PHAROS (Φάρος; Pharia)
Colonia greca sull'isola di Lesina, fondata con l'aiuto di Dionisio il Vecchio di Siracusa da parte dei coloni dell'isola di Pharos nel Mare Egeo nell'anno 385-4 a. C.
Respinto, con l'aiuto della flotta di Dionisio, dall'isola di Issa, l'attacco degli Illiri, i quali volevano cacciare i coloni poco dopo che questi avevano costruito la città, Ph. andava sviluppandosi come una pòlis greca indipendente fino all'anno 230 circa a. C., tempo in cui, pur conservando la propria sovranità, venne sotto il dominio del re illirico Agrone; morto questi nel 230, la città cadde sotto il governo di sua moglie Teuta, ma fu amministrata da Demetrio, cittadino di Pharos. Dopo la vittoria romana sulla regina Teuta nell'anno 229, i Romani consegnarono a Demetrio l'isola di Ph. insieme ad una parte del territorio illirico e alcune isole come stato indipendente sotto il protettorato romano. Resosi ribelle ai Romani (222 d. C.) e diventato nel frattempo tutore del giovane re illirico Pines, i Romani lo vinsero nel 219 sotto la città di Ph.; il consòle romano L. Emilio conquistò Ph. e la distrusse. Di questa Ph. greca sono stati rinvenuti, nel campo vicino all'odierna località Starigrad a N dell'isola di Lesina, alcune iscrizioni e una parte delle mura del IV sec. a. C. Al di sopra dell'odierna Jelsa, nella parte settentrionale dell'isola, è stata trovata una torre rettangolare, costruita di grandi blocchi di pietra nel IV oppure nel III sec. a. C. Come città sovrana, Ph. coniò monete; ne sono state rinvenute un migliaio nell'isola di Lesina e di Lissa e nelle vicinanze. Al IV sec. appartengono le monete di Ph. che portano sul diritto la testa di Zeus e al rovescio una capra; alcune sono grandi, di rame e ben lavorate. Inoltre sono state rinvenute alcune monete di argento. Verso la fine del IV o al principio del III sec. a. C., Ph. conia anche delle monete più leggere con Persefone da una parte e Artemide dall'altra. Sono stati scoperti pure alcuni vasi àpuli (stile di Gnathia). Dopo la distruzione, Ph. ricostruita di nuovo, continuò a coniare la propria moneta; i nuovi conî, ben lontani dal bello stile greco, cominciano a subire l'influsso barbarico. Dall'epoca in cui i Romani s'impossessarono completamente di questa regione, troviamo in varî punti dell'isola di Lesina i resti della vita romana: iscrizioni, parti delle mura, mattoni, lucerne, mosaici, stoviglie ecc. Sebbene la romana Ph. sia stata meno importante della greca Ph., vi era comunque abbastanza vita, come testimonia un bellissimo mosaico, scoperto a Starigrad, e altri resti romani.
Bibl.: C.I.G., II; J. Brunšmid, Inschriften und Münzen der griechischen städte Dalmatiens, Vienna 1898; G. Novak, Hvar, Belgrado 1924; id., Kolonizatorsko djelovanje Dionizija Starijega na Jadranu, in Serta Hoffilleriana, Zagabria 1940; G. Reincke, in Pauly-Wissowa, XIX, 1937, c. 1860-70, s. v., n. 2; G. Novak, Hvar kror stolječa Zagabria 1960; id., Stari Grcina Jadronu (I Greci antichi nell'Adriatico), in Rad Jaru, Zagabria 1961.