Brook, Peter
Brook, Peter. – Regista teatrale inglese (n. Londra 1925). Dopo il suo esordio nel 1943 (Doctor Faustus di C. Marlowe), rivelò il suo talento in Europa con Tito Andronico (1955) e raggiunse una tappa importante nel suo percorso artistico con la messa in scena di Re Lear (1962), con una scenografia scarna che fa spazio al vuoto riempito soltanto dalle parole e dai corpi degli attori. Negli anni ha accentuato questa sua ricerca artistica, rendendo sempre più disadorne le sue messe in scena e affinando il lavoro sul corpo, sulla voce e sull’improvvisazione, sulla scia del lavoro svolto da J. Grotowski e dal Living theatre di J. Beck. Dopo aver fondato a Parigi il Centre international de création théâtrale (1970), nel 1974 divenne direttore per 34 anni del Théâtre des bouffes du nord, che riaprì con la sua regia dello shakesperiano Timon d'Athènes. Negli anni Novanta ha firmato la regia di Woza Albert (1989) di P. Mtwa, iniziando a esplorare l’universo culturale africano, e due spettacoli tratti da opere dei neurologi O. Sachs (L’homme qui, 1998) e il russo A.R. Lurija (Je suis un phenomène, 1998). Nel 2002 ha indagato nelle parti oscure della realtà quotidiana con Far away di C. Churchill, e ha portato in scena La mort de Krishna (2002), un viaggio nella religione e sull’intolleranza umana che è proseguito con Le grand inquisiteur di F. Dostoievski (2005) e La tragédie d’Hamlet (2003). Sul tema della violenza e dell’intolleranza ha diretto Tierno Bokar (2004), dal romanzo dell’africano A. Hampaté Ba, e Sizwe Banzi est mort (2006) di A. Fugard, J. Kani, W. Ntshona. Dopo Fragments (2006) di S. Beckett, ha messo in scena con Warum Warum (2008) un mosaico di pensieri e riflessioni sul teatro di A. Artaud, G. Craig, C. Dullin, V. Meyerhold, Z. Motokiyo, e con Love is my sin (2009) sull’universo shakespeariano. Nel 2011 ha diretto l’opera Une flûte enchantée (proseguendo l’approfondimento delle opere di Mozart di cui aveva già realizzato un Don Giovanni nel 1998) e ha firmato la regia dello spettacolo con musica dal vivo The suit (2012, versione inglese di Le costume del 1999), dal racconto dell’africano C. Themba. Oltre a essersi messo dietro la macchina da presa (per la televisione, The tragedy of Hamlet, 2002), ha raccolto le sue riflessioni sul teatro in vari scritti, fra cui The shifting point, 1946-1987 (1987; trad. it. 1988), The open door (1993; trad. it. 1994) e Threads of time: a memoir (1998; Oblier le temps, 2003).