Vedi LARGIZIONE, Piatti di dell'anno: 1961 - 1995
LARGIZIONE, Piatti di
Questo termine è entrato nell'uso comune per un gran numero di grandi piatti d'argento del tardo periodo classico e del primo periodo bizantino, con iscrizioni o raffigurazioni in rilievo riferentisi a personaggi imperiali o ad importanti ufficiali.
È stato suggerito che questi piatti facessero parte della l. fatta dall'imperatore o dall'ufficiale cui si riferisce l'eventuale iscrizione relativa, in occasioni importanti, qualcosa di simile alla presentazione dei dittici consolari. Riguardo a tale pratica abbiamo alcuni richiami letterarî. Tra i più noti: Corippo (Iustin., iv, Bonn, pp. 103 ss., 142 ss.) racconta che in occasione dei giochi consolari, Giustino Il distribuì ad ogni senatore un piatto d'argento pieno di monete d'oro e ogni piatto era inciso con iscrizioni e rilievi. Questi piatti, ripieni di monete d'oro sono raffigurati, nel IV sec., nella Notitia Dignitatum (v. codice). Più tardi, un piatto del tardo IV sec. o dell'inizio del V, inciso con il nome del praefectus urbi Iordanes, era conservato ancora nel tesoro di Costantino Porfirogenito, nel X sec. (v. Const. Porphyr., De thematibus, ed. Bonn, 1840, p. 15). Inoltre Procopio (De bello Vandalico, i, xxi; ii, ix-x) descrive i tesori gettati al popolo durante la processione consolare di Belisario nel 534; e sino al XVII sec. era noto un piatto, in seguito perduto, iscritto con il nome di Belisario. I più antichi piatti di questa specie conservatici appartengono al IV secolo.
In Bulgaria furono trovate tazze con l'effigie di Licinio ed una iscrizione riferentesi al decimo anniversario del suo regno (318 d. C.). Un altro gruppo di tre tazze con iscrizioni riferentisi allo stesso evento furono trovate in Jugoslavia. I pezzi più famosi sono i tre piatti di argento dorato trovati a Kerč (Russia meridionale) ora a Leningrado, Ermitage. Uno di questi raffigura Costanzo II a cavallo guidato dalla personificazione della Vittoria (metà del IV sec.). Segue il noto piatto di Valentiniano I al Museo d'Arte di Storia di Ginevra con la iscrizione Largitas dn Valentiniani Augusti; il famoso disco di Teodosio, a Madrid, 388 d. C.; il missorium di Ardabur Aspar (v.) al Museo Archeologico di Firenze, 434 d. C.; il missorium del re dei Vandali e degli Alani Geilamir (530-534 d. C.) rinvenuto nel secolo scorso a Arten, frazione di Farzazo (Belluno) e ora a Parigi, Bibliothèque Nationale; ed il frammento di Gross Bodungen (Halle a. d. Saale, Landesmuseum für Vorgeschichte). A questo gruppo dovrebbe essere aggiunto l'insieme di piatti da Cipro (v.) con figurazioni della storia di Davide, eseguiti nel VII sec. sotto l'imperatore Eraclio e che rappresentano un deliberato ritorno a modelli del IV secolo. Benché il soggetto principale di questi piatti sia religioso, E. Kitzinger ha dimostrato che le storie bibliche rappresentate hanno caratteri aulici e imperiali che le ricollegano al regno di Eraclio. Oggi è generalmente accettato che i piatti di Licinio e di Costanzo II e il frammento da Gross Bodungen siano prodotti di officine locali. I piatti con Davide furono senza dubbio eseguiti a Costantinopoli. Il luogo di provenienza degli altri esemplari non è certo.
Bibl.: Una bibliografia più estesa per la maggior parte di questi oggetti potrà trovarsi sotto la voce tesori. - H. Leclercq, in Dict. d'Arch. Chrét., s. v. Disques, cc. 1173-1191; R. Delbrück, Die Consular-diptychen, Berlino-Lipsia 1929, nn. 35 e 62, pp. 17, 73, 154-156, 235-242 e passim; id., Spâtantike Kaiserporträts, Berlino-Lipsia 1933, pp. 144-151, 179-182, 200; tavv. 55-57, 79, 94-98; F. Fremersdorf, Figürlich geschliffene Gläser; eine Kölner Werkstatt des 3. Jahrhunderts, in Römisch-Germanische Forschungen, XIX, 1951, p. 24, tv. 23, n. i; A. Fuhrmann, Studien zu den Consulardiptychen und verwandten Denkmälern, in Röm. Mitt., LIV, 1939, pp. 161-175 (ivi pubblicazione di alcuni piatti di altro materiale assimilabili ai missoria d'argento: piatto di terra sigillata da Efeso, nel Kunsthistorisches Museum di Vienna, forse per Galerio, 303 d. C.; altro piatto dello stesso materiale, da Sagunto, nel Museo Archeologico di Madrid; piatto di vetro di Acilio Severo, praefectus urbi, per i vicennali di Costantino a Roma nel 326 d. C., nel Museo dei Conservatori), LV, 1940, pp. 92-99; W. Grunhagen, Der Schatzfund von Gross Bodungen, in Römisch-Germanische Forschungen, XXI, 1954, pp. 15-38; A. Maricq, Noms de monnaies ou noms de vases?, in Byzantion, XX, 1950, pp. 317-325; H. Peirce-R. Tyler, L'Art byzantin, Parigi 1932, vol. I, nn. 27, 35-37, 43, 111. Inoltre per i piatti dalla Bulgaria vedi Luba Ognenova, Plats en argent du décennaire de l'empereur Licinius, nell'Izvestia dell'Istituto Archeologico dell'Accademia Bulgara, XIX (parte seconda del volume dedicato a Kazarsov), Sofia 1955, p. 233 ss.; per i piatti rinvenuti in Jugoslavia: N. Gramberg-J. Hampel, A nisiezüstcsészék, in Archaeologiae Ertesitö, XXI, 1901, pp. 118-120; M. Vassits, La vasselle d'argent du Musée National de Belgrade, in Revue Archéol., 1903, pp. 17-32, p. 27, fig. 20; L. Matzulevitch, Byzantinische Antike, Berlino-Lipsia 1929, pp. 95-100 e passim (piatto di Costanzo II); T. Dohrn, Spätantikes Silber aus Britannien, in Röm. Mitt., LIX, 1949, p. 123 e passim; O. Wulff, recensione del volume di Matzulevitch, in Byz. Zeitschr., XXXII, 1932, pp. 384-391. Per Valentiniano I: T. Dohrn, op. cit., p. 122. Per il Missorium di Teodosio: v. A. García y Bellido, Esculturas romanas de España y Portugal, Madrid 1949, n. 494, tav. 346-352. Piatto di Ardabur Aspar: E. Stern, Le Calendrier de 354, Parigi 1953, pp. 140-141; Missorium di Geleimer: A. de Longpérier, Le missorium de Gailainir, roi des vandales, in Gaz. Archéol., V, 1879, pp. 53-59; G. Fiocco, Ultime voci della vita altinate, in Anthemon, Scritti in onore di C. Anti, Firenze 1955, pp. 367-376. Il materiale più recente sui piatti di Davide fu prsentato da E. Kitzinger al Simposio di Dumbarton Oaks del 1957; v. E. Kitzinger, Byzantine Art in the Period between Justinian and Iconoclasm, in Berichte zum XI. Internationalen Byzantinisten-Kongress, München 1958, Monaco 1958, IV, pp. 5 e 7.
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