PARIDE (Πάρις, Paris)
Eroe di origine frigia; la leggenda omerica lo fa figlio di Priamo, re di Troia, e di Ecuba. È difficile riconoscere i tratti dell'eroe primitivo, perché era già quasi completamente deformato quando si formò la leggenda omerica. Il fatto stesso che egli combatte generalmente armato del solo arco e coperto da una pelle di animale, mentre gli altri Troiani hanno corazza, scudo e lancia, mostra che dobbiamo risalire nei suoi riguardi a un'epoca nella quale quelle erano le armi offensive e difensive. Una pallida idea della figura originaria si può forse avere da alcuni accenni dell'Iliade, che fanno di P. un valoroso guerriero, dopo Ettore il più forte dei figli di Priamo. Quando i Troiani stanno per esser vinti dai Greci, Ettore abbandona la pugna per sollecitare l'aiuto del fratello, e, quando P. giunge, i Troiani si rallegrano nel vederlo; a lui inoltre è riservato l'alto onore di uccidere il più terribile dei Greci, Achille. Anche il nome greco, Alessandro ('Αλεξανδρος "colui che difende gli uomini, che lotta contro di loro"), forse traduzione del nome frigio P., di cui è incerta l'etimologia, ce lo mostrerebbe assai differente dall'essere leggiero ed effeminato che ci fa conoscere di preferenza la leggenda greca. Ma nell'Iliade stessa P. è spesso inetto e vile, meritevole dei rimproveri di Ettore, e questo suo aspetto è sviluppato dalla letteratura posteriore. Per un sogno avuto da Ecuba, gl'indovini consigliano Priamo di uccidere P. appena nato, ma il servo incaricato di questo si contenta di esporre il fanciullo. Raccolto e allevato dai pastori, P. diventa guardiano di mandre sul monte Ida, dove Ermete, per ordine di Zeus, gli conduce Era, Atena e Afrodite per giudicare la loro bellezza e risolvere la lite sorta per colpa di Eris. Le tre dee cercano di adescarlo con doni: Era gli promette il dominio dell'Asia; Atena, la vittoria nei combattimenti; Afrodite, la più bella donna del mondo. P. dà la preferenza ad Afrodite.
In una gara a Troia P. vince i fratelli e, minacciato da Deifobo, si rifugia sull'ara di Zeus Erkeios. È riconosciuto e accolto come figlio da Priamo e, con l'aiuto di Afrodite, si prepara a rapire Elena (v.). Malgrado le predizioni di Eleno e di Cassandra, che prevedono le future sventure di Troia, P. parte, rapisce Elena durante l'assenza di Menelao, e ritorna a Troia, secondo alcuni direttamente, secondo altri fermandosi a Sidone, a causa di una tempesta suscitata da Era. Il rapimento è l'origine della guerra troiana. Al nono anno della guerra, Greci e Troiani stabiliscono di affidarne la decisione a un duello tra Menelao e P., i due maggiormente interessati; il vincitore avrà Elena e le sue ricchezze. Nella lotta P. si mostra debole e vigliacco e sta per essere vinto, quando è salvato da Afrodite che lo trasporta nella città. La battaglia si fa generale e P. ritorna al combattimento solo dopo le rampogne di Ettore. Malgrado questa sua viltà, uccide molti dei nemici: anche Achille cade per una freccia di P. diretta da Apollo.
La Piccola Iliade raccontava la morte di P., ucciso dalle frecce di Filottete avvelenate col veleno di Eracle; in età ellenistica, alla sua morte fu intrecciato l'episodio della ninfa Enone (v.), da lui abbandonata per seguire Elena.
I varî episodî della vita di P., specialmente i suoi rapporti con Elena, ispirarono frequentemente gli antichi scrittori, sia poeti sia prosatori, a partire dall'epica fino all'età ellenistica e romana. Nell'arte figurata greca arcaica (vasi a figure nere), P. è generalmente rappresentato barbato, coi capelli lunghi, vestito col chitone e col mantello: suona la lira o si appoggia ad un bastone. Nei vasi di stile severo è nudo o col leggiero chitonisco greco; quelli di stile fiorito e dell'Italia meridionale lo raffigurano invece nel ricco e ornatissimo costume frigio, con lo scettro e il bastone; costume frigio ha anche nell'arte ellenistim greca-etrusca e in quella romana. Famosissima nell'antichità fu la statua di P., opera dello scultore Eufranore. L'arte greca s'ispirò di preferenza al giudizio delle tre dee e alla scena del rapimento di Elena; dal sec. IV a. C. si trova spesso raffigurato P. mentre cerca d'insinuarsi nell'animo di Elena. Le urne etrusche, specie quelle volterrane, sviluppano gli episodî più tragici della vita di P., cioè la scena del riconoscimento, quando minacciato da Deifobo egli si rifugia sull'ara di Zeus Erkeios, e il suo duello con Menelao.
Bibl.: O. Hofer, in Roscher, Lex. d. gr. u. röm. Myth., III, coll. 1580-1638; C. Robert, Die gr. Heldensage, II, iii, 2, 1, Berlino 1923, pp. 977-985; K. Bulas, Les illustr. ant. de l'Iliade, in Eos, suppl. III, Leopoli 1929, passim.