BERTACCHI (Bertaca), Pellegrino
Nacque da Cesare e da Diamante Coiai il 6 giugno 1567 a Camporgiano in Garfagnana. Suo padre, fattore ducale in quella provincia, era fratello di Domenico, professore di medicina e medico del duca Alfonso II d'Este. Il B. diventò prete e fu nominato (1590 c.) rettore della chiesa di Castelnuovo. Entrò poi al servizio del cardinale Alessandro d'Este, di cui divenne segretario e maggiordomo. Fu a Roma, salvo frequenti brevi soggiorni in Garfagnana, dal 1605 al 1610. Nel 1607, essendosi reso vacante il vescovato di Modena, il suo nome fu incluso nella tema proposta dal duca alla S. Sede per la successione; ma la scelta di Roma cadde sul domenicano Lazzaro Pellicciari. Alla morte di costui (gennaio 1610), il duca Cesare lo propose nuovamente insieme con Ferrante Boschetti ed altri. Paolo V questa volta scelse il B., protetto da mons. Pietro Campori, anche lui garfagnino, allora intendente ed intimo familiare del cardinal nipote Scipione Borghese. Il B. fu esaminato il 17 marzo 1610 e consacrato il 28 dello stesso mese.
Il B. prese possesso della diocesi il 19 maggio e subito si accinse a risollevare le condizioni morali e religiose del clero e a rinsaldarne la disciplina. I suoi provvedimenti furono male accolti da parecchi ecclesiastici e qualcuno cercò di nuocergli denunciando alla Congregazione dei vescovi che il B. aveva un'illecita relazione con una suora. L'accusa apparve subito calunniosa e il vescovo, nonostante le opposizioni, continuò a "mostrarsi zelantissimo della disciplina ecclesiastica e a levare gli abusi". Nel maggio 1612 tenne un sinodo diocesano (Constitutiones et Decreta… d. Peregrini Bertacchi… in dioecesana synodo habita de anno MDCXII…, Mutinae 1612; 2 ed., 1613). Altri ne celebrò nel maggio 1615, nel giugno 1617 e nel maggio 1624 (Constitutiones et Decreta dioc. syn. Mut. habita anno 1615, 1617, 1624 ab… d. Peregrino Bertacchio…, Mutinae 1624). Nel 1615, per migliorare la preparazione del clero, incaricò il teatino M. Megali di tenere un corso di lezioni di casi di coscienza alle quali dovevano intervenire clero e seminaristi (Institutio confessariorum et poenitentium … edita ab… d. Peregrino Bertacchio…, Mutinae 1615-21).
Il duca Cesare affidò al B. anche alcuni incarichi diplomatici. Nel 1614, infatti, il B. accompagnò in Spagna, dal febbraio all'ottobre, il cardinale Alessandro e fu, durante il suo soggiorno a Madrid, il suo principale consigliere. Nel 1621 venne mandato ambasciatore straordinario in Spagna a recarvi le condoglianze del duca per la morte di Filippo III e i suoi rallegramenti per l'assunzione al trono di Filippo IV.
Il B. doveva inoltre ottenere il pagamento di un grosso credito. Infatti per una capitolazione conclusa tra il duca Cesare e il conte de Fuentes, governatore di Milano, e ratificata da Filippo III il 2 febbr. 1602, il re aveva accettato sotto la sua protezione il duca e s'era impegnato a pagargli, sulle entrate del Regno di Napoli, 12.000 scudi l'anno per aiutarlo a mantenere le piazzeforti, a stipendiare per lui 10 capitani, e a dargli una compagnia di gente d'arme nello Stato di Milano, col soldo di 100 scudi l'anno. Poiché nessuno di tali impegni era stato mai mantenuto, il duca si considerava creditore della Camera di Napoli per il valore di circa 260.000 scudi.
Il B. partì da Modena il 6 dic. 1621. A Milano visitò il governatore duca di Feria, che gli promise il suo appoggio. A Torino fu ricevuto dal duca Carlo Emanuele e dal cardinal Maurizio e cercò, anche a nome d'Isabella di Savoia, moglie del principe ereditario di Modena, di indurli ad adoperarsi per l'elezione del cardinale Campori al pontificato. A Genova ebbe colloqui col doge Ambrogio Doria e coi residenti di varie corti. Arrivò a Madrid il 14 marzo 1622. Ebbe una prima udienza dal re il 21 dello stesso mese ed un'altra ad Aranjuez alcuni mesi più tardi. Dopo lunghe insistenze presso il ministro Baldassarre de Zuñiga ed i Grandi del Consiglio ottenne finalmente, il 23 luglio, un decreto reale che ordinava si desse soddisfazione al duca. Ma non avendo la Camera reale napoletana data esecuzione al decreto,la cosa tornò al re, poi al Consiglio di stato, poi di nuovo al re, poi al Consiglio d'Italia e così via. Sicché a un certo momento, essendo morto il ministro Zuñiga, sul quale soprattutto egli contava, il B. lasciòla Spagna.
Il 23 marzo 1623 rientrò in Modena, dove morì il 22 agosto 1627.
Fu amico di Alessandro Tassoni, che probabilmente lo raffigurò in maniera scherzosa nell'immaginario vescovo Adam Boschetto della Secchia rapita.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Modena, lettere del B. (Ambasciatori, Roma, b. 151; Spagna, bb. 30, 32, 36, 38; Vescovi di Modena, 54171/103) e una dettagliatissima relazione della missione in Spagna nel ms. 121; Modena, Arch. stor. comunale: G. B. Spaccini, Cronaca modenese (parte inedita), V, VI, VII, VIII, passim; Modena. Bibliot. Estense: A. Micotti, Descrittione cronologica della Garfagnana, ms. del sec. XVII (Ital.188), M 310-12; Autografoteca Campori, ad vocem; L. Vedriani, Catal. dei vescovi modonesi, Modona 1669, pp. 160-162; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, I, Modena 1781, pp. 251-52; V. Santi, La Storia nella "Sechia Rapita", in Mem. della R. Acc. di sc. lett. ed arti di Modena, s.3, IX (1910), pp. 17-31; J. D. Mansi, Sacrorum concil. nova et ampliss. collectio, XXXVI, Arnhein-Leipzig 1924, coll. 13, 41, 53, 105; L. Jadin, in Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, Paris 1934, col. 916; P. Gauchat, Hierarchia catholica…, IV, Monasterii 1935, p. 250; G. Pistoni, Il seminario metropolitano di Modena, Modena 1953, pp. 33 s.