BOCCABELLA, Paolo Emilio (Aemilius, Paulus Aemilius, Aemilius o Paulus Aemilius Romanus, Aemilius, o Paulus Aemilius Buccabellus, Buccabella o de Buccabellis)
Nacque a Roma nella prima metà del sec. XV, da un'antica famiglia che già aveva dato alle lettere un umanista, il canonico lateranense Gian Iacopo (1412-1464), autore degli Artis metricae libri, conservati nel codice Vat. lat. 1504 della Bibl. Apost. Vatic.; il padre aveva probabilmente nome Pier Matteo.
La paternità sembrerebbe attestata dal Vat. Ottob. lat. 1982, f. 79r, in cui è un'elegia di "Paulus Emilius Petri Matthei Romanus"; il nome completo del B. dal Vat. lat. 3353, f. 149r, appartenuto al Colocci, che riporta un epigramma di "Paulus Aemilius Buccabellus".
Assai incerta è la ricostruzione della biografia del B., poiché ci si deve basare sul presupposto, verosimile ma non sicuro, che le testimonianze contemporanee d'ambiente pomponiano riferentesi ad un "Aemilius", o - "Paulus Aemilius", siano da riferirsi al B. e non allo storico Paolo Emilio (che fu in Roma fino al 1499), oad altri omonimi. È senza dubbio da identificare col B. l'Emilio Boccabella che il contemporaneo M. A. Altieri nomina in Li Nuptiali fra gli uomini più colti dell'epoca; né è improbabile che sia egli, e non Gian Iacopo, il "Bucabella meus" che Porcellio Pandone in un'elegia, dedicata a Pio II intorno al 1460, nomina tra i "divini vates" del secolo: più tardi, infatti, troviamo il B. e il Porcellio gravitanti ambedue intorno all'ambiente del Riario. La sua elegia Livio eunti Romam nel codice Vat. Ottob. lat. 2280, f. 116r, in cui all'amico bolognese che si reca a Roma per la prima volta il poeta dichiara: "...mei vates te complectentur amico / pectore... Platina, Panthagatus, Marsus, Pomponius illic / ornabunt sanctae munere achademiae", colloca con sicurezza il B. tra i pomponiani; né è improbabile che fosse anch'egli membro dell'Accademia Romana e che avesse a soffrire con gli altri delle persecuzioni di Paolo II. P. Marsi infatti, nel XIX carme delle sue Bembice, diretto "ad Academicos Venetias incolentes", alla brigata umanistica, cioè, che tra il 1468 e il 1469 si era rifugiata nella città lagunare, si rivolge anche a un Paolo Emilio. Riappacificatasi l'Accademia col papato, ritroviamo il B. fra i letterati che circondavano il raffinato e munifico cardinale di S. Sisto, Pietro Riario, che egli celebrò in numerosi versi latini.
Per il cardinale il B. scrisse anche un poemetto in esametri, il De convivio habito cum Leonora, nel quale è descritto, in una cornice mitologica, il fastoso convito con cui il Riario festeggiò nel giugno 1473 il passaggio a Roma di Eleonora d'Aragona: componimento assai interessante non tanto per lo scarso valore poetico, quanto perché, insieme con un altro del Porcellio scritto nella medesima occasione, è testimonianza preziosa dello sfarzo scenografico con cui venivano organizzate le feste nella Roma del Quattrocento.
Con ogni probabilità è da identificare col B. l'"Aemilius" che partecipò assieme ad altri accademici alla raccolta di versi che fu pubblicata intorno al 1473 in occasione della morte di un bellissimo paggio senese, Alessandro Cinuzzi, col titolo di Alexandri Pueri Senensis multorum nostri temporis Poetarum Epigrammata foeliciter incipiunt: notevole come il B., nei suoi versi, parli senza veli, come di normali legami, dei rapporti omosessuali che univano il Cinuzzi ad un Flavio Ermete, mentre tutti gli altri poeti dedicano all'argomento solo accenni velatissimi e fugaci. Del resto, anche il B. doveva esser dedito all'amor paidico, assai comune nell'Accademia, se è da identificare con l'autore dell'epigramma P. Emilius contra mulieres, a c. 141r del codice Monacense lat. 716.
Dell'appartenenza in questo periodo di un Emilio - quasi certamente il B. - all'ambiente accademico vi sono anche testimonianze epigrafiche nelle iscrizioni che Pomponio e i suoi graffirono nelle catacombe di S. Callisto: in esse il nome "Aemilius" compare una volta in data 19 genn. 1475 tra gli altri "unanimes perscrutatores antiquitatis", tre volte con l'attributo "vatum princeps", un'altra, infine, in data 1482.
Intorno al 1476 il B., essendo morto nel gennaio 1474 il Riario, si recava a Bologna per studiare legge, presso il legato pontificio cardinal Gonzaga: vi era stato consigliato da un fratello di questo, come sappiamo da una breve raccolta di versi latini che l'umanista, "legibus omnem vitam atque operam daturus", dedicò al nuovo protettore. Ma nella capitale degli studi non dovette trovare quanto si era aspettato se già nel 1478, dedicando i suoi carmi al Platina, ormai prefetto della biblioteca pontificia e scrittore apostolico, manifesta il suo desiderio di tornare a Roma e di ottenervi un impiego. La citata iscrizione catacombale con l'anno 1482 starebbe a dimostrare che il B. riuscì nell'intento: ma a questo punto di lui si perde ogni traccia, sicché si potrebbe pensare che egli sia morto in data non troppo posteriore.
Opere. Le uniche opere chiaramente intestate al B. si trovano nel citato cod. Vat. lat. 3353 e nel cod. Vat. Ottob. lat. 2280, che contiene Aemilii Buccabellae Romani Carmina,cum praefatione ad B. Platinam Praefectum Bibliothecae Pontificiae et Scriptorem Apostolicum (109r-148r) ed Emili Romani Carmina ad Fr. Card. Gonzagam Mantuanum Bonon. Legatum (148r-164v): gli accenni biografici ivi contenuti sono anche l'unica fonte per la ricostruzione della vita del nostro autore. Aemilii Buccabellae De convivio habito cum Leonora Ferd. Regis filia eunte ad nuptias Herculis ducis Mutinae. Ad Famam (ibid., ff. 136 ss.) è pubblicato in G. Corvisieri, Il trionfo di Eleonora d'Aragona a Roma, nell'Arch. della R. Soc. romana di storia patria, X (1887), pp. 675 ss. (per un errore di stampa il componimento è attribuito al Porcellio, il cui analogo poemetto, viceversa, è intestato al Boccabella).
Altre opere attribuibili al B. si possono trovare nei seguenti codici: Vat. Urb. lat. 1193, dedicato a Federico da Montefeltro, dove sono tre elegie "Aemilii" in lode del principe a ff. 178, 183 e 187 (pubblicate da A. Cinquini, Spigolature da codd. mss. del sec. XV, in Classici e neolatini, VI [1910], pp. 82-83); Vat. lat. 3255, probabilmente dono degli accademici a Pomponio, in cui a f. 3v si trova la sigla "P. Aemi.", a f. 80r tre epigrammi "Aemili" in lode di Virgilio e a ff. 80r-v una lettera poetica dello stesso, in distici, "P. Eurialo suo", in cui si esorta il giovane amico a fortificarsi nel proposito di seguire la via della virtù con la lettura delle opere di Virgilio stesso; cod. 257 della Capitolare di Verona, raccolta di componimenti in occasione della morte del Calderini (1478), in cui si trovano, ai ff. 5 bisv e 9r, due epigrammi intestati ad "Aemilius Romanus" e, a f. 259r, uno ad "Aemilius"; altri due epigrammi intestati ad "Aemilius Romanus", infine, sono nel citato cod. Monac. lat. 716, ff. 135r e 141r, ed un'elegia "de morte Andree Brenti", intestata come si disse a "Paulus Emilius, Petri Matthei Romanus", nel citato cod. Vat. Ottob. lat. 1982.
Fonti e Bibl.: Bibl. Apost. Vat., Vat. Ottob. lat. 2548: D. Iacovacci, Repertorii di famiglie, f.653r; Porcelli Pandoni Elegia Divo Pio II Aeneae Silvio Pont. Max. de illustribus Poetis et Orator. sui temporis, in V. Laurenza, Poeti e oratori del Quattrocento in una elegia inedita del Porcellio, in Atti della R. Accad. di arch., lett. e Belle Arti di Napoli, XXIV (1906), pp. 217-218; M. A. Altieri, Li Nuptiali, Roma 1873, p. 8; G. Lumbroso, Gli accademici nelle Catacombe, in Archivio della R. Soc. romana di storia patria, XII (1889), pp. 217, 218, 222-224; F. Patetta, Di una Raccolta di componimenti e di una medaglia in memoria di A. Cinuzzi senese, in Bull. senese di storia patria, VI (1899), pp. 158-173; F. Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medioevo, IV, Roma 1901, p. 223; V. Zabughin, Giulio Pomponio Leto, Roma 1909, I, pp. 36, 101, 335 n. 496; II, pp. 6768; C. Dionisotti, Misc. umanistica transalpina, in Giorn. stor. della lett. ital., CX (1937), pp. 273, 275; R. Weiss, In memoriam Domitii Calderini, in Italia medioevale e umanistica, III (1960), pp. 312, 314 s.; p. O. Kristeller, Iter Italicum, London-Leiden 1967, II, ad Indicem.