PARASSITA (gr. παράσιτος)
In origine si designarono in Grecia, particolarmente nell'Attica, col nome di parassiti alcuni addetti al culto di varie divinità, la cui principale funzione era di fornire le granaglie da servire per i banchetti che accompagnavano i sacrifici e di mantenere gli animali destinati a vittime in onore della divinità. Oltre a questi funzionarî di carattere sacro, altri ve n'erano, con la stessa denominazione, negli stati della Grecia con funzioni civili. Gli arconti avevano ai loro ordini ciascuno due parassiti, che, a quanto sembra, avevano l'incarico di riscuotere alcune tasse fisse gravanti sulle derrate in genere, e in specie sul pesce. Ma la voce παράσιτος perdé a poco a poco il suo significato onorifico per assumere quello di scroccone sfrontato, e come tale divenne il nome di un personaggio scenico.
Ciò avvenne nel corso del secolo IV a. C.; già Epicarmo nella sua commedia 'Ελπὶς ἢ λοῦτος traccia un gustoso tipo di personaggio del genere, amante della buona cucina e della vita oziosa, non convenzionale, ma desunto certamente dalla vita reale. Abbiamo in Ateneo (secolo III d. C.), nell'opera che s' intitola Δειπνοσοϕυσταί (I commensali dotti), il nome di parecchi parassiti divenuti quasi celebri, e la narrazione delle loro gesta; altri si citavano per le loro frasi argute e pungenti. Uno di essi, Cherofone, scrisse un trattato sui banchetti (Δεῖπνον). Nell'opera di Senofonte Συμπόσιον ϕιλοσόϕων (il Simposio dei filosofi) si ha la pittura di un bel tipo di parassita, che si sforza, non sempre con successo, di divertire i commensali. La funzione di buffone affidata ai parassiti è molto comune nella commedia attica. Tutta l'arte di questi personaggi consisteva nel vivere alle spalle degli altri; alcuni vivevano stabilmente presso un patrono, altri invece vivevano alla giornata. Del resto uno o due di tali burloni erano ben accetti nei grandi banchetti e si rendevano quasi indispensabili, come le danzatrici e i suonatori di flauto. Con la civiltà greca il mestiere di parassita s'introdusse anche a Roma, dove il terreno era propizio all'espandersi di un tal genere di umiliante ufficio per il degenerare dell'istituzione della clientela. Il parassita, sotto la veste romana, fu messo sovente sulla scena nella commedia; il suo ufficio è quello di far ridere scimmiottando i gesti e le parole dei personaggi delle prime parti. A Roma vi fu l'associazione di mutuo soccorso dei Parasiti Apollinis, che in origine, in età repubblicana, era formata soltanto da artisti poveri cui non erano affidati che parti secondarie; in età imperiale l'associazipne comprese anche gli artisti principali, avendo per protettore Apollo, dio del canto e della musica.
Bibl.: De Kampfen, De parasitis apud Graecos sacrorum ministris, Gottinga 1867; Knorr, Die Parasiten bei den Griechen, 1875; O. Ribbeck, Kolax, in Abhandl. der sächs. Gesellsch. der Wissensch., IX (1884), p. 3 segg.; J. Marquardt, Vie privée des Romains, trad. francese, I, Parigi 1892, p. 241; O. Navarre, in Daremberg e Saglio, Dict. d. ant. gr. et rom. IV, i, p. 330 segg.