VERSACE, Paolo. –
Nacque a Bagnara Calabra nel 1798 da Pier Francesco, direttore generale delle dogane, e da Giovanna, anch’ella di cognome Versace.
Dopo gli studi, nel 1822 vinse un concorso in diplomazia e iniziò una carriera che lo portò ad avere incarichi prestigiosi, sebbene non avesse alcun titolo nobiliare. Fu ufficiale di prima classe, poi segretario di ambasciata del Regno delle Due Sicilie a Parigi nel 1826 e qui si trovava in occasione della rivoluzione di luglio del 1830 che portò sul trono francese Luigi Filippo d’Orleans; nel 1832, dopo la morte dell’ambasciatore Fabrizio Ruffo di Castelcicala, fu per un breve periodo incaricato d’affari nella capitale francese. Tornato a Napoli, fu nominato capo di divisione del ministero degli Affari esteri. A Napoli svolse alcune attività ministeriali di secondo piano: tra l’altro fu esaminatore dei giovani aspiranti diplomatici (1845), membro della commissione che si occupava dei reati commessi dai napoletani in Oriente (1846), della commissione per gli affari commerciali (1854). Secondo Giuseppe Carignani (1872) «quasi tutti i trattati di commercio furono sottoscritti da lui» (p. III). Sul versante privato sappiamo che si sposò in tarda età – nel dicembre del 1849 – con Dorotea Marra, di vent’anni più giovane, ed ebbe tre figli: Giovanni Maria, Pietro Francesco e Amalia, nati tra il 1852 e il 1856.
Incarichi di primo piano furono invece alcune delicate missioni diplomatiche a Parigi e a Londra sul finire degli anni Trenta, essendo stato scelto, come scrisse il suo biografo Carignani, per «calmare le adirate potenze occidentali contro Ferdinando» (ibid., p. II) e per la sua politica estera, guardinga se non ostile nei confronti delle potenze di antico o più recente assetto costituzionale (Inghilterra e Francia), che potevano minare l’indipendenza e il potere assoluto della monarchia di Napoli. In tutte queste circostanze fu abile diplomatico, totalmente in linea con la politica di Ferdinando II, al punto da essere criticato per la sua totale acquiescenza alla volontà reale, per cui Raffaele De Cesare (1895, 1975) scrisse che «aveva fama di negoziatore avveduto, ma i malevoli, facendo dello spirito lo chiamavano versatile» (I, p. 93, corsivo nel testo).
Versace compì la prima importante missione a Parigi nel 1838. Suo compito era ricomporre le controversie relative alla navigazione nel Mediterraneo delle navi napoletane e francesi e le conseguenti chiusure dei porti del regno, fino alla pretesa di Ferdinando II di controllare la corrispondenza diplomatica francese per impedire la diffusione di materiale rivoluzionario. La tensione tra i due Stati era sfociata nel settembre del 1837 nell’arrivo a Napoli di tre navi da guerra francesi pronte a bombardare la città. Versace effettuò una nuova missione a Parigi nel 1839 per rassicurare Luigi Filippo della disponibilità di Ferdinando II di tenere a freno le pretese legittimiste della sorella Carolina, duchessa di Berry, per suo figlio, sul trono di Francia che era stato del nonno Carlo X.
Alla fine di quell’anno fu inviato a Londra, latore di proposte del re nei confronti del fratello Carlo di Borbone, principe di Capua, che si trovava là in esilio perché aveva sposato senza il consenso reale una nobildonna inglese protetta da Henry John Temple, visconte di Palmerston. La difficile trattativa con il ministro inglese e con il principe Carlo, che reclamava invano i suoi beni e i suoi titoli, per sé, la moglie e i figli, non diede buoni risultati a causa delle rigide disposizioni dettate da Ferdinando II. Versace tuttavia non esitò a considerare l’atteggiamento britannico un pretesto dovuto alla questione degli zolfi siciliani, la cui estrazione era stata concessa in esclusiva a una società francese, sottraendola agli imprenditori inglesi. Versace si occupò della questione anche da Parigi, a partire dal marzo del 1840, dove affiancava in qualità di segretario di legazione l’ambasciatore Nicola Maresca Donnorso, duca di Serracapriola. Stimato notevolmente dalla corte parigina, in particolare dalla regina Amalia, zia di Ferdinando II, Versace quell’anno fu insignito della Legion d’onore.
Alcuni anni dopo, in seguito al tentativo rivoluzionario del 1848, fu mandato a Berna, presso la Dieta Elvetica, per ottenere la conferma dei reggimenti svizzeri, la cui presenza a Napoli era stata messa in discussione a causa della loro presunta violenta partecipazione alla repressione antidemocratica il 15 maggio. Versace visitò tutti i Cantoni che avevano soldati a Napoli e portò brillantemente a compimento la missione, nonostante le pressioni della Francia repubblicana perché la Svizzera, divenuta democratica, abolisse la pratica di fornire truppe mercenarie a monarchie assolute. Qualche anno dopo, nel 1851, mostrando una qualche autonomia di pensiero rispetto a Ferdinando II, Versace si pronunciò a favore di Giacomo Lacaita, l’avvocato che aveva accompagnato William Ewart Gladstone nelle sue visite alle carceri borboniche, che il re considerava corresponsabile della pubblicazione di lettere contro il regime borbonico. Grazie al suo intervento il giovane liberale poté lasciare Napoli e rifugiarsi in Inghilterra.
Da lì nel 1856 Versace seguì attentamente l’azione diplomatica degli ambasciatori napoletani durante il congresso di Parigi (25 febbraio-16 aprile), che dopo la guerra di Crimea risistemava lo scacchiere in Europa orientale, ma poneva anche in essere alleanze che avrebbero potuto avere effetti negativi sul regno. Versace spinse per cercare un’alleanza con la Russia, che avrebbe consentito al regno di uscire dall’isolazionismo e di rispondere agli accordi che il Regno di Sardegna andava stringendo con la Francia, ma Ferdinando II non accettò le sue proposte. Nel gennaio del 1858, dopo l’attentato a Napoleone III da parte del mazziniano Felice Orsini, egli accompagnò a Parigi Giuseppe de’ Medici, principe di Ottajano, gentiluomo di camera del re, con il compito di felicitarsi con l’imperatore per lo scampato pericolo, pur ribadendo le posizioni «di fermezza, di dignità e d’indipendenza» (Carignani, 1872, p. 68) del re di Napoli e quindi l’isolazionismo del regno.
Morto Ferdinando II e salito al trono il giovane Francesco II, nel luglio del 1859 Versace fu incaricato di trattare con l’ambasciatore francese Alexandre Brenier per ottenere il permesso di far sbarcare a Marsiglia i soldati svizzeri espulsi da Napoli dopo la rivolta di alcune centinaia di essi, che aveva indotto il governo napoletano a eliminare i quattro reggimenti e il battaglione presenti nel regno. Di lì a qualche tempo, nel giugno del 1860, fu nominato direttore di quel ministero dell’ultimo gabinetto borbonico presieduto da Antonio Spinelli, ma ormai il Regno delle Due Sicilie era agli sgoccioli.
Passato pertanto a vita privata con l’entrata di Giuseppe Garibaldi nella capitale, morì di polmonite a Napoli il 4 gennaio 1863.
Fonti e Bibl.: S. Abenante, Pel commendatore P. V. Commemorazione, Napoli 1863; G. Carignani, P. V. La sua vita e le sue missioni. Documenti e ricordi da servire alla storia di Napoli dal 1825 al 1860, Napoli 1872; R. De Cesare, La fine di un regno, Città di Castello 1895, Roma 1975, ad ind.; N. Cortese, I verbali delle sedute dell’ultimo consiglio dei ministri borbonico e del primo della dittatura, in Rassegna storica del Risorgimento, 1935, n. 1, p. 254; A. Zazo, La politica estera del regno delle Due Sicilie nel 1859-60, Napoli 1940, ad ind.; J. Acton, The last Bourbons of Naples (1825-1861), London 1961 (trad. it. Milano 1962, ad ind.); P. Calà Ulloa, Il regno di Ferdinando II, a cura di G. De Tiberiis, Napoli 1967 (ms. del 1872-75), ad ind.; Le relazioni diplomatiche fra la Francia e il Regno delle Due Sicilie, II serie, 1830-1848, a cura di A. Saitta, I, 25 agosto 1830 - 24 dicembre 1835; II, 6 gennaio 1836 - 3 dicembre 1840, Roma 1973, ad indices; F. Curato, Il regno delle Due Sicilie nella politica estera europea 1830-1859, Palermo 1995, ad indicem. Le date del matrimonio, della nascita dei figli e della morte, riportate da Carignani, 1872, sono confermate da www.antenati.san.beniculturali.it.