Famiglia bolognese che si fa risalire a un Pepulo menzionato in un documento del 1202. I P. si affermarono a Bologna (sec. 13º) con Romeo (m. Avignone 1324) che venne esiliato (1321) dopo il fallito tentativo di insignorirsi della città da parte della fazione guelfa dei Geremei, e con Taddeo (m. 1347), figlio di Romeo, che, tornato in città dall'esilio (1327), guidò l'opposizione al predominio pontificio e, con l'aiuto del popolo, fu fatto signore (1337) con il titolo di conservatore di pace e di giustizia. Riuscì poi a ottenere il riconoscimento della sua autorità anche da Benedetto XII, da cui ebbe il titolo di vicario della Santa Sede (1340). I figli di Taddeo, Giacomo e Giovanni, cedettero Bologna all'arcivescovo Giovanni Visconti (1351); i successivi tentativi dei P. per riprendere la signoria (fine sec. 14º e sec. 15º) fallirono. La famiglia, che (1438-49) diede tre professori allo Studio bolognese, s'illustrò soprattutto nelle armi col conte Ugo, morto combattendo sotto Capua per Francesco I contro gli Spagnoli (1528). Nel sec. 18º si segnalarono per opere letterarie il conte Cornelio (1708-1777) e il figlio Alessandro (v.). Alle lotte del Risorgimento parteciparono, oltre al conte Carlo (v.) e al marchese Gioacchino Napoleone (v.), i fratelli Ugo, Giovanni e Achille, che si segnalarono nella difesa di Roma (1849). Dalla famiglia si staccò un ramo che ebbe baronie a Trapani e che fu illustrato da Agostino, fondatore a Trapani (inizio sec. 19º) di un museo (museo P.) ricco di raccolte pittoriche e archeologiche, sculture e opere d'arte locale (dal 1925 di proprietà dello stato).