FAIELLA (Faella), Pasquale (Pascale)
Forse figlio di Francesco o suo stretto congiunto (fratello?), è documentato a Napoli come maestro stuccatore dal 1749 al 1763.
Nel novembre 1749 (Rizzo, 1982, p. 169), insieme con gli stuccatori Stefano Zagaroli e Pietro Buonocore (che erano i più quotati del settore), lavorò ad uno degli interventi decorativi più rappresentativi del gusto rococò napoletano, quello della chiesa delle monache di S. Gregorio Armeno, nel cuore del centro antico di Napoli che, in quegli anni, veniva ristrutturata quasi ex novo seguendo le direttive e i disegni dell'architetto Niccolò Tagliacozzi Canale. Il F. partecipò agli stucchi della cupola, della tribuna e della navata (Borrelli, 1979), collaborando così alla trasformazione decorativa della chiesa, che veniva totalmente ricoperta di marmi preziosi, ori, stucchi, pitture d'ornamento, bizzarre boiseries, cantorie d'organo, cancelletti di ottone dorato e paliotti ricamati.
Non è escluso che il F. avesse preso parte, già prima, nel 1742, ai lavori di ristrutturazione dell'interno della chiesa e del monastero di S. Maria della Pace dei frati ospedalieri di S. Giovanni di Dio a via Tribunali, eseguiti dagli stuccatori Zagaroli e Buonocore, sempre sotto il disegno e la guida dell'arch. Tagliacozzi Canale, che trasformarono gli edifici in uno dei complessi decorativi, ancor oggi integro, più importanti di tutto il Settecento napoletano (Rizzo, 1982, p. 123).
Nel gennaio e nel maggio 1752 il F. ricevette dal marchese di Vallelonga ducati 18, 30 per "il prezzo del magistero di una impresa [cioè uno scudo con insegne araldiche], un camino ed altri residui" ornamentali nella villa vesuviana che il marchese possedeva "avanti la porta della Torre del Greco" (Fiengo, 1977, p. 8 7), ancora esistente, anche se parzialmente alterata: una delle ville settecentesche dell'abitato di Torre del Greco che si compone di tre piani e presenta finestre con timpani triangolari alternati a timpani circolari.
Nel febbraio del 1754 lavorò agli stucchi della facciata con "mostre orecchiate ... e l'intaglio ... sopra il portone ..." della casa ancora oggi visibile di Francesco Iacobelli, situata vicino la congrega di S. Matteo Apostolo sotto il monastero della Concordia a via Toledo (ibid., p. 67).
Purtroppo, allo stato attuale degli studi, solamente un altro documento sussiste sul F., quello dell'ottobre 1763 (Banco del SS. Salvatore), che attesta un pagamento di ben 295 ducati, che il priore di S. Martino (la certosa napoletana) gli salda per "tutte le opere di stucco, modelli, riforme, imbiancature et altro dal medesimo Pascale Fajella fatte per servizio del monastero ...". E poiché in quegli stessi anni lavorava alla certosa, in pianta stabile, l'architetto Tagliacozzi Canale, risulta evidente che tutti gli stucchi del F. furono eseguiti su suo disegno (cfr. V. Rizzo, in Napoli nobilissima, XXIII [1984], pp. 136-150). Al F. va infine ascritto il grande nicchione monumentale, decorato di stucchi, sempre su disegno del Tagliacozzi Canale, attiguo al quarto del priore, nella certosa di S. Martino, in cui era collocato il gruppo marmoreo della Vergine col Bambino e S. Giovannino di Pietro Bernini, ora in quello stesso museo.
Fonti e Bibl.: Napoli, Archivio storico del Banco di Napoli, Banco del Ss. Salvatore, Giornale di cassa, matr. 1506, 26 ott. 1763, p. 274r; G. Fiengo, Documenti per la storia dell'architettura e dell'urbanistica napol. del Settecento, Napoli 1977, pp. 67, 87; G. Borrelli, Dati documentari per i lavori eseguiti nelle chiese e nei conventi, in Le arti figurative a Napoli nel Settecento, Napoli 1979, p. 32; V. Rizzo, N. Tagliacozzi Canale o il trionfo dell'ornato nel Settecento napoletano, in Settecento napoletano, Documenti, I, Napoli 1982, pp. 123, 169.