PIZZETTI, Paolo
PIZZETTI, Paolo. – Nacque a Parma il 24 luglio 1860, da Virginia Lombardini ed Ernesto, segretario della procura presso la Corte regia della stessa città, poi giudice nei tribunali di Forlì e di Reggio Emilia, con successivi prestigiosi incarichi di magistrato a Roma, Napoli e Genova.
Rimasto orfano di madre in tenera età, Pizzetti trascorse l’infanzia tra Parma, Forlì e Reggio Emilia, seguendo gli spostamenti lavorativi del padre. Dopo gli studi ginnasiali e liceali, conclusi con precocità all’età di soli quindici anni, conseguì la laurea nel 1880 presso la Scuola di applicazione degli ingegneri di Roma, dove rimase successivamente in qualità di assistente alla cattedra di geodesia, tenuta al tempo da Enrico Pucci, mentre questi era impegnato con Giuseppe Pisati nell’esecuzione di misure gravimetriche in Roma.
Il suo primo impegno scientifico fu nell’ambito delle menzionate ricerche di Pisati e Pucci, alle quali il giovane Pizzetti contribuì con determinazioni di latitudine, effettuate con un teodolite universale di Bamberg, i cui esiti furono riportati nelle appendici della relazione di Pisati e Pucci, Sulla lunghezza del pendolo a secondi (Roma 1883). In questo stesso periodo, Pizzetti si dedicò anche a studi di geometria differenziale, producendo un articolo dal titolo Sulla curva di allineamento (1883) e due note Sulle rappresentazioni geografiche conformi, pubblicate nei Rendiconti dell’Accademia dei Lincei (s. 4, CCLXXXII, 1885-86, 1, pp. 599-632). L’anno seguente diede alle stampe una monografia su La determinazione degli azimut: metodi per l’orientamento cogli strumenti geodetici e topografici (Torino 1886), estesa opera di carattere didattico, non priva di spunti originali. Questi primi tre lavori mostrarono subito l’indole del personaggio, poco incline alle attività di osservazione, tipiche della geodesia operativa, e più portato invece per la riflessione e l’elaborazione teorica, come i suoi studi e la sua produzione scientifica di fatto dimostrarono negli anni successivi.
Nel 1886 vinse il concorso per la nomina a professore straordinario di geodesia teoretica nell’Università di Genova e si dedicò prevalentemente allo studio teorico del trattamento dei dati sperimentali, producendo alcuni saggi tematici, editi fino al 1890. I suoi studi in questo campo furono raccolti in una prima memoria, apparsa negli atti della Société Royale des Sciences de Liège (1888), e quindi ordinati in un’ampia monografia, edita dall’Università di Genova in occasione delle celebrazioni del quarto centenario colombiano, con il titolo I fondamenti matematici per la critica dei risultati sperimentali (1892). L’opera costituì la prima trattazione organica della teoria degli errori di osservazione in Italia e fu ristampata ancora nel 1963 nella collana Biblioteca di statistica.
Pizzetti rimase nell’ateneo genovese fino al 1900, quando, chiamato nella facoltà di matematica dell’Università di Pisa come professore ordinario, si trasferì definitivamente in quest’ultima città, dedicandosi a nuovi temi di ricerca e agli insegnamenti di geodesia teoretica e meccanica celeste. Il 14 giugno 1903 fu nominato membro dell’Accademia delle scienze di Torino, in qualità di socio corrispondente, nella classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Nel 1905 pubblicò il Trattato di geodesia teoretica (Bologna, riedito postumo nel 1928), riordinando le sue precedenti Lezioni di geodesia teoretica. Vi raccolse non solo i principali fondamenti teorici della disciplina ma gran parte dei suoi studi personali, ampliando l’orizzonte disciplinare di una materia, al tempo obbligatoria nei corsi di laurea in scienze e nelle scuole di applicazione per ingegneri, dove però lo studio si concentrava maggiormente su aspetti di geodesia operativa, con poche nozioni di teoria.
Fu nominato socio corrispondente dell’Istituto veneto di scienze, lettere e arti il 17 giugno 1906. Nello stesso periodo produsse inoltre gli ultimi suoi lavori di geodesia operativa, riguardanti l’impiego di longimetri di invar (ottenuti cioè con leghe di acciaio e nichel e quindi quasi insensibili alle variazioni di temperatura) nella misura delle basi geodetiche, alcuni casi di semplificazione nella compensazione delle reti geodetiche, studi sulle approssimazioni nel calcolo dei triangoli geodetici, sulla più conveniente lunghezza dei loro lati, sui confronti tra triangoli geodetici con lati di uguale lunghezza (Pambuccian, Zamfirescu, 2011, pp. 415-422) e sulla rifrazione.
Gli anni seguenti lo videro impegnato principalmente nello studio della gravità e della figura esterna di equilibrio di una massa materiale rotante. Nel 1910 fu nominato accademico dei Lincei e pubblicò i suoi studi sulle Intorno alle possibili distribuzioni della massa nell’interno della Terra, in Annali di matematica, s. 3, XVII. (1910), pp. 225-228 seguiti l’anno dopo dal saggio Sopra il calcolo teorico della deviazione del geoide dall’ellissoide in Atti della Reale Accademia delle Scienze di Torino, XLVI, 2011. Il suo testo più celebre, Principii della teoria meccanica della figura dei pianeti, fu pubblicato a Pisa nel 1913 e fu un’opera teorica di grande levatura scientifica, la cui stampa presentò tuttavia vari refusi; l’opera fu tradotta in russo nel 1933 (Brovar-Yurkina, 2000, p. 9) e impiegata da Carlo Somigliana per un ulteriore ampliamento dell’orizzonte teorico, in merito alla forma e alle dimensioni del geoide.
La sua produzione scientifica si articolò in settantasette pubblicazioni, che segnarono una pagina importante della storia della geodesia italiana. A queste si aggiunsero alcune recensioni di opere coeve, poche note critiche su eventi e lavori geodetici di rilievo, commemorazioni di personaggi illustri e i discorsi pubblici tenuti in consessi accademici, per un totale di novantadue opere, edite tra il 1883 e il 1917. In riconoscimento del grande contributo teorico dato alla geodesia e all’astronomia, il suo cognome fu inserito nella toponomastica della Luna, con l’intitolazione allo scienziato parmense di uno dei crateri del satellite terrestre.
Oltre agli studi matematici, geodetici e astronomici, Pizzetti nutrì per diletto l’amore per le materie letterarie, apprese durante la sua formazione liceale, coltivando in particolare lo studio delle lingue e delle letterature latina, francese, inglese e tedesca e la passione per la poesia. Predilesse in particolare le liriche di Giacomo Leopardi; tradusse alcuni versi del poeta inglese Percy Bysshe Shelley e fu autore di alcune composizioni poetiche originali, scritte tra il 1900 e il 1912, che talvolta egli declamava agli amici, durante le vacanze estive a Berceto, sull’Appennino parmense, e che furono raccolte e pubblicate postume, a cura dell’amico Pietro Silva (Parma 1919).
Nella sua breve esistenza Pizzetti convolò a nozze due volte. Il primo matrimonio ebbe durata breve per un’infausta sorte che, a poco più di un anno dalla nomina a professore straordinario di geodesia, lo privò della giovane moglie e poco dopo del figlioletto di soli otto mesi, mentre il secondo, celebrato nel 1913, fu coronato dall’arrivo di due figli: Ernesto e Giulio.
Agli inizi di aprile del 1918 si ammalò gravemente di polmonite e morì a Pisa il 14 dello stesso mese.
Vincenzo Rèina ne tracciò un breve profilo per l’Accademia dei Lincei (Rèina, 1918, pp. 336-345), mentre Giovanni Boaga, in considerazione del grande contributo offerto agli studi geodetici in ambito nazionale, gli attribuì a ragione l’appellativo di «capo della scuola geodetica italiana moderna» (Boaga, 1945, p. 5).
Fonti e Bibl.: A. Pariset, Dizionario biografico dei parmigiani illustri o benemeriti nelle scienze, nelle lettere e nelle arti o per altra guisa notevoli, Parma 1905, pp. 90-91; V. Rèina, Commemora-zione del Socio Nazionale prof. P. P., in Atti della Reale Accademia dei Lincei. Rendiconti, Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, CCCXV (1918), vol. 27, pp. 336-345; E. Soler, Cenni commemorativi di P. P., in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, anno accademico 1917-18 (st. 1919), t. LXXVII, parte prima, adunanza del 26 gennaio 1919; G. Boaga, P. P. (1860 - 1918) Professore di geodesia, Pisa 1945, estratto dal Bollettino storico pisano, anni 1942-43-44, volume dedicato al sesto centenario dell’Università di Pisa; V.V. Brovar - M.I. Yurkina, Mikhail Sergeevich Molodensky - Life and Work, in In Memoriam Mikhail Sergeevich Molodensky, a cura di H. Moritz - M.I. Yurkina, Graz 2000.