LIAZARI, Paolo (Paulus de Eleazaris, Paulus de Liazaris)
Figlio di Guidotto, nacque a Bologna intorno agli anni Novanta del secolo XIII; fu allievo di Giovanni d'Andrea nella città natale e forse anche a Padova. Le prime testimonianze sul L. lo attestano a Padova intorno al 1308 come rettore di S. Clemente; in seguito, sempre a Padova, il L. è documentato nel 1313-14 come giurisperito, vicario del vescovo Pagano Della Torre, chierico della chiesa di S. Biagio "de Treçentula" (Posenato, p. 80) e rettore della chiesa di S. Lorenzo nella diocesi bolognese. Nel gennaio 1318 il L. era a Bologna, dove disputò, come doctor decretorum, la quaestio del codice Vitt. Eman., 1511 della Biblioteca nazionale di Roma (cc. 175va-176va).
Sulla scia degli eventi che nel 1321 condussero all'esodo degli studenti da Bologna, il L. aderì all'invito del Comune di Siena a trasferirsi in quella città.
Il 31 maggio nominò Ladislao di Andrea Ungaro suo procuratore e lo incaricò di concordare il salario e le modalità dell'insegnamento. Il 15 giugno furono pagate dal Comune senese le spese per una missione che aveva avuto lo scopo di condurlo a Siena, e il 26 giugno il Consiglio del Popolo di Bologna, nel giudicare scellerato il comportamento del L., che aveva promesso di non lasciare lo Studio, deliberò di escutere i suoi fideiussori, d'iscrivere il suo nome nel libro dei ribelli e di farlo effigiare come traditore sulle porte e nei luoghi pubblici, a meno che entro quindici giorni non fosse tornato; non avendo ottemperato all'ordine, il L. fu colpito dal bando perpetuo prima del 23 ottobre.
A Siena il L. fu docente in decretalibus con un salario annuale di 400 fiorini d'oro e vi rimase fino alla primavera del 1324. Nel frattempo, il 9 giugno 1323, a Perugia il vicario del podestà, i capitani e i priori delle arti nominavano quattro procuratori incaricati d'invitarlo alla lettura delle decretali e di offrirgli lo stesso salario, ma il L. non aderì subito all'invito. Il 30 ott. 1325 le autorità perugine nominarono due procuratori con il mandato di condurre a Perugia il L., che era stato eletto docente per la lettura triennale del Decretum con il salario annuale di 300 fiorini d'oro.
Probabilmente al termine dell'incarico perugino il L. tornò a Bologna. Non è nota la revoca del bando, ma dalla denuncia del furto di un libro presentata nell'agosto 1329 risulta (Cavazza, p. XIX) che egli insegnava in scuole di cui è indicata l'ubicazione nella città (presso il copista Virgilio, la via pubblica e gli eredi di Bonifacio Galluzzi); con qualche interruzione rimase a Bologna insegnandovi il Decretum e le decretali.
Dopo la ribellione dei Bolognesi al cardinale legato Bertrand du Poujet, avvenuta nel marzo 1334, il papa Benedetto XII li ammonì, il 2 genn. 1338, a restituire la città al governo della Chiesa e convocò ad Avignone le autorità cittadine insieme con gli esponenti più influenti, tra i quali lo stesso Liazari. Dopo la proclamazione della scomunica e dell'interdetto comminati alla città, Taddeo Pepoli, capitano generale e signore di fatto di Bologna, nell'aprile di quell'anno deliberò d'inviare il L. in Curia come ambasciatore, unitamente a Maccagnano Azzoguidi e Pietro Bompietro. Nel concistoro avignonese del 12 ottobre i tre ambasciatori ribadirono la devozione dei Bolognesi e proposero i capitula di un accordo giurato dal procuratore Rolando Fantuzzi. Dietro loro istanza Benedetto XII incaricò il nunzio e notaio apostolico Guigo (Guignone) di San Germano di curare l'esecuzione dei patti e di abolire i provvedimenti; il 16 ottobre il pontefice concesse inoltre al L. e alla moglie Cristina l'indulgenza della remissione dei peccati in articulo mortis.
Dopo il ritorno a Bologna, il 1° genn. 1339 il L. partecipò all'adunanza in cui Taddeo Pepoli oppose al nunzio l'impossibilità di eseguire diverse clausole (come quelle sul suo ufficio di conservatore della città) a suo parere non concordate dagli ambasciatori; il 6 gennaio il L. e Pietro Bompietro obiettarono a Guigo che il papa aveva promesso la modifica dei capitula ritenuti non osservabili. Prima della partenza del legato il L. e Iacopo Bottrigari discussero i punti dell'accordo e redassero le allegazioni giuridiche con cui dimostravano che l'elezione del conservatore spettava al popolo bolognese.
Se nell'agosto 1339 fu ambasciatore con Iacopo Balduini a Milano per onorare le esequie di Azzone Visconti, il 4 apr. 1340 il L. partecipò al Consiglio generale che nominò procuratori Pietro Bompietro e Bonaventura di Jacopino, con l'incarico di chiedere a Benedetto XII la modifica delle clausole inaccettabili e l'abolizione dell'interdetto e della scomunica, nuovamente comminate alla città. Il 30 sett. 1347 presenziò al Consiglio generale che sancì il passaggio della signoria a Jacopo e Giovanni, figli di Taddeo Pepoli, morto il 28 settembre.
Dopo l'acquisto della città da parte dei Visconti, il L. continuò a operare per la soluzione di questioni politiche; il 17 maggio 1353 fu designato per la stesura dei capitula da presentare all'arcivescovo Giovanni Visconti e il 30 maggio 1354 fu incaricato di esaminare le perdite degli assuntori dei dazi in occasione della guerra di Modena; l'11 ottobre fu eletto nel Consiglio degli anziani e dei sapienti che sancì la designazione di Matteo Visconti, nipote di Giovanni, a signore di Bologna. Il L. morì l'8 febbr. 1356 nella sua città (Bologna, Collegio di Spagna, Mss., 87, c. 201r).
Opere. L'opera maggiore del L. è l'Apparato alle Clementinae, la cui stesura avvenne prima del 1330; molto diffuso e citato nel tardo Medioevo, la sua popolarità è attestata da numerosi codici (cfr. Boháček; Bertram, 1997). Fu usato come supplemento alla glossa ordinaria di Giovanni d'Andrea e rappresentò una delle fonti cui attinsero alcuni canonisti per la compilazione di combinazioni di estratti da vari apparati o di Casus Clementinarum (Tarrant, 1979).
Grande favore arrise alle repetitiones su rubriche e capitoli del Liber extra. In aggiunta alle repetitiones note (Schulte; Dolezalek) vanno segnalate quelle conservate nei codici seguenti: Augusta, Staats- und Stadtbibliothek, 2° Cod., 364, cc. 30v-36v; Berlino, Staatsbibliothek Preussischer Kulturbesitz, Lat. fol., 12, cc. 202v-207v, 216v-233v; Lat. fol., 222, cc. 41vb-44vb; Cesena, Biblioteca Malatestiana, Mss., S.II.3, cc. 136ra-137va; Dillingen, Studienbibliothek, Mss., XV.43, cc. 27ra-30va; Erfurt, Wissenschaftliche Allgemeinbibliothek, CA 2°, 211, cc. 117r-126r; CA 2°, 312; Heidelberg, Universitätsbibliothek, Salem, X 17, c. 333vb; Klosterneuburg, Stiftsbibliothek, Mss., 649, cc. 66v-73r; Cracovia, Biblioteka Jagiellońska, Mss., 381, cc. 82r-119r; 405, cc. 217r-230v; Lipsia, Universitätsbibliothek, Mss., 991, cc. 94v-95r, 128r-157v; Salamanca, Biblioteca universitaria, Mss., 2384, cc. 11va-16rb, 21ra-27ra, 39va-42rb, 44vb-59rb, 63rb-67rb, 68vb-72vb, 77rb-82ra, 90ra-103va, 140ra-143rb; Sigüenza, Archivo de la Catedral, Mss., 4, cc. 1ra-2ra, 15rb-18ra, 21rb-36vb, 40va-42vb, 48ra-49vb, 50ra-51vb, 53va-54vb, 56ra-58ra, 66ra-67vb, 76ra-89ra, 119rb-122rb; Biblioteca apost. Vaticana, Chigi, E.VIII.245, cc. 221ra, 308vb-314vb; Ott. lat., 800, cc. 289-297, 363-372; Ross., 1038, cc. 415r-428r; Vat. lat., 2641, cc. 122rb-125va; Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Mss., 5063, cc. 156v-160v, 161-163, 205v-213r; 5066, cc. 131r-189r; 5128, cc. 431-435. Molte di queste furono inserite nelle raccolte di repetitiones del L. stampate nel Quattrocento (Siena 1493, cfr. L. Hain, Repertorium bibliographicum, 10066; Venezia 1496, cfr. Hain, 10067; Appendices, a cura di D. Reichling, V, p. 173, Indice generale degli incunaboli, 5752) e nelle miscellanee pubblicate a Milano nel 1513 e 1519, a Venezia nel 1587, a Colonia nel 1618 (cfr. Index repetitionum).
Notevole diffusione ebbero le quaestiones, ai cui testimoni censiti (Bertram, 1988; Bellomo, pp. 109, 144, 205, 486) si aggiungono: Basilea, Universitätsbibliothek, Mss., C.II, c. 51v; Klosterneuburg, Stiftsbibliothek, Mss., 665, c. 95; Lione, Bibliothèque municipale, Mss., 384, cc. 254r-257r; Roma, Biblioteca nazionale, Vitt.Eman., 1511, cc. 175va-176va. Alcune quaestiones furono stampate unitamente alle già ricordate repetitiones nell'edizione veneziana del 1496 (Hain, 10067).
Apprezzati furono i suoi consilia, alcuni dei quali vennero resi con famosi colleghi e sono in gran parte inediti. A integrazione dei manoscritti segnalati da Dolezalek vanno menzionati i seguenti: Bologna, Collegio di Spagna, Mss., 83, cc. 199v-200r; Cesena, Biblioteca Malatestiana, Mss., S.II.3, c. 144ra-vb; Firenze, Biblioteca nazionale, Magl., XXIX.179, c. 164vb; Tubinga, Universitätsbibliothek, Mss., Mc.60, cc. 141ra-142ra; Biblioteca apost. Vaticana, Chigi, E.VIII.245, c. 221ra-b; Ross., 1158, cc. 52vb-53ra; Vat. lat., 2539, cc. 200va, 235rb. Un parere fu stampato nella raccolta dei Consilia di Federico Petrucci (cfr. Maffei, 1995, p. 178*), altri sono editi all'interno di diverse raccolte di fonti (Tiraboschi; Rossi, 1876, pp. 121-124; Chart. Stud. Bon., I, pp. 202-204; IV, pp. 161-165; Piana, 1970).
Alla docenza bolognese interrotta nel 1321 è stata collegata la composizione della Divisio Decreti (ed. Rossi, 1997, pp. 375-387) che presenta una concezione elementare e propedeutica allo studio dell'opera di Graziano. La fortuna è mostrata dai codici noti (ibid., pp. 368-373) cui si aggiungono: Augusta, Staats- und Stadtbibliothek, 2° Cod., 407, cc. 169ra-170va; Universitätsbibliothek, Mss., II.1.2° 69, cc. 328va-330vb; Bologna, Collegio di Spagna, Mss., 74, cc. 347r-349r; Erfurt, Wissenschaftliche Allgemeinbibliothek, CA, 4° 79, cc. 214r-217v; Cracovia, Biblioteka Jagiellońska, Mss., 327, cc. 228v-231r; Monaco, Universitätsbibliothek, 2° Cod., 289, c. 2v; Orvieto, Biblioteca comunale, Donazione L. Fumi, IX E 39, cc. 47v-50v; Partridge Green, St. Hugh's Charterhouse, dd. 13, cc. 392r-393r; Praga, Knihovna Metropolitni Kapituli (Bibl. del Capitolo metropolitano), Mss., K. III, c. 302v; Siviglia, Biblioteca capitular y Colombina, Mss., 5-5-19, cc. 214r-215r, 238; Toledo, Biblioteca de la Catedral, Mss., 4-2, c. 329.
Da ricordare sono le allegazioni giuridiche (cfr. ed. Ghirardacci, pp. 148 s.) redatte dopo l'ambasceria del 1338; altre sono inserite nei manoscritti e nelle edizioni delle Allegationes iuris di Lapo da Castiglionchio (Hain, 4578-4582; Besta). All'insegnamento del L. risalgono i commenti su alcune parti del Decretum nel manoscritto Aedil., 64 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze (Maffei, 1995, p. 176*), i dicta e le apostillae sul Sextus, citati da Diplovatazio (p. 260) e le addizioni ai margini dei codici del Liber extra e del Sextus (Maffei - Liotta - Ascheri; Kuttner - Elze, I, p. 172; II, pp. 69 s., 76). Altre addizioni sono copiate ai margini dei manoscritti dei Casus Bernardi super Decretales, della Lectura super codicem di Cino da Pistoia, della Glossa in Sextum e della Novella in Decretales di Giovanni d'Andrea (Maier; Kuttner - Elze, I, p. 262; II, pp. 148, 155). Al L. sono attribuiti due opusculainiure (Kristeller, III, p. 690), una Practica de electione (Viollet) e un sermone de divina sapientia (Rose, p. 660).
Fonti e Bibl.: Bartolomeo della Pugliola, Historia miscella Bononiensis ab anno 1104 usque ad annum 1304, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XVIII, Mediolani 1731, coll. 378, 444; Corpus chronicorum Bononiensium, a cura di A. Sorbelli, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XVIII, 1, 2-3, ad ind.; M. Griffoni, Memoriale historicum de rebus Bononiensium, a cura di L. Frati - A. Sorbelli, ibid., XVIII, 2, ad ind.; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, II, a cura di A.A. Solimani, Bologna 1657, ad ind.; G. Tiraboschi, Storia dell'augusta badia di S. Silvestro di Nonantola, II, Modena 1785, pp. 443 s.; A. Theiner, Codex Diplomaticus dominii temporalis S. Sedis, II, Rome 1862, pp. 32, 41, 69, 73, 78, 98; [A. Rossi], Documenti per la storia dell'Università di Perugia, in Giornale di erudizione artistica, IV (1875), pp. 324 s., 327 s.; V (1876), pp. 57, 121-124, 312; Acta Nationis Germanicae Universitatis Bononiensis, a cura di E. Friedlaender - C. Malagola, Berolini 1887, p. 113; M. 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