Mendes-France, Pierre
Politico ed economista francese (Parigi 1907-ivi 1982). Deputato radical-socialista nel 1936, sottosegretario al Tesoro nel gabinetto del Fronte popolare guidato da L. Blum. Antifascista, fu condannato nel 1940 dal tribunale militare del governo di Vichy, ma riuscì a evadere e si rifugiò in Gran Bretagna dove combatté nell’aviazione francese. Commissario alle Finanze nel Comitato francese di liberazione nazionale, dal sett. 1944 all’apr. 1945 fu ministro dell’Economia nazionale, e rappresentò poi la Francia in organismi economici internazionali. Caduto il ministero Laniel nel 1954, fu chiamato al potere M.-F. che, anche ministro degli Esteri, concluse l’armistizio in Indocina. Respinta l’adesione alla CED (Comunità europea di difesa) dall’Assemblea nazionale, M.-F. portò la Francia nell’UEO (Unione europea occidentale) e nel 1955 cedette gli Esteri a E. Faure. La politica da lui seguita in Africa settentrionale, tendente a trovare un punto di incontro con le aspirazioni di algerini, marocchini e tunisini, ne determinò la caduta (febbr. 1955). Dopo le elezioni del 1956, M.-F. entrò nel gabinetto Mollet, ma ne uscì in maggio perché contrario alla politica repressiva in Algeria. Non rieletto nel 1959, tornò in Parlamento con il Partito socialista unificato (alla cui fondazione aveva dato un importante contributo) nel 1967; non riconfermato alle elezioni dell’anno successivo, rinunciò a riproporre la candidatura. Della sua vasta attività di pubblicista, opere di rilievo sono le memorie Liberté, liberté chérie (1952), e soprattutto La république moderne (1962).