RICOEUR, Paul
Filosofo, nato a Valence (Drôme) il 25 febbraio 1913 da famiglia protestante. Laureato in filosofia nel 1935, insegnò in vari licei. Mobilitato nel 1939, fu catturato dai tedeschi e rimase prigioniero fino al 1945. Durante la prigionia studiò con Dufrenne la filosofia di Jaspers e lesse le Ideen di Husserl. Dopo la guerra, ottenuto il dottorato in lettere, è stato professore all'università di Strasburgo (dal 1952), alla Sorbona (dal 1956) e attualmente è professore di filosofia nella facoltà di lettere di Parigi-Nanterre e all'università di Chicago, dove occupa la cattedra che fu di P. Tillich.
Dopo aver dato alle stampe i frutti delle esperienze esistenzialistiche e fenomenologiche fatte durante il periodo di prigionia (Karl Jaspers et la philosophie de l'existence [con M. Dufrenne], Parigi 1947; Gabriel Marcel et Karl Jaspers. Philosophie du mystère et philosophie du paradoxe, ivi 1948; trad. fr. delle Ideen di Husserl, ivi 1950), R. si è dedicato all'elaborazione di una Philosophie de la volonté, di cui sono sinora apparse le prime due parti: Le volontaire et l'involontaire, Parigi 1950, e Finitude et culpabilité (a sua volta bipartito: I. L'homme faillible; II. La symbolique du mal), ivi 1960, trad. it., Bologna 1970. Mentre la prima parte vuole presentare una fenomenologia dal cogito integrale, la quale tiene conto della corporeità e della sfasatura fra volontario e involontario, la seconda abbandona il terreno fenomenologico, fornendo, anziché un' "eidetica", un' "empirica" della volontà; la riflessione interpretativa sui simboli e sui miti consente di cogliere quella colpa che è all'origine della fallibilità umana e che l'approccio fenomenologico poneva fra parentesi. Nei lavori successivi R., anziché affrontare il tema della trascendenza, che avrebbe dovuto rappresentare l'oggetto della terza parte della sua filosofia della volontà (anch'esso infatti era posto fra parentesi dall'approccio fenomenologico), si è indirizzato, almeno per ora, a un approfondimento dei temi ermeneutici comportati dalla riflessione sul simbolo (De l'interprétation. Essai sur Freud, Parigi 1965, trad. it., Milano 1967; Le conflit des interprétations, ivi 1969; La métaphore vive, ivi 1975; Interpretation theory. Discourse and the Surplus of Meaning, Fort Worth 1976), sempre attento però al luogo linguistico in cui il sacro si annuncia e si rende presente (o, meglio, perennemente alla ricerca di tale luogo)
Bibl.: D. F. Vansina, Bibliographie de P. Ricoeur, in Rev. phil. de Louvain, 1962, pp. 394-413, e complementi ivi, 1968, pp. 85-101 e 1974, pp. 156-81; E. Renzi, Freud e Ricoeur, in Aut aut, 1967, pp. 7-51; F. Guerrera Brezzi, Filosofia e interpretazione. Saggio sull'ermeneutica restauratrice di P. Ricoeur, Bologna 1969; V. Melchiorre, Il metodo fenomenologico di P. Ricoeur, intr. all'ed. it. di Finitudine e colpa, Bologna 1970, pp. 7-51; D. M. Rasmussen, Mythic-symbolic language and philosophical anthropology, A constructive interpretation of P. Ricoeur, L'Aia 1971; R. Bergeron, La vocation à la liberté dans la philosophie de P. Ricoeur, Friburgo (Svizzera) 1974; P. L. Bourgeois, Extension of Ricoeurs Hermeneutics, L'Aia 1975; O. F. Bollnow, P. Ricoeur und die Probleme der Hermeneutik, in Zts. für philos. Forschung, 1976, pp. 167-89 e 389-412; J. de Sousa Teixeria, P. Ricoeur e a problematica do mal, in Didaskalia, 1977, pp. 43-130.