parto
Espulsione o estrazione del feto dagli organi genitali materni al termine della gravidanza.
Il p. può essere definito a seconda dell’età gestazionale del feto al momento in cui avviene. Si considerano p. a termine quello che avviene dalla 37a alla 41a settimana e 6 giorni; p. pretermine (o prematuro, o precoce) quello che avviene dalla 20a alla 36a settimana e 6 giorni; p. post termine (o tardivo) quello dalla 42a settimana in poi.
Esistono tre tipi di parto. Nel p. vaginale spontaneo il feto viene espulso grazie a contrazioni uterine e spinte materne, senza aiuto operativo del medico; nel p. vaginale operativo, l’estrazione del feto avviene grazie all’uso da parte del medico di forcipe o ventosa; nel p. cesareo (➔ cesareo, taglio) il feto viene estratto tramite intervento chirurgico, con incisione dell’addome e dell’utero della madre.
L’insieme dei fenomeni generali, e soprattutto locali, che precedono e accompagnano il p. è detto comunemente travaglio. Esistono tre stadi principali del p.: • Primo stadio (periodo dilatante), dall’inizio del travaglio attivo fino alla dilatazione completa della cervice, cioè 10 cm; il travaglio di p. può essere spontaneo, se inizia da solo, o indotto, se provocato medicalmente nei casi in cui si ritenga necessario un espletamento rapido del p. stesso. • Secondo stadio (periodo espulsivo, che comprende il p. vero e proprio), dalla dilatazione completa della cervice sino all’espulsione del feto. • Terzo stadio (secondamento), dall’espulsione del feto all’espulsione della placenta e delle membrane fetali.
La durata del travaglio di p. varia a seconda dell’età, dello stato fisico e psichico della partoriente, della validità e continuità delle contrazioni uterine, della presentazione del feto, e soprattutto a seconda che la donna sia o meno al primo p. (primipara o pluripara). Il primo stadio varia di solito dalle 6 alle 24 ore, il secondo circa 1÷3 ore, il terzo meno di 30 minuti.
Si può avere p. eutocico o p. distocico a seconda che il p. si svolga senza o con difficoltà durante la discesa del feto nella pelvi materna; p. naturale o fisiologico, se avviene per effetto delle sole forze dell’organismo materno; p. indolore, se la sofferenza materna è eliminata con l’ausilio di anestesia peridurale.
Parto pretermine
Il parto pretermine (anche chiamato parto prematuro) è quello che si verifica tra la 20a e la 36a settimana di gestazione. Determinare l’esatta età gestazionale del feto tramite ecografia nel primo trimestre è di enorme importanza per il management della gravidanza. L’incidenza del parto pretermine in Italia è ca. del 5÷7 %, con più di 35.000 parti pretermine ogni anno.
I parti pretermine sono suddivisi a seconda del tempo e delle circostanze del parto:
• pretermine molto precoce, dalla 20a alla 23a settimana e 6 giorni;
• pretermine precoce, dalla 24a alla 31a settimana e 6 giorni;
• pretermine tardivo, dalla 32a alla 36a settimana e 6 giorni;
• travaglio pretermine (PTL, PreTerm Labor);
• presenza di contrazioni uterine e dilatazione cervicale dalla 2 a alla 36a settimana e 6 giorni, con lunghezza della cervice inferiore a 30 mm all’ecografia transvaginale;
• rottura prematura (pretravaglio) pretermine delle membrane (PPROM, Premature Preterm Rupture of Membranes), che avviene tra la 20a e la 36a settimana e 6 giorni prima del manifestarsi delle contrazioni di travaglio di parto.
Il parto pretermine è la causa principale di morbilità e mortalità del neonato. Il feto che nasce prematuro è ad alto rischio di problemi respiratori, gastrointestinali, di cecità, sordità, ritardo mentale, paralisi motorie e molte altre gravi complicanze, soprattutto se la nascita avviene prima delle 32 settimane. Le complicanze sono inversamente proporzionali all’età gestazionale alla nascita.
Questi i principali fattori di rischio: pregresso parto pretermine, raschiamenti (incluso aborti) multipli, conizzazione della cervice, anomalie uterine, infertilità, gravidanze multiple, uso di sostanze tossiche (tabacco, eroina, cocaina, ecc.), malattie sessualmente trasmesse, età materna eccessivamente giovane o sopra i 40 anni, peso materno inferiore a 50 kg, malnutrizione, etnia (prevalenza tra gli afroamericani), bassa istruzione, patologie tipo diabete o ipertensione, anemia, stress, sanguinamento vaginale, cervice corta ecograficamente o dilatata all’esame fisico, presenza di fibronectina fetale, contrazioni uterine, stress o morte fetale, placenta previa, abruptio della placenta.
Questo parto è considerato un’evenienza patologica, essendo connesso a condizioni anormali, capaci di causare, con meccanismo diverso, la precoce insorgenza del travaglio. Tali condizioni sono rappresentate da malattie materne, sia locali (malformazioni e tumori uterini e parauterini), sia generali (malattie infettive, turbe del ricambio, gestosi, intossicazioni, ecc.), oppure da cause relative agli annessi fetali (anomalie d’impianto della placenta, idramnio), oppure da malformazioni fetali. Sono molti gli interventi studiati per prevenire il parto pretermine e che hanno dimostrato benefici riguardanti sia la prevenzione primaria che quella secondaria.
Questa prevenzione si effettua per tutte le gravide. Consiste soprattutto in:
• Pianificazione familiare, per evitare gravidanze in età inferiore ai 20 anni e superiore ai 40; inoltre la fine di una gravidanza e il seguente concepimento dovrebbero presentare un intervallo ottimale dai 18 ai 24 mesi.
• Evitare le gravidanze multiple in caso di fecondazione artificiale: è preferibile trasferire un numero limitato di embrioni (mai più di 2) in utero per la FIVET, e fare molta attenzione nelle stimolazioni ovariche, non eseguendo l’inseminazione se la stimolazione sembra aver incluso un numero superiore a 2÷3 follicoli.
• Evitare il fumo di tabacco o altre sostanze tossiche, l’uso di cocaina o di altre droghe nocive alla gravidanza.
• Prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse.
• Evitare lavori con turni sempre diversi e settimane lavorative superiori alle 60 ore.
• Evitare di iniziare la gravidanza con un peso materno inferiore ai 50 kg ed evitare diete con una percentuale proteica superiore al 25%.
Questa prevenzione è basata sull’identificazione di rischi specifici nella donna asintomatica e su interventi per prevenire il parto pretermine idonei al rischio identificato. Gli interventi sono i seguenti:
• Pregresso parto pretermine: si somministra alfa-idrossi-progesterone caproato intramuscolo a partire dalla 16a settimana, il che diminuisce il parto pretermine del 30÷40%; il cerchiaggio in donne che hanno anche l’accorciamento della cervice inferiore a 25 mm tra le 16÷23 settimane diminuisce il parto pretermine del 30÷40%.
• Insufficienza cervicale: nelle donne con 3 o più parti pretermine il cerchiaggio a 12÷14 settimane diminuisce il parto pretermine del 40%.
• Presenza asintomatica di batteri nelle urine: gli antibiotici diminuiscono il parto pretermine del 40%.
• Vaginosi batterica: gli antibiotici possono ridurre il parto pretermine del 25% circa nelle donne con pregresso parto pretermine.
Questa prevenzione consiste in terapie per prevenire il parto pretermine in donne con sintomi o PTL o PPROM. Di solito, però, queste terapie hanno poca efficacia, visto che il processo patofisiologico è quasi arrivato al suo percorso finale: l’espulsione del feto. Si effettua somministrazione di beta-metasone per favorire la maturazione fetale, mentre la tocolisi aiuta a prevenire il parto solo per 2÷7 giorni.
Il decorso del parto prematuro non differisce in genere da quello a termine: sono però più comuni la malpresentazione e il cesareo. Il parto prematuro può essere anche provocato ad arte (parto prematuro provocato) a scopo terapeutico (in caso di malattie che mettano in pericolo la vita della madre o del feto).