PERIGOUNE (Περιγούνη)
Figlia di Sinis, il ladrone ucciso da Teseo sull'Istmo, divenuta poi la moglie di quest'ultimo cui partorì un figlio, Melanippo; successivamente lo stesso Teseo la dette in isposa a Deione, figlio di Eurithos da Oichalia (cfr. Plut., Tes., cap. viii; Paus., x, 25, 7). Secondo Igino (Fab., 118), P. avrebbe avuto da Deione un altro figlio, Niso re di Megara, ma sussistono dubbi sull'autenticità del passo in questione.
La rappresentazione di P. compare su due esemplari di pittura vascolare illustranti l'inseguimento delle figlie di Sinis ad opera di Teseo: forse anche in qualche altra scena può riconoscersi la fanciulla; comunque essa non ha una puntualizzazione iconografica tale da distinguersi dalle giovani donne che si sottraggono fuggendo all'eroe ateniese. Sul primo vaso, un'idria vulcente a figure rosse nel museo di Firenze, compare nel fregio più grande una scena variamente interpretata (per lo Zannoni si tratta di Elena che corre da Agamennone per sottrarsi a Menelao armato di doppia lancia) in cui è da vedersi, con tutta verosimiglianza, un episodio appunto della leggenda di Teseo: questi, giovane nudo armato della doppia lancia, con clamide affibbiata sul collo e petaso legato dietro le spalle, insegue P. che si volge con la testa verso di lui, tutta avvolta in un manto del quale raccoglie con un braccio le pieghe, mentre alza l'altro come a chieder mercé, o in segno di terrore: sul suo capo è un berretto piatto a punta, una specie di pìlos, da cui sfuggono i corti capelli ricciuti; le sue compagne o sorelle si muovono impetuosamente dalle due parti della figura centrale di Teseo, come a partecipare l'accaduto a un vecchio barbuto appoggiato ad un'asta; ma è dubbio se sia da vedervi il padre di P. - come pur vorrebbero alcuni - perché questi, almeno a quanto testimonia la narrazione plutarchea, viene ucciso prima che Teseo si innamori della figlia.
Sulla seconda anfora àpula, trovata a Ruvo e ora nel museo di Napoli, appare nella scena principale una amazzonomachia: sul collo del vaso è invece l'inseguimento delle figlie di Sinis ad opera di Teseo, che mostra la stessa iconografia del vaso precedente, dal petaso gettato dietro le spalle a sottolineare che si tratta di un'impresa compiuta durante il viaggio dell'eroe verso Atene, alla doppia asta con cui egli minaccia P.; anche qui la fanciulla ha chitone e mantello, volge indietro la testa verso il suo assalitore alzando in gesto di terrore ambedue le mani; ha collana ed orecchini e una benda o diadema le cinge i capelli ricciuti; alle estremità della scena due vecchi barbuti reggono uno scettro ciascuno, al di sopra di un'ara e a loro si volgono le altre fanciulle fuggenti.
Bibl.: Höfer, in Roscher, III, 2, 1902-1909, c. 1964-5, s. v.; O. Wulff, Zur Theseussage, Dorpat 1892, p. 191, nota 146. Sul vaso di Firenze: F. Inghirami, Monumenti etruschi, V, i, Fiesole 1924, pp. 49-62, tav. IX; Th. Panofka, Theseus und Hippolyte als mimischer Waffenstanz, in Arch. Zeit., VIII, 1850, pp. 226-31, tav. XXI; Ch. Lenormant, Explication d'un vase de la Galerie de Florence, in Révue Arch., VI, 1850, pp. 605-41, tav. CXXIX. Sull'anfora di Ruvo: H. W. Schulz, Die Amazonen-Vase von Ruvo, Lipsia 1851, p. 7-8, tav. I; H. Heydemann, Die Vasensammlungen des Museo Nazionale zu Neapel, Berlino 1872, pp. 294-8, n. 2421.