PHENEOS (Φενεός, Pheneum)
Antica città nella parte N-E dell'Arcadia, alle pendici del monte Cillene, presso il corso del fiume Aroanio.
La città è menzionata già in Omero; ai tempi di Strabone e Pausania, la città era già in rovina. Assai importanti sono i fenomeni idrici nella regione, ricchissima di corsi d'acqua che procuravano frequenti inondazioni e che formarono un laghetto - o meglio palude - il quale ha variato notevolmente di ubicazione e di estensione attraverso i secoli ed è oggi quasi completamente scomparso.
Pausania (viii, 14, 4 ss.) ricorda sull'acropoli della città il tempio di Atena Tritonia, già in rovina; una statua rappresentava Posidone Hìppios: era in bronzo e si diceva dedicata da Ulisse; nella città bassa lo stadio, le tombe di Iphikles e di Mirtilo; il naòs di Hermes con una statua litica, opera dello scultore Eucheir ateniese, figlio di Euboulides. Un altro santuario era quello di Demetra Eleusinia.
Con la città di Ph. sono state identificate le rovine della località di Pyrgos non lontano dal villaggio di Kalyvia. L'identificazione è resa sicura dal trovamento di monete di Pheneos. Con due brevi scavi effettuati dai Greci nel 1958 e 1960 sono stati messi in luce una parte della cinta di mura dell'acropoli, in opera poligonale e, nella città bassa, un Asklepieion del quale si è scavato il naòs, contenente un bel mosaico a decorazioni geometriche e una base di marmo che reca la firma - databile al II sec. a. C. - dello scultore che fece le statue al tempo del sacerdozio di Therilaos: Attalos, figlio di Lachares, ateniese.
Su questa base e intorno sono stati trovati frammenti di acroliti, certo un gruppo in cui dovevano figurare le statue di Asklepios e Igea: alla figura della dea probabilmente appartiene la testa marmorea che conserva gli occhi riportati e le ciglia bronzee. Lo scultore si può identificare con quell'Attalos (v.) autore del simulacro di Apollo che Pausania vide in Argo. Davanti al naòs erano parecchie basi di offerta.
Bibl.: D. Levi, in Enc. Ital., XIV, 1932, p. 99, s. v.; F. Bölte, in Pauly-Wissowa, 1938, c. 1963 ss., s. v.; Bull. Corr. Hell., LXXXIII, 1959, p. 625, figg. 13 e 14, e LXXXV, 1961, p. 682.