Sarpi, Paolo
Teologo e storico (Venezia 1552-ivi 1623). Dopo aver studiato filosofia, teologia, matematica, greco ed ebraico, nel novembre 1566 entrò nell’ordine dei serviti mutando il nome Pietro in Paolo. Distintosi nelle dispute teologiche fu nominato teologo del duca di Mantova, Guglielmo Gonzaga. Da lì si spostò poi a Milano e nel 1577 tornò in Venezia a insegnare filosofia. Nel 1578 conseguì a Padova la laurea in teologia, nel 1579 fu nominato provinciale dei serviti e nel 1585 procuratore generale dell’ordine. Quest’incarico gli diede modo di andare a Roma e di conoscere la Curia. Più volte proposto dalla Repubblica a vescovati, nel 1601 Clemente VIII gli rifiutò la nomina alla guida della diocesi di Caorle o di Nona «per le pratiche che tenute avea con eretici». Scoppiata la controversia giurisdizionalista tra la Chiesa di Roma e la Repubblica di Venezia, che aveva arrestato due ecclesiastici imputati di reati comuni, S. fu nominato il 28 gennaio 1606 teologo e canonista della Serenissima. In questo periodo elaborò le sue consulte, sostenendo la non validità delle censure papali e dell’interdetto fulminato da Paolo V contro la Repubblica. Protagonista da parte veneziana della cd. guerra delle scritture scaturita dalla contesa, scomunicato, il 5 ott. 1607 fu colpito da alcuni fanatici curialisti con tre pugnalate al collo. La sua ostilità al papato lo spinse a tenere corrispondenza con intellettuali protestanti, mosso più dalla possibilità di stipulare con quel mondo un’alleanza rivolta contro Roma che dal loro mondo spirituale. La sua opera principale è la Historia del concilio tridentino, iniziata nel 1608 e pubblicata sotto pseudonimo a Londra nel 1619, in cui interpreta il concilio come un momento di affermazione della politica accentratrice del papato. Nel concilio non prevalsero, secondo S., gli interessi religiosi, ma quelli politici. La sua cospicua produzione letteraria comprende opere storiche, giuridiche, filosofiche ed escursioni nelle scienze esatte.