PERÚ
(XXVI, p. 873; App. I, p. 927; II, II, p. 525; III, II, p. 392; IV, II, p. 764)
Nel 1991 le stime anagrafiche valutavano in 21.998.000 gli abitanti del paese e, nello stesso anno, la popolazione della capitale, Lima, ammontava a poco meno di 6,5 milioni di ab. (nell'agglomerato urbano). Il gruppo etnico prevalente è sempre quello Amerindo di razza pueblo-andina (stanziato nella Sierra), che comprende il 47% della popolazione complessiva. Il secondo gruppo per importanza numerica è quello dei meticci (32%); seguono i creoli (12%) − insediati per lo più nella stretta fascia costiera e in minima parte nelle città dell'interno − i negri e i mulatti. Infine, nella giungla, vive un'esigua minoranza di Indios amazzonici.
La distribuzione e la densità degli abitanti risentono delle differenze morfologiche esistenti tra le varie parti del paese: così la regione costiera, che è più ospitale e più sviluppata sotto il profilo economico, ospita oltre la metà della popolazione; poiché si tratta di una zona territorialmente ristretta, la densità abitativa tocca livelli piuttosto elevati (193 ab./km2 nel dipartimento di Lima).
La popolazione, tenuto conto che registra un accrescimento annuo altissimo (2,5% nel periodo 1986-91), collegato a un alto indice di natalità (33%), è giovane, cerca un lavoro che non trova e abbandona le campagne povere per le città, e soprattutto per la capitale; l'adeguamento delle risorse alle nuove esigenze è quindi difficile. L'analfabetismo, sebbene in diminuzione, interessa ancora il 15% della popolazione, con tassi più elevati nelle campagne rispetto alle città.
Nella capitale, oltre alla direzione politica e amministrativa, si concentra una parte ragguardevole del potenziale economico del paese.
Condizioni economiche. −L'economia del P. attraversa un periodo piuttosto difficoltoso. Il PNL aumenta, ma non sempre a tassi superiori all'incremento demografico e, pertanto, in termini reali il reddito pro capite tende a diminuire. Nel 1991 le stime della Banca mondiale attribuivano al paese un PIL pro capite appena superiore ai 1000 dollari. Pesante è l'indebitamento con l'estero: nel 1991 ammontava a 20.000 milioni di dollari (a fronte di un PNL di 38.000 milioni di dollari). Nel 1991 il 33% degli attivi era occupato nel settore primario, che contribuiva in modo limitato (13,6%) alla formazione del PNL. L'arativo copre il 2,9% della superficie territoriale, i pascoli permanenti il 21,1%, il 53,4% è dato da foreste e boschi, mentre il restante rimane incolto. L'agricoltura non è in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare interno. I principali prodotti sono riso (8,2 milioni di q nel 1991), mais (6,7 milioni di q), patate (14,5 milioni di q) e, destinati all'esportazione, caffè (820.000 q), cotone (650.000 q di fibra e 1.150.000 q di semi) e canna (5,5 milioni di q di zucchero). Questi ultimi provengono nella quasi totalità dalle fertili zone costiere, mentre nella regione degli altipiani è praticata un'agricoltura di sussistenza. Il P. è inoltre uno dei maggiori produttori mondiali di coca, la quale contribuisce ad innalzare sensibilmente il reddito con illeciti guadagni.
L'industria provvede per il 39,4% alla formazione del PNL, impiegando il 16,9% della popolazione attiva. Assai sviluppata è l'industria estrattiva; in particolare, nel 1991 le miniere di argento hanno dato 1.769.200 kg di minerale, quantità che ha collocato il P. al terzo posto nella graduatoria mondiale dei paesi produttori. Buona è anche la produzione di rame (381.200 t): ai giacimenti centro-andini se ne sono aggiunti altri nel settore meridionale e settentrionale del paese. Ricchi pozzi di petrolio (6,9 milioni di t nel 1990) e depositi di gas naturale (1200 milioni di m3 nel 1991) si trovano nel Nord e nella montaña. La produzione di energia elettrica è per i tre quarti di origine idrica e nel 1990 ha sfiorato i 14.000 milioni di kWh. La potenza installata era di 4,15 milioni di kW (2,4 milioni di energia idroelettrica).
I trasporti sono fortemente condizionati dall'andamento della morfologia. La rete ferroviaria ha uno sviluppo di 3500 km (con le tratte più alte della terra: si sfiorano i 5000 m s.m.), mentre le strade si estendono su quasi 70.000 km. L'autostrada panamericana attraversa il paese per circa 3350 km di percorrenza. Lima dispone di un aeroporto internazionale; porti principali sono Callao, San Nicolás, Talara, San Juan e Chimbote.
L'industria riguarda la raffinazione dei minerali e la fusione dei metalli, la lavorazione di fibre naturali (cotone, lana) e sintetiche, la trasformazione dei prodotti alimentari, la produzione di fertilizzanti. La bilancia commerciale nel 1991 segnava un deficit di 165 milioni di dollari USA, mentre il deficit della bilancia dei pagamenti raggiungeva 1478 milioni di dollari USA. I prodotti agricoli, i beni alimentari e le materie prime rappresentano le principali voci dell'importazione mentre petrolio, rame e zinco sono i prodotti più importanti dell'esportazione. Maggiore partner sia per le esportazioni che per le importazioni sono gli Stati Uniti (rispettivamente con il 22,1% e il 24,9% del totale); seguono Giappone, Germania, Brasile, Argentina e Regno Unito.
Bibl.: O. Dollfuss, Le Pérou, Parigi 1972; T. Binder, Amérique du Sud, Colombie, Equateur, Pérou, Bolivie, Friburgo 1977; C. Weiner, Pérou et Bolivie, Parigi 1980; G. Corna Pellegrini, L'America Latina, 2 voll., Torino 1987; C. Collin Delavaud, Pérou: la désagrégation?, in Hérodote, 57 (1990), pp. 121-59.
Storia. - Le elezioni per l'Assemblea costituente del giugno 1978 rappresentarono il primo passo verso il ritorno al potere dei civili; la mancata partecipazione, in polemica col governo militare, della formazione di centro-destra Acción Popular (AP) favorì la vittoria dell'Alianza Popular Revolucionaria Americana (APRA, con il 35% dei suffragi e 37 seggi su 100) sul Partido Popular Cristiano (PPC, 27% dei voti e 25 seggi). Nel luglio 1979 l'Assemblea redasse una nuova costituzione secondo la quale il potere esecutivo era affidato a un presidente della Repubblica, eletto ogni cinque anni a suffragio universale e non immediatamente rieleggibile: se nessun candidato raggiungeva la maggioranza assoluta si procedeva al ballottaggio tra i due più votati (solo per le consultazioni del 1980 la percentuale richiesta per l'elezione fu del 36%). Il potere legislativo spettava a un Congresso nazionale bicamerale, in carica per 5 anni, composto da un Senato di 60 membri, eletti con sistema proporzionale, e da una Camera dei deputati di 180 membri, eletti con sistema proporzionale su scala regionale.
Il 18 maggio 1980 si svolsero le elezioni generali: F. Belaúnde Terry di AP s'impose nelle presidenziali con il 45,4% dei voti; l'APRA scontò le divergenze interne nate dopo la scomparsa del suo fondatore, R. Haya de la Torre (agosto 1979), ottenendo con il suo candidato solo il 27,4%. AP si aggiudicò anche le consultazioni per il Congresso (98 seggi alla Camera e 26 al Senato), seguita dall'APRA (58 deputati e 18 senatori) e dal PPC (10 deputati e 6 senatori). Di fronte a una difficile situazione economica (il debito estero aveva superato i 7 miliardi di dollari e l'inflazione era giunta al 60%) l'amministrazione di Belaúnde aprì ai capitali stranieri e privilegiò gli investimenti privati nei settori petrolifero e minerario, modificò la legge di riforma agraria del 1969 favorendo la proprietà privata della terra ai danni delle cooperative e abolì il controllo sui prezzi dei generi di prima necessità.
Dal 1980 la stabilità interna del P. fu minacciata dalle attività di Sendero Luminoso, formazione rivoluzionaria d'ispirazione maoista guidata da un ex professore di filosofia, M. Abimael Guzmán. Alla guerriglia nelle campagne, contrastata dal governo autorizzando l'intervento dell'esercito e sottoponendo dal luglio 1984 alcuni dipartimenti andini a eccezionali misure di sicurezza, i militanti di Sendero affiancarono presto un'altrettanto sanguinaria strategia di terrorismo urbano. Sul piano internazionale, Belaúnde normalizzò (aprile 1981) le relazioni diplomatiche col Chile, interrotte per un caso di spionaggio nel 1979. L'annosa disputa con l'Ecuador per il possesso della Cordigliera del Condor (assegnata al P. dal protocollo di Rio de Janeiro del 1942) degenerò invece in un breve conflitto armato (gennaio 1981); il confine fra i due paesi fu presto riaperto, ma nuove scaramucce si registrarono nel gennaio 1982 e 1983. L'aggravarsi della situazione economica e le misure di austerità adottate dall'esecutivo per ottenere prestiti e dilazioni nel pagamento del debito internazionale (13,5 miliardi di dollari a fine 1984) favorirono la protesta sociale e la crescita di consensi per le sinistre, unite dal 1980 nella coalizione Izquierda Unida (IU), e per l'APRA. Le violazioni dei diritti umani perpetrate dall'esercito nella lotta al terrorismo (torture, esecuzioni sommarie, massacri di contadini sospettati di sostenere i guerriglieri) attirarono sul governo ulteriori critiche, acuite dall'incapacità da esso dimostrata d'impedire l'estendersi del fenomeno alla stessa capitale, che fu teatro dal settembre 1984 degli attentati dinamitardi firmati dal Movimiento Revolucionario Tupac Amarú (MRTA).
Le elezioni generali (14 aprile 1985) punirono severamente il partito di Belaúnde. Nelle presidenziali si affermò il segretario generale dell'APRA, A. García Pérez (45,7% dei voti), seguito dal candidato di IU, A. Barrantes (21,3%), mentre il rappresentante di AP ebbe appena il 6,3% dei suffragi. L'APRA divenne il maggior partito in entrambi i rami del Congresso (107 deputati e 32 senatori) davanti a IU (48 deputati e 15 senatori), Convergencia Democrática, coalizione tra PPC ed ex apristi (12 deputati e 7 senatori), e AP (10 deputati e 5 senatori). Pur non avendo ottenuto il 51% dei voti richiesti dalla costituzione, García fu proclamato presidente dalla giunta elettorale nazionale, che ritenne superfluo il ballottaggio dopo il ritiro di Barrantes.
Nel suo discorso inaugurale (28 luglio) García annunciò che il P. avrebbe destinato solo il 10% del valore delle sue esportazioni al pagamento del debito estero e che il governo avrebbe rinegoziato tale debito direttamente con i creditori e non col Fondo Monetario Internazionale. Ai primi di agosto la nuova amministrazione peruviana congelò i depositi bancari in dollari, ridusse i tassi d'interesse, svalutò l'inti (la nuova moneta, introdotta nel febbraio 1985) e bloccò i prezzi di beni e servizi essenziali; a fine estate rescisse i contratti con alcune compagnie petrolifere straniere che nel 1980 avevano ottenuto esenzioni fiscali in cambio dell'impegno, non mantenuto, di ricercare nuovi giacimenti (la statunitense Belco Petroleum Corporation fu nazionalizzata a dicembre). In politica estera García prese le distanze dagli USA dando vita, il giorno del suo insediamento, con i presidenti di Argentina, Brasile e Uruguay al ''Gruppo di Lima'', per sostenere il ''Gruppo di Contadora'' nella ricerca di una soluzione negoziata al conflitto in Centroamerica.
Agli iniziali risultati positivi in campo economico (a fine 1986 l'inflazione era scesa dal 158 al 63% e il prodotto interno lordo cresciuto dell'8,5%) non fecero riscontro successi nella lotta al terrorismo: nel febbraio 1986 il governo estese per 60 giorni all'intera nazione lo stato di emergenza, imponendo alla capitale e al porto del Callao un coprifuoco di quattro ore, mentre una commissione ''pacificatrice'' voluta dal presidente si dimise per protestare contro il bagno di sangue (250 morti) con cui era stata repressa una rivolta di detenuti di Sendero Luminoso, scoppiata a giugno in tre istituti di pena di Lima.
Il ritardo nel pagamento del debito estero (salito a 14,4 miliardi di dollari a fine 1986) impedì al P. di ricevere nuovi prestiti dalla comunità finanziaria internazionale; il governo dovette imporre nuove misure di austerità, che causarono una ripresa degli scioperi, mentre un vivace dibattito si aprì sul progetto di nazionalizzazione delle banche e degli istituti assicurativi e finanziari privati, approvato dal Congresso nel settembre 1987. Per contenere l'inflazione, che dal 114,5% di fine 1987 aveva superato il 1000% a metà del 1988, nel settembre 1988 fu varato un "programma graduale di aggiustamento economico" basato su successive svalutazioni dell'inti, l'eliminazione progressiva dei sussidi statali ad alcuni prodotti di base e l'aumento dei prezzi di quelli petroliferi; il potere d'acquisto dei lavoratori diminuì drasticamente, senza che l'inflazione rallentasse (2.775% a fine 1989). Sul fronte della lotta al terrorismo, dall'estate 1988 i militari furono autorizzati a un maggior uso della forza per contrastare l'alleanza stretta tra guerriglieri e trafficanti di droga nella valle dell'alto Huallaga, una delle principali zone di coltivazione della coca.
La violenza terroristica conobbe un'impennata in occasione delle elezioni municipali del novembre 1989, che Sendero Luminoso tentò di sabotare minacciando di morte i candidati e quanti si fossero recati alle urne. I risultati delle elezioni evidenziarono la perdita di consensi dell'APRA a favore del Frente Democrático (FREDEMO), formazione di destra nata nel febbraio 1988 dall'unione di AP, PPC e Movimiento Libertad (sorto nel 1987 per iniziativa dello scrittore M. Vargas Llosa per contrastare il progetto di nazionalizzazione del credito).
Le elezioni generali dell'8 aprile 1990 confermarono il declino delle sinistre. Nelle consultazioni per il Congresso nessun partito ottenne la maggioranza: il FREDEMO guadagnò 63 seggi alla Camera e 20 al Senato, mentre l'APRA scese, rispettivamente, a 49 e 16 seggi; Cambio 90, nuova compagine indipendente, ottenne 34 deputati e 14 senatori. Nelle presidenziali approdarono al ballottaggio Vargas Llosa per il FREDEMO (27,6% dei voti) e A. Fujimori, oscuro agronomo di origine giapponese, candidato di Cambio 90 (24,62%). Invocando "onestà, lavoro duro e tecnologia" e pronunciandosi contro le radicali misure di austerità e le privatizzazioni promesse dal suo avversario, Fujimori ottenne il consenso dei lavoratori e della popolazione di origine indiana e meticcia; grazie al sostegno dell'APRA e di IU poté quindi aggiudicarsi il ballottaggio (10 giugno) con il 56,53% dei voti.
Privo di maggioranza parlamentare, il presidente costituì un governo di unità nazionale (composto da tecnici, indipendenti di destra e sinistra, membri delle forze armate), che, contraddicendo le posizioni assunte in campagna elettorale, varò ad agosto drastiche misure di austerità (aumento del 3000% della benzina, rincari tra il 300 e il 500% di generi alimentari, tariffe di trasporti pubblici, ecc.), iniziò la privatizzazione delle imprese statali e avviò trattative col FMI per ottenere nuovamente accesso ai crediti internazionali. Nel giugno 1991 Fujimori ottenne dal Congresso poteri legislativi di emergenza per 150 giorni: a novembre se ne servì per concedere poteri straordinari all'esercito nella lotta alla sovversione e sancire la privatizzazione della scuola, l'eliminazione del monopolio statale su telecomunicazioni, servizi postali e trasporti ferroviari e lo smantellamento del sistema di sicurezza sociale.
Il 5 aprile 1992, con l'appoggio delle Forze Armate, Fujimori sciolse il Congresso e sospese la costituzione, motivando il provvedimento con la necessità di sconfiggere la corruzione, il terrorismo, il narcotraffico e assicurare la ripresa economica del paese. Un governo di emergenza costrinse alle dimissioni oltre cento magistrati, preannunciando la completa ristrutturazione del sistema giudiziario e la redazione di una nuova costituzione a opera di un Congresso Costituente Democratico, la cui elezione fu fissata per il 22 novembre. L'appello di alcuni partiti del disciolto Congresso a prendere le armi in difesa della democrazia non fu raccolto dalla popolazione; anche a livello internazionale, non si andò oltre una generica riprovazione per il golpe presidenziale, accompagnata da una sospensione temporanea degli aiuti economici, in attesa del ritorno alla democrazia. La cattura dei capi del MRTA a giugno e di Sendero Luminoso a settembre rafforzarono la posizione del presidente: nelle elezioni del 22 novembre la coalizione formata da Cambio 90 e Nueva Mayoría (gruppo indipendente nato attorno ad alcuni ex ministri di Fujimori) ottenne il 38% dei voti e 44 degli 80 seggi in palio. Dei partiti tradizionali solo il PPC non boicottò le elezioni, ottenendo il 7,7% dei voti e 8 seggi. All'indomani delle consultazioni riprese il flusso degli aiuti internazionali, incoraggiati dai giudizi positivi espressi dal FMI sull'azione esercitata dal governo per ridurre l'inflazione (dal 7600% del 1990 al 57% del 1992).
Il 31 ottobre 1993 i Peruviani furono chiamati a esprimersi sul progetto di costituzione elaborato dal Congresso Costituente; il testo, approvato dal 53% dei votanti, fu firmato dal presidente Fujimori il 29 dicembre. Rispetto a quella del 1979, la nuova costituzione ha rafforzato le prerogative del presidente, conferendogli il diritto di nominare gli ambasciatori e di concedere promozioni ai militari, consentendone inoltre la rielezione per un secondo mandato consecutivo; un'Assemblea legislativa monocamerale ha sostituito il Congresso nazionale ed è stata introdotta la pena capitale per i reati connessi al terrorismo.
Gli attentati dinamitardi compiuti a Lima nel marzo 1994 da Sendero Luminoso hanno vanificato i colloqui avviati dal governo con i capi dell'organizzazione terroristica detenuti in carcere, per la concessione di un'amnistia ai guerriglieri ancora in libertà in cambio della loro rinuncia alla lotta armata. Sul piano internazionale, nel vertice di Caracas del 4 aprile 1994 il P. è stato riammesso a far parte del Patto Andino, dopo quasi due anni di sospensione.
Bibl.: S.M. Gorman, Post-revolutionary Peru: The politics of transformation, Boulder (Colorado) 1981; C. Jiménez, Los movimientos populares en el Perú: cambios radicales, Buenos Aires 1984; M. Reid, Peru: paths to poverty, Londra 1985; J.M. Uriarte, Transnational banks and the dynamics of the Peruvian foreign debt and inflation, New York 1985; E. Morales, Coca and cocaine economy and social change in the Andes of Peru, in Economic Development and Cultural Change, 35 (ottobre 1986); G. Smith, Livelihood and resistance: Peasants and the politics of the land in Peru, Berkeley 1989; A. Labrousse, A. Hertoghe, Le Sentier Lumineux du Pérou, Parigi 1989; F. Prieto Celi, El golpe, Lima 1992.
Letteratura. - Gli anni Sessanta segnano nella narrativa del P., accanto all'esplosione dell'opera di M. Vargas Llosa (v. App. IV, iii, p. 792 e in questa Appendice), la conclusione della parabola di J.M. Arguedas (m. suicida nel 1969), iniziata negli anni Trenta con i primi racconti. Dopo Todas las sangres (1964; trad. it., 1974), un vasto affresco del mondo rurale del P., nel passaggio contraddittorio da un sistema di tipo feudale alla modernizzazione, Arguedas inizia a scrivere un nuovo romanzo, El zorro de arriba y el zorro de abajo, ambientato in un porto peschereccio, in cui vuol rendere conto del convulso processo di trasformazione che investe il paese. Al tempo stesso introduce nel racconto il mondo mitico, derivato da un testo in lingua quechua del periodo coloniale, come chiave per interpretare la modernità. I capitoli del romanzo si alternano con una serie di diari; un diario finale e una serie di lettere di addio annunciano il suicidio dello scrittore, che costituisce l'autentico epilogo del romanzo, con una straziante irruzione del vissuto e della morte nel testo letterario. Dopo una reazione sconcertata o negativa della critica, il libro, pubblicato postumo nel 1971 (trad. it., 1991), si è imposto come una delle opere più audaci e innovatrici della letteratura ispanoamericana. M. Scorza (1928-1983; v. in questa Appendice) riprende la tematica indigenista con un ciclo di cinque romanzi, pubblicati tra il 1970 e il 1979, imperniati sulle lotte per la terra di una comunità indigena. La narrativa urbana è rappresentata, oltre che da Vargas Llosa, soprattutto da J.R. Ribeyro (n. 1929), i cui racconti sono stati riuniti in quattro volumi sotto il titolo La palabra del mudo. Anche C.E. Zavaleta (n. 1928) ha dato il meglio di sé in una serie di racconti, che spaziano tra il mondo della sierra e quello urbano, spingendosi fino ad affrontare i problemi più brucianti del P. di oggi. A. Bryce Echenique (n. 1939; v. in questa Appendice) esordisce nel 1970, dopo alcuni racconti, con il romanzo Un mundo para Julius, che offre uno spaccato della vita della capitale attraverso le vicende di un adolescente della classe alta. Nei romanzi successivi la scena si sposta sul mondo dei latinoamericani che vivono in Europa, con accenti d'intenso umorismo. Tra gli esponenti delle ultime generazioni emerge soprattutto M. Gutiérrez (1940), che con l'ampio romanzo La violencia del tiempo (1991) ha fornito una lettura della storia peruviana attraverso una saga familiare. Il ritorno alle grandi dimensioni narrative si riscontra anche nel recente romanzo di E. Rivera Martínez (n. 1935), Historia de Jauja, del 1993. La selva amazzonica diviene protagonista del romanzo del poeta C. Calvo (n. 1940), Las tres mitades de Ino Moxo (1981; trad. it., 1982). Con G. Martínez (n. 1942) e in particolare con il suo Canto de sirena (1977) irrompe nella letteratura peruviana il mondo nero della costa. Tra i narratori più giovani va ricordato almeno, per i suoi racconti, C. Jara (n. 1950).
Anche nella poesia va registrata innanzi tutto la compresenza attiva di varie generazioni. Dopo la scomparsa di M. Adán (1908-1985) e X. Abril (1905-1990), è rimasto E.A. Westphalen (n. 1911) a rappresentare il gruppo dei pionieri legati alle avanguardie storiche. Oltre ad avere riunito le sue poesie complete sotto diversi titoli, Westphalen ha pubblicato nuovi testi che testimoniano la persistenza del suo fervore creativo. La cosiddetta ''generazione del Cinquanta'' ha confermato la sua articolazione particolarmente ricca. J. Sologuren (n. 1921), dopo avere riunito la sua produzione sotto il titolo Vida continua, prosegue nelle sue ultime prove la ricerca di un'espressione sempre più essenziale; J.E. Eielson (n. 1924) negli ultimi anni ha diradato i propri interventi poetici a favore della pittura; B. Varela (n. 1926) offre con Canto villano (1986), che raccoglie la sua poesia, un esempio di rigore e intensità; C.G. Belli (n. 1927) ha proseguito in numerose plaquettes il suo discorso poetico fondato sulla tensione tra angoscia esistenziale e apparato formale modellato sulla tradizione petrarchista e barocca; A. Romualdo (n. 1926), dopo Poesía íntegra (1986), che riunisce tutti i suoi libri precedenti, ha mantenuto il suo intenso sperimentalismo, fondato sul plurilinguismo e il montaggio.
Vanno ancora ricordati F. Bendezú (n. 1928), un lirico intenso nutrito della migliore esperienza classica e contemporanea; W. Delgado (n. 1927), fedele alla lezione di C. Vallejo; P. Guevara (n. 1930), che dopo un lungo silenzio annuncia una nuova poesia alimentata da un rapporto complesso con la contemporaneità. La poesia d'impegno politico trova i suoi interpreti soprattutto in M. Florián (n. 1917), G. Valcárcel (1921-1992), J.G. Rose (1928-1983). La ''generazione del Sessanta'', anch'essa ricca di voci ormai affermate, ha i suoi punti di riferimento maggiori in C. Calvo e in A. Cisneros (n. 1942), che ha portato nella poesia peruviana un'inedita nota di umorismo. La lirica di M. Martos (n. 1942) si alimenta con altrettanto vigore dei problemi esistenziali e delle suggestioni culturali. Nei poeti più giovani la tendenza prevalente è quella che spinge alla contaminazione dei linguaggi. Lo testimoniano, tra gli altri, poeti come R. Hinostroza (n. 1941), J. Watanabe (n. 1946), E. Verástegui (n. 1950). Tra i poeti attivi fuori dal P. emergono i nomi di A. Cillóniz (n. 1944) e M. Cabrera (n. 1945). Il ricco contributo femminile alla lirica trova momenti significativi in C. Ollé (n. 1950) e A.M. Gazzolo (n. 1951). Non vanno poi dimenticati i poeti che scrivono nelle lingue indigene: oltre a Arguedas, Kilku Waraka, pseudonimo di A. Alencastre (1909-1984) e L. Flores Palomino (n. 1937) per il quechua, e J.L. Ayala (1944) per l'aymara.
Il teatro, che ha visto tra l'altro l'impegno di scrittori come Vargas Llosa e Ribeyro, ha dato il meglio di sé, più ancora che nei testi, nell'attività di alcuni gruppi, tra i quali va citato almeno Cuatrotablas. La critica letteraria ha avuto uno sviluppo notevole negli ultimi anni, e ha i suoi punti di riferimento più saldi in A. Escobar (n. 1929) e A. Cornejo Polar (n. 1936).
Bibl.: Antología de la poesía peruana, Prólogo, selección y notas de A. Escobar, 2 voll., Lima 1973; W. Delgado, Historia de la literatura republicana, ivi 1980, 19842; Poesía peruana. Antología general, t. iii, De Vallejo a nuestros días, Prólogo, selección y notas de R. González Vigil, ivi 1984; Antología general de la prosa en el Perú, iii, De 1895 a 1985, Prólogo, selección, notas y epílogo de E. Ballón, ivi 1986; A. Cornejo Polar, Historia de la literatura del Perú republicano, in Historia del Perú, ivi 1989, t. viii, pp. 9-188; M.A. Rodríguez Rea, El Perú y su literatura. Guía bibliográfica, ivi 1992; La generación del Cincuenta. Antología poética de la promoción 45/50, a cura di M. Martos, in Documentos de Literatura, 1 (1993); J. Noriega Bernuy, Poesía quechua escrita en el Perú, Lima 1993.
Arte. - Fin dagli anni Cinquanta la ricerca di radici nella cultura preispanica ha caratterizzato l'attività di molti artisti peruviani. Nel decennio successivo, sulla scena artistica apparvero le prime esperienze della pop art (che ebbero l'appoggio di gruppi industriali e finanziari) affiancate da ricerche d'impronta geometrica e, in modo più limitato, concettuale. Su tali tendenze si sono poste le basi di esperienze di carattere peculiarmente nazionale.
Il riformismo nazionale del generale J. Velasco Alvarado, presidente del P. dal 1968 al 1975, ha coinvolto artisti che, con l'appoggio statale − evento senza precedenti in P. − si sono impegnati a indagare nella realtà urbana e in quella rurale e, in sintonia con la linea politica governativa, hanno cercato d'inserirsi nello spazio urbano, coinvolgendo le masse con manifestazioni di carattere popolare. Tale tendenza è stata definita Pop achorado da J. Ruiz Durand (n. 1940), che ha trovato fonte d'ispirazione nella Reforma Agraria intrapresa da Velasco Alvarado nel 1969; con una sovvenzione governativa, Ruiz Durand e altri artisti hanno realizzato una campagna per divulgare l'importanza della riforma e procurarle consensi. F. Mariotti (n. 1943) e L. Arias Vera (n. 1932) sono stati promotori, nel 1971 e nel 1972, di Contacta, manifestazioni che, come i Festivales de arte total, sconfinando dal campo puramente artistico, offrivano spazio all'erudizione ma rispondevano anche a esigenze di massa e popolari.
Anche se il Pop achorado sembra porsi come superamento delle inquietudini degli anni Cinquanta, la ricerca del segno precolombiano così come il precedente movimento indigenista rimangono coordinate culturali costanti che in campo artistico evidenziano quanto la componente precolombiana, essenziale nell'inconscio peruviano, serva a creare una contrapposizione dialettica al modello europeo, indiscusso per secoli, mentre dal punto di vista sociale fanno prendere coscienza delle inaccettabili condizioni in cui è tenuto l'indio.
Nel 1974 una grande manifestazione ha per titolo Inkari, con significativo riferimento al mito quechua basato sulla credenza che l'Inca, l'imperatore, risusciterà dando nuovamente prosperità alla terra e libertà al popolo indio. Ideata a mo' di ''piramide nazionale'', al cui vertice è Lima, la manifestazione è stata contenitore di eventi artistici e folcloristici, apice della politica culturale propugnata da Velasco e, con l'attenzione alla vita popolare urbana e rurale, ha tracciato un'altra coordinata nella cultura peruviana.
L'entusiasmo per il riformismo è continuato anche dopo la fine del periodo di Velasco. Durante il regime del generale F. Morales Bermúdez (1975-80), nel 1976, il Premio Nacional de Cultura Baltazar Gavilán per la scultura viene conferito al vecchio artigiano di Ayacucho J. López Antay (1897-1981), la cui attività s'inserisce nella tradizione dei variopinti altari popolari (retablos). Nel 1977 la partecipazione peruviana alla Biennale di San Paolo è costituita da arte popolare. È emersa però, contemporaneamente, una tendenza che, pur attingendo a questo stesso tipo di arte, si colloca in una prospettiva più erudita, in quanto risultato di consapevolezza critica. Al riformismo peruviano hanno offerto contributi anche artisti stranieri: nel 1976 il pittore olandese K. Appel ha donato un murale a una borgata di Lima.
Finita la simbiosi tra arte e stato, al termine del periodo del generale Velasco Alvarado, gli artisti hanno cercato di allearsi con organizzazioni politiche e sindacali: senza un effettivo appoggio economico, hanno continuato a operare al di fuori delle gallerie, inventando un mercato alternativo rivolto a una classe economica media con un livello d'istruzione superiore. Il campo della grafica è risultato particolarmente adeguato allo scopo, e un significativo esempio di questo indirizzo è il gruppo Huayco EPS: Huayco è termine quechua, che significa "valanga"; EPS è la sigla di Estética de Proyección Social, ma corrisponde anche a quella delle Empresas de Propiedad Social, proprietà cooperative create e promosse durante il governo di Velasco; e con questa doppia lettura si riafferma la linea del riformismo.
Il gruppo Huayco EPS ha esteso la sua azione a insolite denunce sociali e ha dato rilevanza ironica a miti popolari: in tale sfera rientrano le immagini dedicate a Sarita Colonia, giunta a Lima dalla provincia e morta a metà del secolo, oggetto di devozione nelle borgate. Su di lei il gruppo ha realizzato serigrafie e quadri alla stregua di santini; nel 1980 ha eseguito all'ingresso di Lima, a fianco dell'autostrada Panamericana, un grande ''mosaico'', le cui tessere sono costituite da scatolame vuoto dipinto.
Oltre al fenomeno artistico prodottosi curiosamente durante la dittatura militare, in parallelo e successivamente il panorama dell'arte peruviana presenta apporti diversi: dall'immaginario fantastico della pittrice T. Tsuchiya (1930-1984) al surrealismo delle figure che richiamano donne, assemblate con pezzi di vecchie macchine da cucire e dotate di movimento per mezzo di elettricità, dello scultore F. Sánchez (n. 1935); dalle accurate sculture in ceramica di C. Runcie (n. 1958) alle proposte di neo-espressionismo astratto del pittore A. Máro (n. 1928); dal neo-espressionismo figurativo del pittore D. Herskovitz (n. 1925) all'iperrealismo pittorico delle insinuanti fanciulle di R. Hastings (n. 1943); e, infine, l'astrattismo della scultrice L. Mutal (n. 1939). J. Tola (n. 1943), vincitore del premio di pittura della ii Biennale dell'Avana (1987), esprime con un linguaggio moderno reminiscenze di miti autoctoni: le sue figure si snodano sulle pareti come quelle dei grandi disegni sulla terra della cultura nazca. Vedi tav. f.t.
Bibl.: M. Lauer, Introducción a la pintura peruana del siglo XX, Lima 1976; Pintura contemporanea, 2 voll., introduzione di T. Núñez Ureta, ivi 1976; G. Buntinx, Arte joven peruano. El post-velasquismo pictórico, in Arte en Colombia, 26 (febbraio 1985), pp. 42-47; J. Acha, José Tola, catalogo per la iii Bienal de la Habana, Lima 1989; B. Rodríguez, La pintura de Antonio Máro, in Arte en Colombia, 42 (dicembre 1989), pp. 80-83.
Musica. - La musica peruviana del primo quarto del 20° secolo è caratterizzata dalla corrente nazionalistica, che, nata nell'ultima parte del 19° secolo, si ispirava alle forme musicali del folclore o da esso traeva i soggetti per le opere. La musica quechua e quella mestiza si manifestano in varia misura nelle composizioni di D. Alomía Robles (1871-1942), M. Aguirre (1863-1951), L. Pacheco de Céspedes (n. 1895), C. Sánchez Málaga (n. 1904) e T. Valcárcel (1902-1942). Il rinnovamento cominciò negli anni Venti, con l'arrivo di A. Sas-Orchassal (1900-1967) e R. Holzmann (n. 1910), due compositori di origine europea che introdussero in P. le moderne tecniche di composizione, dall'atonalismo al serialismo, e favorirono in pari tempo il recupero della ricca tradizione musicale indigena.
Giunto nel 1924 a Lima e divenuto direttore dei concerti di musica da camera dell'Academia Nacional de Música y Declamación, Sas-Orchassal, di origine franco-belga, è stato fondatore e direttore dell'Academia de Música de Sas-Rosay, e, a partire dal 1951, direttore del Conservatorio di Lima. È autore di un'ampia produzione musicale comprendente composizioni per il teatro, orchestrali e da camera. Di origine tedesca, Holzmann si è trasferito in P. nel 1938, mantenendo dal 1945 al 1957 la carica di professore di composizione presso il Conservatorio nazionale di musica, dove ha avuto per allievi i maggiori rappresentanti della musica peruviana degli anni Sessanta. Ha dato un contributo assai notevole agli studi di etnomusicologia.
Fra gli allievi di Sas-Orchassal e Holzmann che vennero affermandosi intorno alla metà del 20° secolo, si ricordano alcuni compositori della generazione nata per lo più durante gli anni Venti, come E. Iturriaga (n. 1918), J. Malsio (n. 1924), C. Garrido Lecca (n. 1926), E. Pinilla (n. 1927), F. Pulgar Vidal (n. 1929) e L. La Rosa (n. 1931).
Iturriaga, che si è perfezionato negli anni Cinquanta a Parigi con A. Honegger, è una delle figure più rappresentative del periodo; a lui si deve una forte influenza sulla formazione delle generazioni più giovani di compositori. Tra le opere significative, Cancion y muerte de Rolando, per soprano (1947), Suite per orchestra, primo premio al Festival musicale interamericano di Caracas (1957), e Vivencias - Quattro Fragmentos para orquesta (1965), significativa per la ripresa della tecnica dodecafonica. Malsio, che ha studiato con P. Hindemith presso l'università di Yale, e con A. Schönberg a Los Angeles, è autore di composizioni in stile neoclassico, come il Concerto grosso (1945) e il Preludio y Toccata, per pianoforte (1952), cui sono seguiti lavori atonali e musica elettronica. Garrido Lecca, allievo di D. Santa Cruz al conservatorio di Santiago del Chile (1950), durante gli anni Sessanta si è dedicato alla tecnica dodecafonica, soprattutto in opere orchestrali come la Sinfonia (1960) e le Laudes (1963), e al serialismo, rielaborando in pari tempo materiali della tradizione musicale nazionale, come in Elegia a Machu Picchu, per orchestra (1965), Apu Inka Atahualpaman, per solista, voce recitante, tre cori e orchestra (1971), Intihuatana, per quartetto d'archi (1968), e Antaras, per due quartetti d'archi e due bassi (1970). Pinilla, che ha studiato con Honegger a Parigi e C. Del Campo a Madrid, ha seguito più tardi i corsi di B. Blacher alla Hochschule für Musik di Berlino. Si è inoltre dedicato alla musica elettronica, lavorando con V. Ussachevsky presso il Centro di musica elettronica dell'università di Columbia-Princeton di New York. Tra le sue composizioni più significative degli anni Sessanta si ricordano Tre Movimenti, per pianoforte e percussioni (1961), Canto para Orquesta n. 1 (1963), Festejo, per orchestra (1965), Evoluciones n. 1 (1967) e Prisma, per musica elettronica (1967). Pulgar Vidal ha studiato tecnica dodecafonica con il colombiano R. Pineda-Duque a Bogotà. In molte delle sue composizioni si richiama a forme strumentali e temi della tradizione nazionale, rielaborati attraverso l'uso delle tecniche di composizione moderne: su un motivo tradizionale peruviano sono basati gli 11 Pezzi corali (1968) e la cantata Apu Inqa (1970), per voce recitante, coro e orchestra. La Rosa, autore di opere seriali nei primi anni Settanta, si è parimenti orientato alla ripresa e alla rielaborazione di temi della tradizione nazionale.
Fra i maggiori rappresentanti dell'avanguardia affermatisi a partire dagli anni Sessanta, e che hanno dominato la nuova musica peruviana degli ultimi tre decenni, figurano C. Bolaños (n. 1931), allievo di Sas-Orchassal al conservatorio di Lima e di A.E. Ginastera al Centro latino-americano de altos estudios musicales dell'Istituto ''Di Tella'' di Buenos Aires; O. Pozzi Escot (n. 1931), allieva all'Academia de Música Sas-Rosay di Lima, e ancora presso la Julliard School of Music di New York e la Staatliche Hochschule für Musik di Amburgo ed E. Valcárcel (n. 1932), anch'egli allievo di Ginastera all'Istituto ''Di Tella'', e più tardi di Ussachevsky e A. Lanza al Centro di musica elettronica della Columbia University di New York (1966-68).
Bolaños è probabilmente la personalità di maggior spicco della nuova musica peruviana. Fra i primi compositori peruviani a far uso di strumenti elettronici, ha seguito i corsi di musica elettronica presso l'Istituto RCA di Tecnologia elettronica di New York (1954-63). Incaricato di composizione e tecniche audio-visuali presso il Laboratorio di musica elettronica dell'Istituto ''Di Tella'' durante gli anni Settanta, ha composto in particolare Intensidad y Altura, per nastro magnetico, su testi di C. Vallejo (1964); Espacios I, II e III (1966-68), musica elettronica per danza; Sialolecibi, per pianoforte e un narratore-mimo-attore (1970); e Cancíon sin palabras, musica elettronica con strumento (1970). Assai notevole il suo contributo alla diffusione del teatro musicale d'avanguardia nel suo paese, come in Divertimento III, per 4 strumenti e percussione (1967); alla rappresentazione multimediale, come in Alfa-Omega, su testi biblici, per 2 voci recitanti, coro, 2 ballerine, 3 percussioni, strumenti, nastro magnetico, proiezioni e luci (1967); e I-10-AIFG/Rbt-1, per 3 voci recitanti, 3 strumenti, 2 percussioni, 2 operatori di cabina, 9 proiettori di diapositive e nastro magnetico del 1968. Pozzi Escot, che si è trasferita negli USA, insegnando per molti anni presso il New England Conservatory of Music, ha mantenuto stretti contatti con il proprio paese, influenzandone lo sviluppo musicale. Delle sue composizioni si ricorda Lamentos, per soprano, strumenti e percussione (1962). Anche Valcárcel, che dal 1965 è professore di composizione presso il Conservatorio di Lima, ha perseguito nelle sue composizioni una sintesi fra tradizione indigena e moderne tecniche compositive, dalla dodecafonia alla musica aleatoria a quella elettronica. Fra le opere più significative con le quali egli si è affermato sulla scena musicale del suo paese, si ricordano Espectros I, per flauto, viola e pianoforte (1964), ed Espectros II, per corno, violoncello e pianoforte (1966); Aleaciones, per orchestra (1966); Invencion para sonidos electronicos (1966); Hiwana Uru ("Il giorno della morte"), per 11 strumenti (1967); Canto Coral a Tupac Amaru II, per coro, 2 percussioni, nastro e luci (1968), e Antaras (1968) per flauto, percussioni e suoni elettronici.
Bibl.: G. Béhague, Music in Latin America: an introduction, Englewood Cliffs 1979, pp. 310-14; E. Pinilla, Informe sobre la musica en el Perù, Lima 1980.
Cinema. - Il primo film realizzato in P. fu Los centauros peruanos, un documentario del 1911 sulle esercitazioni della cavalleria peruviana; successivamente si sviluppò, per tutti gli anni Dieci, una modesta produzione di cortometraggi. Soltanto nel 1927 fu prodotto il primo lungometraggio, Luis Pardo, diretto, sceneggiato e interpretato da E.C. Villanueva. Il sonoro comparve nel 1934 con Resaca, del cileno A. Santana. Durante gli anni Trenta la produzione conobbe un discreto sviluppo giocando soprattutto la carta del cinema di genere (commedie, melodrammi e polizieschi), sull'esempio messicano e argentino. Dal 1937 al 1940 il mercato fu dominato dalla Amauta Films, per cui lavorarono R. Villaran (La bailarina loca, 1937) e S. Salas (El guapo del pueblo, 1939). Nel dopoguerra, fino al 1956, si assiste a un lungo vuoto produttivo. Negli anni Cinquanta si segnala l'attività del Cine Club Cuzco, un centro di ispirazione cattolica fondato nel 1955, che produsse interessanti documentari sugli indigeni (Carnaval de Kanas, di M. Chambi, 1957) e film in lingua quechua (Kukuli di L. Figueroa, C. Villaneuva, E. Nishiyama, 1961).
Negli anni Sessanta, visibilmente influenzata dalla televisione, la produzione si muove sugli standard del film commerciale; fa eccezione l'opera di A. Robles Godoy che nel 1965 gira il suo primo lungometraggio, Ganaras el pan, seguito da En la selva no hay estrella (1966) e da La muralla verde (1970). Dopo il golpe militare del 1968, il governo riformista si fa promotore di una legge sul cinema (promulgata nel 1972) che incrementa la produzione dei cortometraggi, a scapito dei lungometraggi. Soltanto verso la fine degli anni Settanta il cinema peruviano conosce una certa rinascita attraverso film significativi, dal punto di vista dell'arte e della cultura nazionale, come Los perros hambrientos (1977) di L. Figueroa, tratto da un romanzo di C. Alegrìa; Kuntur Wachana (Dove nascono i condor, 1977) di F. Garcia; e Muerte al amanecer (1977) di F. Lombardi. A questi registi si devono anche i maggiori film degli anni seguenti: a Figueroa si deve Yawar fiesta (1980), tratto da un romanzo di J. Argueda; a Garcia, oltre a El caso Huayanay: testimonio de parte (1980), e a La manzanita del diablo (1991), si deve la trilogia Melgar, el poeta insurgenta insurgente (1982), Tupac Amaru (1983) e El socio de Dios (1986), nella quale traccia la storia di un giovane seminarista indio, che abbraccia la causa dell'indipendenza; a Lombardi, certamente il più dotato, Maruja en el infierno (1983), La ciudad y los perros (1985), tratto dal romanzo di Vargas Llosa e presentato al festival di Cannes 1985, La boca del lobo (1988) e Caìdos del cielo (1991). Il Grupo Chaski ha a sua volta ottenuto un buon successo internazionale con Gregorio (1984), realistico ritratto di un ragazzo emigrato a Lima dalla campagna.
Bibl.: AA.VV., America latina: lo schermo conteso, Venezia 1981.