TOSI, Pasquale
– Nacque a San Vito di Santarcangelo di Romagna, nella ‘frazione del pontaccio’, il 27 aprile 1837 da Luigi e da Rosa Lagoresi, piccoli possidenti terrieri. Ebbe una sorella, consacrata benedettina nel convento di Cesena con il nome di suor Fedele.
Entrato nel novembre del 1854 nel seminario retto dai padri gesuiti a Bertinoro, venne ordinato sacerdote il 25 maggio 1861; dopo dieci mesi di ministero sacerdotale nella chiesa del villaggio natale entrò nella Compagnia di Gesù del Principato di Monaco dove studiò per tre anni. Fu poi inviato nel 1865 presso la Rocky Mountain Mission, che dipendeva dalla provincia torinese della Compagnia di Gesù, rivelandosi fin dall’inizio e per due decenni un missionario attento e sensibile ai problemi della popolazione indigena.
Nel 1886, assieme a un gesuita francese, Louis Robaut, accompagnò l’arcivescovo di Oregon City, monsignor Charles Seghers, in una spedizione esplorativa nel Nord Alaska, trascorrendo l’inverno in Canada alla confluenza dei fiumi Yukon e Stewart. Dopo l’assassinio, nel novembre del 1886, per opera del suo servitore, dell’arcivescovo, che si era recato ad assistere la popolazione di un villaggio Athabaska devastata dall’alcool e da un’epidemia di morbillo, padre Tosi diventò responsabile degli affari ecclesiastici in Alaska. Fondò, aiutato da un esiguo numero di padri e suore di S. Anna, la prima missione dei gesuiti a Nulato, a duecento miglia da Nuklukayet, non lontano dalla confluenza del fiume Koyukuk con il Tukon. Negli anni successivi percorse l’Alaska in tutte le direzioni, fondando undici residenze e stazioni missionarie e facendo costruire case, chiese e scuole. Giunse addirittura a dotare la missione di un battello che la collegasse a San Francisco e intraprese un viaggio di esplorazione oltre lo stretto di Bering. Di questa sua attività trasmise una serie di preziose annotazioni pubblicate in sei puntate nella Civiltà cattolica, con il titolo Alaska e i primi esploratori, nel 1893.
Lo stesso anno si recò a Roma per sollecitare aiuti da parte di papa Leone XIII per ottenere dai suoi superiori l’autonomia dell’Alaska dalla diocesi di Vancouver, ricevendo, con un decreto del 17 luglio 1894, la nomina a capo della nuova prefettura apostolica della regione. Prima di rientrare in terra di missione visitò parenti e amici a Recanati, Loreto, San Giovanni in Marignano, Rimini, San Vito, Santarcangelo di Romagna, San Giovanni in Compito e Cesena, per proseguire poi il viaggio alla volta di importanti città europee, come Lione, Parigi, Canterbury e Londra allo scopo di sollecitare aiuti in uomini e in denaro senza però ottenere risultati tangibili.
Dopo essere tornato in Alaska, logorato nel fisico dalla dura vita condotta per tutti quegli anni e dai pesanti lavori esercitati in condizioni climatiche estreme, tormentato da un’ernia, dovette abbandonare St. Michael il 13 settembre 1897, salutato all’uscita della nave dal porto da quattro colpi di cannone. Si trasferì a Juneau, una località dal clima più dolce, sede della Prefettura apostolica, in un ospedale diretto dalle suore di S. Anna.
Morì il 14 gennaio 1898, colpito da paralisi cardiaca.
Venne inizialmente sepolto, prima che le sue spoglie venissero trasferite a Dallas, sotto una lapide che recitava: «Né la muta solitudine delle nevi perpetue / né il barbaro linguaggio / né le nemiche insidie / né la mancanza di ogni provvidenza umana / poterono atterrire la sua intrepidezza / nei dodici anni / di apostoliche fatiche / e di viaggi pericolosi / attraverso regioni desolate». Su di lui è stato girato un film-video dal titolo Cercatore d’anime. Un’altra lapide è stata scoperta il 28 aprile 1935, in occasione del primo centenario della sua nascita, sotto il loggiato del Palazzo comunale di Santarcangelo di Romagna.
Nel corso della sua lunga attività missionaria studiò e apprese sette dialetti parlati in quei territori, compilando anche una grammatica in lingua nulato e un dizionario nulato-inglese che furono pubblicati dal governo federale degli Stati Uniti. Descrisse nei minimi particolari gli usi e i costumi delle diverse tribù fra le quali visse, indagandone l’origine, le concezioni religiose, le istituzioni, le leggi, lasciando interessanti annotazioni sul modo di curarsi, cacciare, pescare, guidare la slitta e costruire capanne di quelle popolazioni. Fece delle importanti osservazioni scientifiche sul lago Silawik, con acqua dolce in superficie e salata in profondità, le cui sponde allargandosi originavano un lago lungo 20 o 30 miglia soggetto alla marea, notando il fenomeno di accentuate librazioni; tracciò diverse carte delle regioni polari; nel corso dei suoi viaggi annotò sempre con cura la temperatura, la direzione e l’intensità dei venti, oltre che l’altezza e la qualità della neve; ricostruì con precisione il corso e i cambiamenti dei fiumi che navigò più volte nella stagione propizia, dimostrando l’infondatezza dell’opinione che li voleva ghiacciati per la maggior parte dell’anno; scoprì anche importantissimi resti di animali preistorici (ossa di mastodonti), suggerendo ai paleontologi alcuni preziosi studi.
Un rarissimo Report of the Statistician, pubblicato a Washington nel 1893 dal dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e di cui si conserva una copia nell’Archivum romanum Societatis Iesu, ci ragguaglia sui tentativi compiuti da padre Tosi fra il 1887 e il 1893 per trapiantare sul suolo dell’Alaska, in gran parte occupato dal ghiaccio e dalla tundra, una flora e una fauna di tipo europeo. La scoperta di dieci spighe di grano maturo sulla costa del lago La Berge, i cui semi erano casualmente sfuggiti ad alcuni viaggiatori di passaggio, lo indusse a tentare la coltivazione anche di altri prodotti con risultati veramente apprezzabili nelle missioni di Nulato, Holy Cross e Capo Vancouver: a Holy Cross, i campi coltivati a patate, cavoli, barbabietole, carote e spinaci raggiunsero la decina, cifra indubbiamente rilevante se si tiene conto delle difficili caratteristiche ambientali e climatiche della zona. Non altrettanto fortunati furono gli esperimenti nel settore dell’allevamento, dal momento che alcuni capi di bestiame, inviati da San Francisco di California, non sopravvissero a lungo sul territorio alaskano.
Fonti e Bibl.: Lettere inviate dalla missione fra il 1890 e il 1896 si conservano sia a Roma nell’Archivum romanum Societatis Iesu (Alaska 1-I e 1-II) sia a Città del Vaticano nell’Archivio storico De Propaganda Fide.
Lettere edificanti della Provincia Torinese della Compagnia di Gesù, s. 2, 1883, vol. 1, n. 2, pp. 139-157, 173 s.; F. Algardi, Padre P. T. esploratore e missionario nell’Alaska, in Le vie dell’Italia e del mondo, III (1935), pp. 745-769; C. Testore, Nella terra del sole a mezzanotte. La fondazione della missione di Alaska. Padre P. T. S. J., Venezia 1935; S. Zavatti, Missionario ed esploratore nell’Alaska. Padre P. T. S. J., Milano 1950; C. Campanella, Padre P. T. in Alaska (con documenti inediti), in La Piê, XLIII (1974), pp. 164-170; Id., Un tentativo di acclimatazione di colture europee nella regione alaskana, in Miscellanea di storia delle esplorazioni, I, Genova 1975, pp. 213-219; S. Zavatti, L’Italia e le regioni polari, Ancona 1981, pp. 43-88; P. T. Un romagnolo sanvitese (1835-1899) missionario ed esploratore dalle Montagne Rocciose all’Alaska, a cura di G. Celli - P.G. Bertani, Cesena 2011; La vita di padre P. T. (1835-1899), a cura di S. Bolognesi - A Falcioni, Rimini 2011; M. Tombesi, Padre P. T. Gesuita Sanvitese. Evangelizzatore delle Montagne Rocciose e dell’Alaska, San Vito di Santarcangelo 2017.