Scultore greco (seconda metà sec. 5º a. C.) di Mende in Tracia. Si hanno testimonianze della sua attività a Olimpia e a Delfi. A E del tempio di Zeus a Olimpia ne è stata ritrovata (1875) la Nike marmorea che si innalzava su un pilastro triangolare, alto 9 m, di cui resta un blocco con l'iscrizione dedicatoria posta dai Messenî e Naupazî, e con la firma dello scultore che si dice vittorioso nel concorso per gli acroterî del tempio di Zeus. L'iscrizione fu interpretata nell'antichità come riferentesi a una vittoria contro Acarne ed Eniade (455), oppure a quella di Sfacteria (425), versioni riferiteci da Pausania il quale accetta la prima, che deve invece ritenersi errata. Questa iscrizione fece attribuire a P. le sculture del frontone est di quel tempio, come ci tramanda Pausania, che fu seguito da molti archeologi moderni. Ma di P. erano solo gli acroterî che, come ancora dice Pausania, consistevano in una Nike dorata al centro e in lebeti alle estremità, tema prediletto dal maestro che innalzò un'altra Nike a Delfi presso la Stoa degli Ateniesi. Per confronto con il panneggio sottile della Nike si è ricercata la mano di P. anche nel fregio del parapetto di Atena Nike ad Atene. Lo stile della Nike lo mostra artista della cerchia post-fidiaca.