BERNINI, Pietro
Figlio di Lorenzo, nacque a Sesto (Firenze) il 5 maggio 1562. Suo maestro di scultura a Firenze fu Ridolfo Sirigatti. Tra le prime notizie che lo riguardano è quella riportata dal Baglione - che riferisce di alcune sue pitture oggi irreperibili - secondo la quale il B. avrebbe passato un'estate, a Caprarola dove era andato con A. Tempesta ed altri per gli affreschi nel palazzo Farnese. Portatosi a Roma, si dedicava a studi di scultura e restaurava marmi antichi; forse lavorò in Vaticano sotto Gregorio XIII. Sempre secondo il Baglione, nel 1584 decise di tentare la fortuna a Napoli.
L'attività napoletana del B. non è stata ancora adeguatamente studiata: una Madonna della Neve e una S. Caterina d'Alessandria (c. 1585-90) nella chiesa di Terranova Sappo Minulio sono le prime opere che gli sono attribuite, mentre la sua prima opera sicura a Napoli è forse la statua di S. Giovanni Battista nella chiesa di S. Giovanni a Carbonara (marmo, non terracotta; danneggiata durante la seconda guerra mondiale): all'incirca a questo periodo appartiene un'altra statua dello stesso santo nel Museo Nazionale di Palermo.
Prime opere datate sono quelle commissionate (1591) per l'altar maggiore di S. Maria di Colloreto a Morano Calabro: di esse le statue di S. Caterina e S. Lucia, oggi nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo, e due Angeli nella chiesa della Maddalena. Forse di questo stesso periodo è il S. Giovanni Battista in S. Giorgio a Pizzo Calabro, del quale esiste anche il bozzetto.
Nel 1594 il B. tornò a Firenze con la moglie, napoletana, Angelica Galante. Insieme con G. B. Caccini lavorò al rilievo con la Trinità sulla facciata di S. Trinita (contratto del 28 giugno 1594; bozzetto nel chiostro). Nel 1596 ritornò a Napoli e secondo suo nipote Domenico ebbe dal viceré l'incarico di eseguire sculture per la certosa di S. Martino (il Caccini aveva aveva avuto tale conunissione nel 1593), e il 26 agosto 1598 fu pagato. Nella certosa sono tuttora un S. Martino e una Madonna con Bambino e s. Giovannino (rimaneggiata da Cosimo Fanzago). Per il duomo di Napoli il B. scolpì (c. 1599) i santi Pietro e Paolo, per il Gesù Nuovo un S. Matteo con l'angelo (c. 1600); per la facciata della cappella del Monte di pietà la Sicurezza e la Carità (1600-1601). Spesso lavorava con Michelangelo Naccherino con il quale, secondo la tradizione, avrebbe collaborato alla decorazione di fontane: probabilmente appartengono a questi anni quattro Mostri marini per la fontana Medina (restaurati). Nel 1602 il B. scolpì i santi Stefano e Lorenzo per la cripta del duomo di Amalfi. Il più importante lavoro di scultura del periodo napoletano fu la decorazione della cappella Ruffo ai Gerolomini dove però non sono di sua mano i santi Giacomo maggiore e Taddeo. Agli stessi anni (1603-1606) appartiene un Profeta in S. Giovanni dei Fiorentini.
Nel 1605-1606 il B. si trasferì con la famiglia a Roma dove fu occupato in opere di grande impegno per S. Maria Maggiore: il rilievo dell'Assunta per la sacrestia nuova, ora cappella del Battesimo (1607-1610); Cariatidi e Incoronazione di Clemente VIII per la cappella Paolina (prima versione 1611, seconda versione 1613). Per la cappella Barberini in S. Andrea della Valle il B. scolpì un S. Giovanni Battista seduto (c. 1612-1616). Angelo a sinistra sopra il portale d'ingresso della cappella del Quirinale è del 1616-17. In quegli anni il B. lavorava a termini e altre sculture decorative per la Villa Borghese spesso in collaborazione con il figlio Gian Lorenzo. Probabilmente negli stessi anni, o nei primi dei terzo decennio, lavorò per il parco di Caprarola. Del 1622 circa è l'Annunciazione (con l'aiuto di G. Finelli, Bordeaux, chiesa di S. Bruno); nel 1622-23 scolpì la Sapienza e la Religione per il monumento (distrutto) al card. Bellarmino nella chiesa del Gesù (il ritratto del cardinale, conservato, fu scolpito dal figlio); del 1622-23 sono la Fede e la Prudenza per il monumento Dolfin in S. Michele in Isola (Venezia): questi monumenti furono progettati da G. Rainaldi.
Architetto dell'Acqua Vergine nel 1623, il B. partecipò alla costruzione di varie fontane a Roma, tra cui la Barcaccia di piazza di Spagna (1627-29), il cui progetto tuttavia non gli può essere attribuito per ragioni stilistiche ed è invece di Gian Lorenzo. Nei suoi ultimi anni egli fu più che altro occupato nella collaborazione con il figlio Gian Lorenzo specialmente per il baldacchino di S. Pietro. Secondo il Baglione, per il cardinale Scipione Borghese eseguì un gruppo per Mondragone, a noi sconosciuto.
Morì a Roma il 29 agosto 1629.
Il B. fu famoso per la sua abilità nello scolpire il marmo e attuò una sorta di "maniera" nella scultura. Il Baglione che lo vide all'opera a Napoli scrisse che "se quest'huomo havesse havuto maggior disegno per la facilità dell'operare si sarebbe assai avanzato". La qualità delle sue opere napoletane non è tale da suscitare grande interesse negli studiosi; lavorava con grande facilità in uno stile che variò nel tempo: spesso sansoviniano, alcune volte asciutto e quasi richiamantesi al Quattrocento. Anche opere mature, come i Santi nella cappella Brancacci del duomo di Napoli, sono relativamente deboli e contrastano con le opere del Finelli dalla parte opposta della navata, che risentono dello stile di Gian Lorenzo. A Roma l'arte del B., specialmente nei rilievi (S. Maria Maggiore), assume un carattere fortemente pittorico anche per il vigoroso uso del trapano (probabilmente sotto l'influsso del Caccini). La statua più importante di questo periodo è il S. Giovanni Battista in S. Andrea della Valle, opera ambigua ma interessante per un confronto con le opere giovanili del figlio Gian Lorenzo che, sia nella tecnica sia nello stile, ne fu in qualche modo influenzato; nel rilievo con l'Incoronazione di Clemente VIII troviamo un illusionismo e un approccio diretto con lo spettatore che sarà poi ampiamente sviluppato dal figlio. Anche se figura relativamente di secondo piano, il B. fú uno degli scultori più dotati del periodo tra il Rinascimento e il Barocco. Il suo stile, per le sue qualità pittoriche, ha dei punti di riferimento con la pittura bolognese dello stesso periodo e in particolare con Ludovico Carracci: certo è che le opere giovanili di Gian Lorenzo furono fortemente influenzate dalla pittura contemporanea.
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