GIUSTINIANI, Pier Maria
Nacque a Chio il 21 genn. 1693, in una famiglia probabilmente appartenente al ramo Recanelli dei Giustiniani, già signori dell'isola egea. Nulla è noto sui genitori e sui primi anni di vita; ancora molto giovane manifestò un'intensa vocazione religiosa e fu accolto nel monastero di Montecassino, dove fece la sua professione il 12 marzo 1706.
Dopo avere perfezionato la preparazione teologica e canonistica nel collegio di S. Anselmo a Roma, ottenne diverse cariche nell'Ordine benedettino e fuori di esso. Fu lettore di diritto canonico a Montecassino, Cesena e Ravenna, archivista della basilica di S. Paolo, consultore del S. Uffizio ed esaminatore sinodale a Cesena. Inoltre collaborò con il confratello Erasmo Gattola nella stesura della Historia abbatiae Cassinensis (Venetiis 1733). Nel 1725 partecipò al concilio Romano come procuratore dell'abate di Montecassino, Angelo Brancaccio. Al contrario di quanto sostenuto dagli antichi biografi, non sembra che in quest'occasione il G. si sia segnalato per interventi significativi; tuttavia dovette attirare l'attenzione di Benedetto XIII, che l'anno successivo lo nominò vescovo di Sagona (6 ott. 1726).
La situazione della piccola dio0cesi corsa era particolarmente difficile, tanto che sin dalla metà del Seicento i vescovi avevano abbandonato la semidiruta Sagona per risiedere a Calvi. Nella visita pastorale che realizzò già nel 1727-29 il G. rilevò le condizioni disastrose degli edifici sacri, la mancanza di un seminario, la povertà della popolazione, la scarsa frequenza ai sacramenti e l'esistenza di forti tensioni tra i Corsi e la colonia greca di Paonia, formata da profughi del Peloponneso. Sin dall'inizio dimostrò un grande impegno pastorale, testimoniato dai numerosi sinodi che tenne tra il 1727 e il 1731. Tuttavia non sembra che il suo rigorismo e ascetismo, che impressionarono anche Giovanni Lami, producessero risultati di grande rilievo, al di là del restauro di alcuni edifici sacri e di alcune missioni nelle aree rurali. Al contrario, la sua rigida difesa dell'immunità ecclesiastica provocò continui conflitti con il potere civile.
A partire dal 1730 il G. incontrò sempre maggiori difficoltà a governare la diocesi, a causa della ribellione dei Corsi al dominio genovese. Nonostante il disarmo pattuito dai rivoltosi con le truppe inviate dall'imperatore Carlo VI, gli scontri persisterono, finendo per coinvolgere gli esuli greci di Paonia, costretti a fuggire ad Ajaccio. Privato delle proprie rendite e obbligato a contrarre forti debiti, il G. cercò di realizzare un'opera di mediazione, adoperandosi per ottenere il perdono ai rivoltosi che si sottomettevano. Allo stesso tempo, però, si uniformò alla posizione filogenovese dell'episcopato corso ed espresse giudizi molto severi sulla rivolta e sul basso clero che l'appoggiava.
Nel 1732, di fronte alla sollevazione di buona parte dell'isola, il G. abbandonò per qualche mese la Corsica. Tornato a Calvi, cercò di riorganizzare la diocesi, senza riuscirvi. Con la recrudescenza della rivolta cominciavano ad apparire pamphlets filorivoluzionari, spesso opera di ecclesiastici come il canonico Giulio Matteo Natali, che pubblicò sotto pseudonimo un'abile difesa delle ragioni dei ribelli, il Disinganno attorno alla guerra di Corsica ovvero Corsica giustificata da Curzio Tulliano Corso (s.l. 1736). Il G. replicò con una Risposta ad un libello famoso intitolato Disinganno intorno alla guerra di Corsica scoperto da Curzio Tulliano (Friburgo 1737), in cui affrontò con dovizia di argomenti teologici e giuridici il tema della liceità della ribellione al proprio sovrano, dimostrando una vasta cultura e insieme una completa accettazione delle più tradizionali teorie sul potere dei principi. Anche se l'opera fu pubblicata anonima, il G. fu immediatamente identificato come il suo autore e ciò finì per rendere impossibile la sua permanenza in Corsica. Il 17 apr. 1741 Benedetto XIV lo trasferì alla più importante diocesi di Ventimiglia. Prima di lasciare l'isola il G. divulgò una Epistola pastoralis (Ianuae 1741), nella quale riaffermò il dovere cristiano di sottomettersi all'autorità politica legittima.
Il lungo episcopato del G. a Ventimiglia fu caratterizzato da un forte impegno pastorale, ma anche da conflitti e tensioni con i poteri civili. Si trattava, a ben vedere, di due facce della stessa medaglia. Lo stesso impegno pastorale che lo conduceva a riformare la vita religiosa locale lo portava anche a una difesa intransigente dell'immunità ecclesiastica e dei propri poteri sul clero diocesano. Già nel 1743 il battagliero vescovo si alienò i favori della popolazione di Ventimiglia, che contrastava lo spostamento della festa patronale di S. Secondo, e decise di risiedere a Mentone, che apparteneva al principato di Monaco. Ma nel 1752 si aprì un grave conflitto giurisdizionale con il principe Onorato III, personaggio inquieto, protettore di massoni e illuministi. Il G. si impegnò a fondo nello scontro, giungendo a pubblicare una lettera pastorale contro la massoneria che conobbe una certa fortuna negli ambienti cattolici più tradizionalisti, ma fu sconfessato dal papa, che nel 1756 sottrasse alla diocesi di Ventimiglia le parrocchie di Mentone e Roccabruna, affidandole a un visitatore apostolico.
Oltre che di lettere pastorali e degli opuscoli sulla questione corsa, il G. fu autore di una Apologia qua corpora sanctorum Benedicti et Scholastica numquam a Sacro Coenobio Cassinensi ad Floriacense translata fuisse propugnatur (edita in J. Mabillon, Annales Ordinis S. Benedicti, VI, Lucae 1745, pp. 679-749), che si colloca nell'alveo della tradizione erudita maurino-muratoriana. La lettera pastorale sulla massoneria fu ristampata in J. Torrubia, Centinelacontra los Franco macones…, Madrid 1752, pp. 32-109. M. Armellini menzionò numerose opere manoscritte del G. (studi agiografici, compendi di diritto canonico, opere di erudizione storica) di cui si ignora la sorte.
Ormai anziano e malato, il G. continuò a polemizzare con i ribelli corsi. Nel 1760 pubblicò le Riflessioni intorno ad un libro intitolato Giustificazione della rivoluzione di Corsica (s.l. né d., ma 1760), in cui attaccava violentemente le tesi di Gregorio Salvini, uno dei migliori polemisti filocorsi. Si trattava, peraltro, di un'opera non priva di debolezze, anche a causa dei tagli imposti dalla censura genovese, e il Salvini ebbe buon gioco a rintuzzare gli attacchi nella Giustificazione della rivoluzione di Corsica combattuta dalle riflessioni di un genovese e difesa dalle osservazioni di un corso (Corte [ma probabilmente Livorno] 1764), in cui l'opera del G. era sottoposta a una scrupolosa analisi e a una meticolosa demolizione.
Il G. non ebbe il tempo per rispondere; vecchio, ormai cieco e semiparalizzato, si spense a Bordighera il 4 ott. 1765. Per testamento lasciò la ricca biblioteca al collegio dei gesuiti di San Remo, ma la Repubblica di Genova fece sequestrare i suoi manoscritti a causa della loro rilevante importanza politica.
Fonti e Bibl.: M. Armellini, Bibliotheca Benedictino Casinensis, II, Assisii 1732, pp. 126 s.; [G. Lami], Novelle letterarie pubblicate in Firenze, VI (1745), coll. 24-32, 133 s., 661 s.; S. Sinesio, De vita et rebus gestis Petri Mariae Iustiniani, Monteregali 1770; J. François, Bibliothèque générale des écrivains de l'Ordre de St Benoît, I, Bouillon 1777, pp. 550 s.; G.B. Semeria, Secoli cristiani della Liguria…, II, Torino 1843, pp. 523 s.; G. Rossi, Storia della città di Ventimiglia, Oneglia 1886, pp. 311-313; Id., I Grimaldi in Ventimiglia, in Miscellanea di storia italiana, s. 3, V (XXXVI della raccolta), Torino 1900, pp. 208-210, 238; H. Chobaut, Essai sur l'autonomie religieuse de la Principauté de Monaco jusqu'à la création del'évêché, Monaco-Paris 1913, ad ind.; A. Monti, La Compagnia di Gesù nel territorio della provincia torinese, I, Chieri 1914, pp. 612 s.; C. Starace, Monsignor Piermaria G. vescovo di Sagona (1693-1765), in Arch. stor. di Corsica, X (1934), pp. 321-353; V. Adami, Bibliografia, ibid., XIII (1937), pp. 435-442; C. Starace, Bibliografia della Corsica, Milano 1943, ad ind. (con indicazione di manoscritti inediti); T. Leccisotti, Il contributo di Montecassino all'opera muratoriana, in Benedictina, IV (1950), pp. 213 s.; F. Fonzi, Le relazioni fra Genova e Roma al tempo di Clemente XIII, in Annuario dell'Istituto storico italiano perl'età moderna e contemporanea, VIII (1956), pp. 212-217; É. Appolis, Entre jansénistes et zelanti. Le "tiers parti" catholique au XVIIIe siècle, Paris 1960, p. 200; F. Venturi, Settecento riformatore, II, Torino 1976, pp. 71 s.; V, 1, ibid. 1987, ad ind.; R. Aubert, G. P.M., in Dict. d'histoire et de géogr. ecclésiastiques, XXI, Paris 1986, coll. 96 s. (con ulteriore bibliografia); R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica…, V, Patavii 1952, p. 339; VI, ibid. 1958, p. 437.