario di F. Chopin (20 febbr. 1910) e il discorso commemorativo Francesco Liszt (10 febbr. 1912), entrambi inseriti nel Giornale arcadico (s. 7, I [1910], nn. 7-9, pp. 257-263; s. 7, III [1912], n. 3, pp. 67-74; n. 4, pp. 97-109). Indicativi e importanti furono anche i saggi della sua scuola, dati a Casa Balestra.
Nel 1911 il B. fu chiamato, insieme con i suoi allievi, a eseguire il primo concerto alla Scuola superiore di musica sacra, fondata e diretta da A. De Santi, in via del Mascherone. Dal 1915 al 1917, invitato dal presidente dell'Accademia di S. Cecilia, conte E. di San Martino Valperga, tenne un corso libero su La tecnica del pianoforte all'Accademia stessa, che aveva organizzato alcuni corsi liberi per i giovani che non avevano la possibilità di frequentare le lezioni del conservatorio. Nel 1913 il B. pubblicò a Roma L'arte di suonare il pianoforte, poderoso e denso lavoro in cui viene riassunta la sua esperienza pianistica, sia sul piano teorico sia su quello pratico. Compose pure musica sinfonica e pianistica, rimasta quasi tutta inedita.
Il B. morì a Roma il 22 luglio 1939, avendo educato alla sua scuola due generazioni di pianisti, tra i quali si ricordano Ticciati, Gattari, Brigidi, Varchi e Ceccarelli.
L'opera più valida del B. rimane L'arte di suonare il pianoforte, che riscosse ampi consensi anche all'estero. In tale lavoro viene valorizzata l'arte pianistica tradizionale, quale era stata sintetizzata dal Cesi nel suo Metodo teorico-pratico per lo studio del pianoforte (in dodici fascicoli, Milano 1893), di cui l'opera del B. costituisce il commento e l'interpretazione più fedele. Il Barini giudica il lavoro "ottimo per la conquista di una abilità tecnica impeccabile", lamentando unicamente in esso l'insufficienza di "...norme chiare e mezzi pratici", necessari allo studente "per una buona e seria interpretazione delle opere musicali,... specie quando dovrà contare sulle sue sole forze senza il maestro" (Nuova Antologia). Qualche anno più tardi V. Ricci pubblicava il suo Manuale del pianista (Milano 1916), che risulta in massima parte composto con il materiale proveniente dall'opera didattica e divulgativa del Boccaccini.
Fonti e Bibl.: Necrologi, in Il Messaggero, 23 luglio 1939; Il Giornale d'Italia, 23 luglio 1939; notizie in Annuario dei Musicisti, I (1913), p. 92; R. Accademia di S. Cecilia. Annuario dal 1º luglio 1915 al 30 giugno 1916, p. 11; ... dal 1º luglio 1916 al 30 giugno 1917, p. 34; ... dal 1º luglio 1917 al 30 giugno 1918, p. 35; G. Barini, Rassegna musicale. Per la cultura dei musicisti, in Nuova Antologia, 16 marzo 1914, pp. 326-328; Id., Un apostolo dell'arte pianistica. Il maestro P. B., in Il Messaggero, 3 ott. 1929; A. De Angelis, La musica a Roma nel sec. XIX, Roma 1935, pp. 33 s.; Id., L'Italia musicale d'oggi. Diz. dei Musicisti, Roma 1928, p. 71; C. Schmidl, Diz. univ. dei Musicisti, I, p. 199.