persuasione morale
loc. s.le f. Opera di convincimento, esercitata con autorevolezza, che si propone di orientare scelte e comportamenti.
• il presidente del Consiglio superiore della magistratura, che è il capo dello Stato Giorgio Napolitano, sarà inevitabilmente spinto, sulla scia di suoi precedenti interventi, a richiamare i pm, non soltanto con la sua persuasione morale ma con i suoi poteri di primo magistrato d’Italia, al rispetto della Costituzione. (Giuliano Ferrara, Giornale, 13 marzo 2011, p. 1, Prima pagina) • Certo, alla rielezione si è arrivati perché si è ritenuto che nessuno meglio di Napolitano è oggi in grado di agevolare la formazione del nuovo governo, ma non si è voluto stabilire una sorta di ticket per cui alla sua rielezione va in abbinata una soluzione di grande coalizione quale quella sostenuta dall’onorevole [Silvio] Berlusconi che non a caso immagina un convergenza di indirizzo di governo fra Presidenza della Repubblica e governo analoga a quella che può darsi in Francia ed è da noi preclusa dal fatto che il Capo dello Stato non condivide funzioni di governo con l’Esecutivo, ma ha quelle responsabilità di garanzia e persuasione morale di cui si è detto. (Sergio Bartole, Piccolo, 24 aprile 2013, p. 26) • Il ruolo del capo dello Stato è di «arbitro», un arbitro «discreto» ma «non silente» che interviene «senza proclami» quando «il meccanismo si inceppa», e «c’è qualche motivo di crisi»: entra in azione con un’opera di «persuasione morale», di «convincimento» condotti con assoluta «discrezione». Come già accaduto altre volte [Sergio] Mattarella usa i ragazzi perché i «grandi» intendano. (A. Pic., Avvenire, 17 marzo 2017, p. 8, Attualità).
- Composto dal s. f. persuasione e dall’agg. morale, ricalcando l’espressione ingl. moral suasion.
- Già attestato nella Repubblica del 14 ottobre 1986, p. 52, Economia (Marco Ruffolo).