PIANTA (XXVII, p. 127)
Piante acquatiche. - Con questo nome, e anche con quello d'idrofite, si indicano i vegetali che svolgono la loro vita immersi o sommersi nell'acqua dolce o marina. Oltre alle alghe, ad alcuni gruppi di Funghi, a taluni muschi ed Epatiche appartengono a questo gruppo molte piante superiori delle famiglie Marsiliacee, Najadacee, Ninfeacee, dei generi Oryza, Hottonia, Menyanthes, Littorella, Utricularia, ecc., e talune specie di generi che possiedono forme adattate alla vita aerea, come Carex, Ranunculus, Veronica, ecc.
Queste piante hanno particolari disposizioni strutturali in seguito all'adattamento alla vita acquatica: 1. nel sistema cutaneo mancano di cuticola, di rivestimenti cerosi o sugherosi, di formazioni tricomatose, di stomi: nelle piante con foglie sommerse ed emerse la struttura dei due tipi di foglie è profondamente differente; 2. numerose piante acquatiche sono rivestite di mucillagine a scopo protettivo dai bruschi mutamenti di temperatura, dagli urti meccanici, dal disseccamento in caso di abbassamento del livello delle acque; 3. il sistema assimilatore è meno differenziato che nelle piante aeree: spesso non vi è distinzione fra tessuto a palizzata e tessuto spugnoso e la clorofilla è localizzata a preferenza nell'epidermide; 4. vi è riduzione dei vasi, mentre le formazioni cribrose restano inalterate. Il sistema radicale manca del tutto o è molto ridotto (manca in Salvinia, Wolffia, Aldrovanda, Ceratophyllum; è ridotto in Azolla, Lemna, Pontederia, Pistia, Hydrocharis) o ha una semplice funzione meccanica di ancoraggio. I fasci tendono a disporsi nell'asse degli organi caulinari, le foglie sono meno ricche di nervature. Sono invece abbondantemente sviluppate le lacune aerifere, sia in rapporto al galleggiamento degli organi (Trapa, Pontederia, Sargassum), sia per facilitare gli scambî gassosi con le parti più profondamente sommerse o impiantate nel fango del fondo; 5. il sistema meccanico è generalmente ridotto nelle piante che vivono in acque tranquille, mentre in quelle delle acque correnti si formano cordoni longitudinali sclerenchimatici per resistere alla trazione; 6. la maggior parte delle piante acquatiche è perenne; predomina la moltiplicazione vegetativa, che in alcune specie (Lemna, Elodea canadensis) sostituisce completamente la riproduzione per fiori e frutti che, di fatto, è abolita. Nelle Spermatofite in alcuni casi i fiori s'aprono sott'acqua (Posidonia, Ceratophyllum), in altri nell'aria e in questi può avvenire impollinazione zoofila (Utricularia, Hottonia Hydrocharis), anemofila (Myriophyllum) o idrofila (Vallisneria); spesso la maturazione del frutto avviene in fondo all'acqua. Le piante acquatiche possono distinguersi in forme liberamente natanti e in forme fissate al substrato. Quanto alla profondità alla quale esse vivono, questa è legata alla diminuzione della luminosità: nel mare teoricamente ogni traccia di alghe cessa verso i 300 m., ma praticamente mancano già fra 100-150 m. Nel Lago di Ginevra il musco Thamnium lemanense forma una colonia a circa 60 m. di profondità. Nei bacini lacustri e paludosi si passa per gradi dalle piante che vivono in terreni imbevuti d'acqua (cariceti) a quelle immerse con la parte inferiore del caule (canneti) e quindi alle piante galleggianti (lamineti) e successivamente a quelle sommerse.
Piante alpine. - Con questo nome vengono indicate le piante che vivono nelle zone montuose, al disopra dei limiti della vegetazione arborea: si chiamano anche col nome di orofile e di ipsofile.
Questi vegetali, in relazione alla vita in tale speciale ambiente, presentano abbondante sviluppo di organi sotterranei (cauli e radici) con molti materiali di riserva; cauli epigei accorciati e cespitosi; foglie piccole, spesse, stipate, d'intenso color verde o rosse o brune per pigmenti o bianche per denso rivestimento tricomatoso, e fiori per lo più su brevi scapi o peduncoli e vivacemente colorati.
L'apparato sotterraneo ha lento sviluppo, invece le parti vegetative epigee si sviluppano con grande rapidità in rapporto alla brevità della stagione favorevole alla vegetazione, all'intensità vegetativa stessa e alle brusche variazioni termiche fra il giorno e la notte. Queste piante hanno - com'è stato dimostrato sperimentalmente - un'attività fotosintetica doppia o tripla di quella delle piante di pianura e una traspirazione assai intensa.
G. Bonnier ha coltivato in due giardini, l'uno nel gruppo del M. Bianco a 2400 m. s. m., l'altro nei Pirenei a 2300 m., piante perenni raccolte nei dintorni di Parigi e ha visto che dopo qualche anno avvenivano in esse alcune trasformazioni morfologiche e fisiologiche caratteristiche delle piante alpine. Egli poi ha, con altre esperienze, dimostrato l'azione morfogenetica delle variazioni termiche diurne-notturne con piante di pianura coltivate in vaso ed esposte di giorno all'insolazione diretta e di notte tenendole in ghiacciaia e conservandole durante il periodo di riposo in ghiacciaia coperte di neve: nella seconda stagione vegetativa questi vegetali assunsero le caratteristiche morfologiche e fisiologiche proprie delle piante alpine.
La stretta rispondenza che si è voluta stabilire fra le piante alpine e quelle delle regioni artiche (vi s'incontrano frequentemente le medesime specie) è solo apparente, perché le condizioni ecologiche sono assai diverse: nelle regioni polari vi è debole illuminazione, ma continua e prolungata, alto contenuto di umidità nell'aria e nel suolo, variazioni di temperatura lente e poco ampie e quindi tutto questo ha la sua influenza nelle caratteristiche morfologiche (specialmente istologiche e anatomiche) e fisiologiche delle specie polari, che quindi si presentano diverse dalle alpine.