STROZZI, Piero. –
Nacque a Firenze l’11 marzo 1483, secondogenito di Andrea e della sua prima moglie Elisabetta di Pandolfo di Giovanni Rucellai, sposata nel 1481 per intercessione di Lorenzo de’ Medici, e morta nel 1497. Oltre a Piero, dal matrimonio nacquero altri due figli (Carlo e Smeraldo) e sei figlie (Caterina, Ginevra, Maddalena, Giovanna detta comunemente Nannina, Maria ed Elisabetta).
Andrea fu uno degli Otto di guardia e di Balìa dall’8 dicembre 1494 al 30 aprile; pur avendo un patrimonio non paragonabile a quello accumulato da altre famiglie dello stesso casato, la sua famiglia possedeva alcuni poderi nel contado di Firenze e una somma variabile di denaro investita in una bottega di battiloro.
Dopo essere stato emancipato dal padre, assieme con il fratello Carlo, il 14 aprile 1497 affinché potesse esercitare meglio la sua attività commerciale, venne mandato ad Avignone a far pratica presso lo zio Lorenzo Strozzi, che vi possedeva una compagnia. Ma per il suo comportamento riprovevole, di cui lo zio si lamentò ripetutamente con il padre, nel maggio del 1500 venne richiamato a Firenze. Qui, come attestano le carte del padre, non cambiò mai atteggiamento fino a quando nel 1507 decise di trasferirsi a Lione e nell’arco di tre anni riuscì ad accumulare un piccolo capitale che gli sarebbe servito quando avrebbe deciso di trasferirsi in Oriente. L’idea cominciò a maturare nella città francese, dove i mercanti-banchieri fiorentini non solo erano bene informati sulle possibilità di guadagno offerte dalla nuova rotta aperta dai portoghesi, ma sapevano anche valutare la convenienza a inviare dei propri dipendenti in India.
Da Lione è probabile che Strozzi non abbia fatto ritorno a Firenze, per raggiungere direttamente Lisbona probabilmente all’inizio del 1509, appoggiandosi ai Sernigi, suoi parenti, e imbarcarsi poi su una delle quattro navi della flotta di Diogo Mendes de Vasconcelos, i cui capitani erano Baltesar de Silva, Pêro Quaresma e Dionigi Sernigi. Del viaggio ci ha lasciato una famosa relazione Giovanni da Empoli; la prima tappa prevista avrebbe dovuto essere l’India, ma già al momento di partire era stato stabilito che la meta finale sarebbe stata Malacca. I portoghesi, che giunsero in India nell’agosto 1510, a novembre presero parte, agli ordini di Alfonso de Albuquerque, capo supremo delle loro forze navali in Oriente, all’assedio e alla conquista di Goa, nel corso dei quali Strozzi venne colpito da una freccia, fortunatamente non avvelenata, anche se l’incidente gli impedì di prendere parte al saccheggio della città, privandolo di una fonte di guadagno.
Trascorse quindi alcuni mesi in India, durante i quali ebbe l’opportunità di venire in contatto con quel mondo e di sperimentare l’abilità dei mercanti locali, come precisa in una lettera inviata al padre il 20 dicembre, preziosa perché si tratta dell’unico scritto pervenutoci da parte di Strozzi, dal momento che le altre sue lettere sono andate perdute. Da questa data sui suoi spostamenti e sulla sua attività non abbiamo a disposizione altre fonti dirette, ma solo riferimenti sporadici e casuali di altri navigatori fiorentini e degli storici portoghesi di quegli anni.
Su queste basi poco solide è possibile quindi ipotizzare solo la sua partecipazione, sempre sotto il comando dell’Albuquerque, all’assedio di Malacca nel giugno del 1511 e a una spedizione del novembre 1511, al seguito di Antonio de Abreu, alle isole di Amboina e di Banda, che attesterebbe il suo interesse nei confronti delle spezie e anche della pietre preziose. A ciò fa riferimento un passo del testamento di Giovanni da Empoli redatto all’inizio dell’aprile 1515, ma riguardante fatti accaduti in Asia prima del dicembre 1513-gennaio 1514, quando Giovanni, che probabilmente ebbe diverse occasioni per incontrarsi in Asia con Strozzi per scambiarsi prodotti e documenti da riportare in patria, lasciò l’India per rientrare a Lisbona.
Sempre in India, pure questa volta in luoghi imprecisati, Strozzi ebbe l’opportunità di incontrare anche Andrea Corsali, di pochi anni più giovane, che si era imbarcato pure lui a Lisbona nel 1515 nella flotta di Soares e che nella prima delle due sue famose lettere inviate al duca Giuliano de’ Medici, datata 16 gennaio 1516, attesta la presenza di Strozzi nel Coromandel, il cui porto principale, Pulicat o Paleacate, rappresentava un importante centro di smercio per le spezie e soprattutto per le pietre preziose. La sua presenza sulla costa orientale dell’India è attestata anche dall’altra lettera del Corsali, quella del 18 settembre 1517, nella quale si legge: «Io [...] passarò questo anno con Pietro Strozzi alla casa di santo Tommaso, di qua distante leghe 250», vale a dire a Mailapur, presso Madras (Scopritori e viaggiatori..., 1991, p. 507).
Un’altra notizia indiretta sull’attività di Strozzi in Asia si desume dalla lunga lettera che Piero di Giovanni di Dino inviò il 1° gennaio 1519 da Cochin al vescovo Antonio Pucci, nella quale si legge che «appresso qui in Cochin è Pietro Strozzi, ricco di tante volte la fortuna ha ributtato» (Spallanzani, 1997, p. 196). Strozzi si trovava di nuovo nel Malabar, da dove ebbe però ben presto l’opportunità di tornare un’altra volta nel Coromandel quando il governatore portoghese Diogo Lopes de Sequeira gli offrì l’incarico di feitor per curare il commercio della lacca e di altri prodotti richiesti dai mercati asiatici, avendolo ritenuto «un bom homem de tratar», come riferito dallo storico portoghese coevo Gaspar Correia (Lendas da India, a cura di M. Lopes de Almeida, II, Porto 1975, p. 567). In quell’anno Strozzi fece vela verso le coste del Coromandel a bordo di una nave comandata da João Serrão; giunto a destinazione, secondo una lettera di un certo Nuno de Castro (Subrahamanyam, 1987, p. 524) avrebbe agito con la massima libertà e sarebbe stato considerato molto ricco.
Grazie ai libri contabili appartenuti al fratello Carlo risulta certa la data di morte di Strozzi, il 22 ottobre 1522, anche se non conosciamo il luogo e quando la notizia sia giunta a Firenze.
A quella data Carlo si trovò a essere l’erede universale, perché erano già scomparsi il padre Andrea nel 1514 e il fratello Smeraldo nel 1519. Per raggiungere lo scopo si affidò, a Lisbona, a Giovan Francesco Affaitati; mentre sulla piazza di Firenze fece ricorso, forse non prima del 1525, ai Gondi e ai Vecchietti. Le operazioni in Oriente, ricostruite con molta precisione da Marco Spallanzani grazie ai numerosi documenti conservati nel fondo Strozzi Sacrati dell’Archivio di Stato di Firenze, si rivelarono complesse: per recuperare i crediti dalla Casa da India in Asia Carlo dovette rivolgersi all’ambasciatore del Portogallo presso la S. Sede per poter ottenere una «lettera di favore» indirizzata alla corte portoghese, sollecitare un «breve» di papa Clemente VII e diverse lettere della Signoria di Firenze, tutte destinate al re del Portogallo e a personaggi influenti dell’aristocrazia lusitana.
Da tutta questa documentazione si può desumere che il patrimonio costituito da Strozzi grazie ai suoi traffici commerciali sia stato rilevante; di esso fece parte anche la merce di sua proprietà venduta nel 1526 dai Gondi di Lione, che nei documenti su di essa parlano più volte di «pane di mongui», nel quale si può ravvisare il «pane di bengui» menzionato spesso nei libri contabili dell’epoca, vale a dire il ben noto benzoino, una spezia ottenuta da una pianta che cresceva nell’arcipelago indonesiano.
Fonti e Bibl.: Documenti utili per la biografia di Strozzi si conservano in alcune filze delle Carte Strozziane, Serie terza, ma soprattutto nel fondo Strozzi Sacrati, 525 (Debitori, creditori e ricordi di Andrea Strozzi, segnato E, 1484-14919), dell’Archivio di Stato di Firenze.
A. De Gubernatis, Storie dei viaggiatori italiani nelle Indie orientali, Livorno 1875, pp. 381 s.; G. Uzielli, Piero di Andrea Strozzi, viaggiatore fiorentino del secolo delle scoperte, in Memorie della società geografica italiana, V (1895), pp. 110-148; M. Spallanzani, Giovanni da Empoli, mercante navigatore fiorentino, Firenze 1984, ad ind.; S. Subrahmanyam, “Um Bom Homen de Tratar”. P. S., a Florentine in Portuguese Asia, 1510-1522, in Journal of the European economic history, XVI (1987), pp. 511-526; Scopritori e viaggiatori del Cinquecento e del Seicento, a cura di I. Luzzana Caraci, I, Il Cinquecento, Milano-Napoli 1991, ad ind.; M. Spallanzani, Mercanti fiorentini nell’Asia portoghese (1500-1525), Firenze 1997, ad ind.; M. Spallanzani, Giovanni da Empoli un mercante fiorentino nell’Asia portoghese, Firenze 1999, ad indicem.