PIANCIANI, Luigi, conte
Patriota, nato a Roma il 7 agosto 1810, morto a Spoleto il 17 ottobre 1890. Di nobile famiglia spoletina, devota assai al regime pontificio, fece a Roma gli studî di giurisprudenza e dal 1834 al 1845 fu addetto all'amministrazione delle dogane pontificie, raggiungendo il grado di ispettore generale. Eletto nel 1847 gonfaloniere di Spoleto, fu dei promotori della petizione a Pio IX per ottenere le riforme costituzionali; e quando scoppiò la guerra contro l'Austria, provvide all'armamento dei volontarî, quindi, dimessosi dall'ufficio di gonfaloniere, partì per il Veneto. Capitano, poi colonnello del 3° reggimento nella divisione Ferrari, ebbe il comando della piazzaforte di Badia Polesine, poi fu addetto alla difesa dell'estuario, segnalandosi specialmente a Marghera. Alla fine del 1848, quando il governo veneto licenziò le truppe pontificie, il P. ebbe incarico di stipulare la convenzione tra Roma e Venezia per la restituzione del materiale bellico. Eletto rappresentante all'assemblea costituente romana, il 10 febbraio 1849 presentò un progetto di legge per l'organizzazione dell'esercito repubblicano e quattro giorni dopo quello per un appello ai popoli per la convocazione d'una costituente italiana. Il 27 febbraio partì per assumere il comando della seconda divisione di Ancona, e dopo il disastro di Novara, avendo dovuto rinunciare a penetrare con le sue truppe nel Ferrarese, ripiegò su Bologna, che tentò invano di difendere contro gli assalti austriaci. Caduta la città e richiamato a Roma, giunto a Ponte Salario fu fatto prigioniero dai Francesi (11 giugno 1849) e rinchiuso nel forte di Civitacastellana, da dove uscì dopo la caduta della repubblica. Imbarcatosi a Civitavecchia, giunse a Marsiglia e di là, nel giugno del 1850, si trasferì a Parigi, iniziando così il suo decennale esilio. Fu colà membro dell'Associazione nazionale italiana fondata dal Mazzini, e propagatore delle cartelle del prestito mazziniano. Nel giugno dell'anno successivo il P. andò a Londra, e nella primavera del 1854 nell'isoletta di Jersey, dove visse nell'intimità di Victor Hugo, da lui aiutato nella redazione del periodico l'Homme; ma nell'ottobre del 1855 ne fu sfrattato insieme con altri esuli francesi e ungheresi per un articolo scritto da F. Pyat, comparso in quel periodico, che gl'Inglesi ritennero offensivo per la regina Vittoria. Dopo una dimora a Bruxelles e a Ginewra, dove attese a scrivere il suo libro La Rome des Papes, ses origines, ecc. (Basilea 1859, voll. 3), tornò in Italia nel giugno 1860, chiamatovi dal Mazzini, che gli affidò il comando di quella spedizione che doveva invadere l'Umbria e le Marche, e che invece, per ordine del Cavour, dovette sbarcare a Palermo, dopo breve sosta al Golfo degli Aranci. Liberata l'Umbria dalle truppe regolari, si ritirò scorato a Spoleto; partecipò alla campagna del 1866 fra i Cacciatori delle Alpi e a quella dell'Agro Romano (1867). Tre anni dopo, liberata Roma, vi andò e fu il primo sindaco della capitale del regno d'Italia. Eletto deputato alla IX Legislatura, fu riconfermato fino alla XVI.
Bibl.: L. Fratellini, Spoleto nel Risorgimento d'Italia, Spoleto 1910; P. Tommasini Mattiucci, Una pagina del patriottismo umbro, ecc., Città di Castello 1910; A. Lodolini, G. Pianciani e il più grosso esercito mazziniano del Risorgimento, in Il Patto nazionale, 1927; M. Monachesi, Italiani in esilio, in Miscellanea in onore di A. Luzio, Firenze 1933.