PAOLO da Cesena
PAOLO da Cesena (Girolamo Angelini). – Nacque a Cesena il 2 febbraio 1556 da Alessandro Angelini ‘gentil’huomo di cappa corta’ e valente giurista, e da Laura Lansetti «pari non meno di nobiltà naturale» (Rosini, 1649, pp. 740-42).
Le fonti consentono di ricostruire soltanto per cenni i suoi primi vent’anni e lo presentano come giovane di raro talento, «versato in ogni ramo di scienza», di pietà singolare. È noto che abbandonò «tuttocchè gli sorride d’intorno» nel 1580, anno della sua precoce laurea in utroque iure e, con il nome di Paolo da Cesena, vestì l’abito cappuccino a Macerata. Dopo l’anno di noviziato a Civitanova e ad Ancona, completò gli studi preparatori all’ordinazione a Bergamo sotto la guida di p. Filippo Gallina ed emise la professione a Milano. Nei decenni successivi fu lettore di filosofia e teologia in diversi conventi marchigiani e, «abbenché l’annalista nol dica» (Michelangelo da Rossiglione, 1850, p. 93), guardiano e custode a Macerata, ad Ascoli e a Urbino, custos custodum dell’intera provincia, ministro provinciale eletto nel 1597 e di nuovo nel 1608. Fu soprattutto predicatore – in diverse città venete e dell’area padana, umbra, marchigiana e toscana (Rosini, 1649, p. 750) –, a testimonianza di una sua solida formazione dottrinale se si considera che quasi l’ottanta per cento dei sacerdoti dell’Ordine era allora escluso da tale ministero.
Chiamato a Roma nel drappello di padri cappuccini partecipe della grande campagna di predicazione lanciata da Clemente VIII per la Quaresima dell’anno giubilare 1600, fu destinato all’importante e vasta parrocchia di S. Lorenzo in Damaso; per l’occasione compose le Conciones quadragesimales. Il Capitolo generale del 1602 lo elesse definitore e confermò il mandato per i due successivi trienni, nel 1605 e nel 1608, rinnovandolo nel 1625. Tornato a Urbino, vi esercitò la predicazione infra annum per tre anni e nel 1607 fu inviato come commissario nelle province di Milano e Venezia. Nel 1609 p. Angelini risulta visitatore nello Chablais, nel nord della Savoia, da poco riconvertita al cattolicesimo per opera di Francesco di Sales, e protagonista di «missioni di Savoja, del Genevese, di Svizzera» (Michelangelo da Rossiglione, 1850, p. 93, Charles de Genève), nel Vallese e nel Delfinato. Uno scavo attento degli atti della Congregazione dei Vescovi e Regolari conferma l’incarico affidato con breve dell’11 giugno 1609 da Paolo V al cappuccino, persona idonea per pietà, fiducia e prudenza, di ‘invigilare’ sulla pia casa dell’Ordine di Thonon-les-Bains «pro hereticorum conversione precipue institutam […] nella terra di Tonone […] , in que’ contorni di Ginevra, Losanna, Vallei, Friburg et altri luoghi circonvicini» (I Cappuccini e la Congregazione romana, III, nn. 335, 336, pp. 358-60, 362).
Ben documentata (Ingegneri, 2008, pp. 91-104, 490-505) risulta invece la chiamata di Paolo da Cesena a risolvere il «molestissimo negotio» della separazione tra la grande provincia genovese dell’Ordine e quella piemontese richiesta da Carlo Emanuele I. Il progetto non aveva fisionomia puramente religiosa, ma si collocava nell’orizzonte (antispagnolo) del trattato di Bruzolo del 25 aprile 1610 con il quale il duca, mirando alla Liguria, si era impegnato ad aiutare Enrico IV nell’aggressione ai territori asburgici di Milano. L’uccisione del sovrano francese, il 14 maggio, mise fine a tali strategie, ma le tensioni con Genova rimasero altissime, riverberandosi anche sui cappuccini liguri, invitati ad abbandonare il Ducato. D’altra parte, la faccenda delle due province separate era strettamente intrecciata con la più decisa ‘collaborazione’ antiereticale richiesta ai cappuccini (ben ridimensionati da nuove presenze missionarie, di minimi, barnabiti, teatini, carmelitani scalzi e francescani riformati) e con la stessa identità-autonomia dell’Ordine rispetto al potere politico.
In questo clima, il visitatore e commissario generale Paolo da Cesena propose ai confratelli un questionario in otto punti datato 14 luglio 1611 (Ingegneri, 2008, p. 490) per sondarne le intenzioni ed esaminare collegialmente i problemi organizzativi di una provincia vastissima, montuosa e «incomoda». Negli anni successivi – e fino al 24 aprile 1619, quando l’Ordine accettò la scissione – il caso si complicò ulteriormente per il potente partito di cappuccini favorevoli allo scorporo (e al volere del duca) contro la linea di Paolo V, dell’apposita commissione cardinalizia (e della Spagna), per il progressivo allargarsi e intensificarsi delle commistioni politiche con i Gonzaga signori del Monferrato, con Venezia e con Firenze e per gli equilibri interni all’Ordine, chiamato a celebrare i suoi capitoli provinciali.
Un’ulteriore indagine ha consentito di appurare che nel periodo torinese Paolo da Cesena frequentò Giovan Battista Marino, poeta e segretario del duca dal 1610, e con lui la cerchia del cardinale Pietro Aldobrandini; il poeta, affascinato dalla predicazione «come genere alla moda, di forte presa sul pubblico anche colto» (Ardissino, 2009, p. 171; v. anche Carminati, 2008, pp. 133-115), imprigionato per l’interpretazione politica di una sua vecchia burlesca, dal dicembre 1611 fece ricorso a p. Paolo (e al confratello Antonio Scalenghi da Torino) come suo tramite presso la corte. A Paolo da Cesena, «degno germoglio» d i Paolo apostolo, Marino dedicò il componimento Al P.F. Paolo da Cesena cappuccino predicatore (Della lira del Cavalier Marino parte terza, p. 134).
Il 24 maggio 1613, al ventisettesimo Capitolo generale, tenuto a Roma, Paolo da Cesena fu eletto con una forte maggioranza vicario generale (dizione delle origini ancora in uso), per il suo zelo apostolico e l’esemplarità «in humilitate, in Seraphica paupertatis observantia» (Bernardo da Bologna, 1747, p. 206). Tra il giugno e l’ottobre successivi risulta designato da Paolo V ad accompagnare alla Dieta imperiale di Ratisbona il legato a latere Carlo Gaudenzio Madruzzo per «trattare i negozj più ardui» (Annali…, 1708, anno 1613, p. 2, ma 2 a) del mantenimento della pace religiosa di Augusta (1555) e del contrasto alla politica conciliante con i protestanti del vescovo di Vienna Melchior Klesl e a quella ‘antiromana’ del principe-vescovo di Salisburgo Wolf Dietrich von Raitenau, in una fase delicatissima della politica europea.
Benché questo incarico (Annali... 1708, anno 1613, p.2) non trovi sostegni documentari, a fronte di altre certe presenze cappuccine alla Dieta (Giacinto da Casale), la conoscenza della corte sabauda maturata negli anni torinesi lo fa ritenere possibile, tantopiù nel corso della prima guerra del Monferrato (iniziata nel 1612), che caricava di ulteriori nodi politici la trattativa per la divisione delle province cappuccine, ora affidata al nuovo visitatore e commissario generale, l’autorevole Lorenzo da Brindisi.
Paolo da Cesena governò l’Ordine per un triennio, «eminente in dottrina, in talento di predica, e in ogni genere di virtù» (Annali…, 1708, anno 1613, p. 1); visitò le province per «verificare la concordanza dei conventi con le norme di semplicità e povertà previste dalle Costituzioni», come in Sicilia nel 1616 (Di Cristina et al., 2007, p. 148), in Calabria nel 1628 (Ingegneri, 2005, p. 92), nelle province dell’Italia centrale (ms. Rosini, v.1, p. II/a, pp. 756-758). «Sapea da buon Padre compatire e dissimulare i leggieri ed occulti difetti, da Giudice inesorabile severamente puniva le gravi e pubbliche delinquenze» (Michelangelo da Rossiglione, 1850, p. 94; singoli casi tra il 1605 e il 1617 in I Cappuccini e la Congregazione romana…, II, Roma 1990, p. 456, V, Roma 1993, pp. 130-132, 167 s., 211-214, 319, 325-327, 338 s., 374 s., 380 s., 388, VI, Roma 1993, pp. 74 s., 95, 104 s., 234 s., 240-242, 352 s., 397 s., 403, VIII, Roma 1999, pp. 387 s.) e dava prova di uno straordinario zelo apostolico. Riferendosi a un’età in cui i cappuccini incrementavano l’impegno nella predicazione, specialmente alle frontiere di aree protestanti – e «non trovando certe memorie intorno alle Missioni lontane da questo Generale instituite o promosse» (Michelangelo da Rossiglione, 1850, p. 95) – le biografie edificano una sua azione antivaldese nel 1616, con un agguerrito esercito di missionari e l’appoggio del duca sabaudo.
Ricorre nelle memorie cappuccine, senza alcun riferimento a sfumature penitenziali, la rigida «osservanza di quella strettissima povertà» delle origini (Annali…, 1708, p. 2) praticata personalmente «nell’abito e nel portamento, e nel viaggiare, e nel vivere in ogni suo atto e in tutta sua persona» (Michelangelo da Rossiglione, 1850, p. 96). La povertà come pratica di virtù primaria e modello «per non aprire la strada a’ suoi frati ad ambire dignità» (Sigismondo da Venezia, 1846, p. 560) sembra spiegare la rinuncia alla nomina a vescovo di Cagli offertagli da Urbano VIII (Bernardo da Bologna, 1747, p. 206), ma soprattutto diventa strumento di costruzione identitaria e di edificazione dell’Ordine; Ingegneri, 2006, pp 87-98). Costituiscono tema di continui richiami e interventi normativi le forme visibili dei luoghi dell’Ordine, nei decenni in cui erano edificati nuovi conventi e vecchi insediamenti venivano abbattuti, spostati, ricostruiti per adattarsi ai bisogni pastorali. Paolo da Cesena riteneva «ripugnanti fra loro, altissima povertà, e magnificenze di fabbriche, serafica povertà, e sontuosi edifici» e acquisì il ‘modello’ di fabbricare chiesa e convento elaborato qualche decennio prima (1603-1606) dal confratello Antonio Pisollo da Pordenone, ispiratore di un vero e proprio stile architettonico cappuccino. È aderente a quel modello ideale il nuovo complesso dell’Ordine intitolato a S. Bonaventura in Albano, edificato tra il 1617 e il 1626 dal frate architetto cappuccino Michele da Bergamo sotto lo sguardo vigile di p. Angelini, e ‘con le misure giuste’ per chiesa e convento.
Si rivela anche in questo piccolo caso l’attenzione di p. Paolo a uniformarsi anche in modo originale alle esigenze della chiesa post-tridentina, ampliando con selezionati libri le biblioteche dei conventi, chiamando alle cariche più importanti personalità di prestigio e rigore come Girolamo Mautini da Narni o il ricordato Lorenzo da Brindisi, valorizzando così le energie intellettuali e tecniche dell’Ordine.
Paolo da Cesena morì a Treia nella Marca il 13 dicembre 1638.
Opere. Conciones quadragesimales doctissime, et eruditae, quas habuit Romae anno Jubilaei 1600 in ecclesia S. Laurentii in Damaso sub Clemente VIII; le prediche, testate nel convento di Porto Maurizio per primo da Dionysio da Genova, sono ora disperse; Poema in 24 Cantus distributum, ubi laudes Mariae Virginis dulcissime celebrantur (Bernardo da Bologna, 1747, pp. 206 s.), disperso e talvolta indicato come Le glorie della Gran Donna Maria in 24 canti. Gli accenni a un manoscritto incompleto di Paolo da Cesena su s. Bonaventura lasciato in eredità al confratello Bartolomeo da Castelvetro – dal Campione III del convento di Cesena, f. 104, nell’Archivio provinciale dei cappuccini di Bologna non trovano riscontri (Montecchi 1998, p. 142; 2001, p. 22); Questionario proposto da Paolo da Cesena, commissario generale, ai frati della provincia ligure sulla situazione della Provincia a proposito della richiesta del duca di Savoia di separare i frati del suo ducato (Sarzana, 14 luglio 1611), in G. Ingegneri, Storia dei cappuccini della provincia di Torino, Roma 2008, p. 490; documenti sulla vicenda alle pp. 490-505; Licenza per la stampa dell’Espositione sopra la Regola del Setafico padre S. Francesco di F. Santi Thesauro, Roma 1614.
Fonti e Bibl.: Al P.F. Paolo da Cesena cappuccino predicatore, in Della lira del Cavalier Marino parte terza, Venezia 1616, p. 134; Charles de Genève, Les trophées sacrés ou Missions des Capucins en Savoie, dans L’Ain, la Suisse romande et la vallée d’Aoste, à la fin du XVIe et au XVIIe siècle (1640 circa, a cura di F. Tisserand), Lausanne 1976, ad vocem; A. Rosini (1649), Vite e gesti de’ religiosi cappuccini illustri che fiorirono nella bonta e perfettione della vita nella provincia della Marca …, II, in R.R. Lupi, I cappuccini della Marca. Fonti documentali, I, Andrea Rosini, Ancona 2007, pp. 740-776 e ad ind. (il ms. Rosini è conservato in Archivio di Stato di Milano, Fondo Religione, Parte antica, b. 6499/2); Dionysio da Genova, Bibliotheca Scriptorum ordinis minorum S. Francisci Capucinorum a fr. Dionysio genuensi … contexta, Genuae 1691, pp. 264, 357 (Paulus a Cesena); C.B. Piazza, La gerarchia cardinalizia, Roma 1703, pp. 292 col. 2, 293 col. 2; Annali de’ Frati Minori Capuccini composti dal padre Marcellino da Mascon e tradotti in volgare dal p. F. Antonio Olgiati da Como, III, 1, Trento 1708, pp. 1 ss.; Bernardo da Bologna, Bibliotheca Scriptorum ordinis minorum S. Francisci Capuccinorum retexta et extensa a f. Bernardo a Bononia… quae prius fuerat a P. Dionysio genuensi… contexta, Venetiis 1747, pp. 206 s.; Secoli serafici ovvero Compendio cronologico della storia francescana dall’anno MCLXXXII in cui nacque il… fondatore… fino al Capitolo generale dell’anno MDCCLVI, Firenze 1757, pp. 193 s.; Sigismondo da Venezia, Biografia serafica degli uomini illustri che fiorirono nel francescano Istituto per dottrina e dignità…, Venezia 1846, p. 560; Michelangelo da Rossiglione, Cenni biografici e ritratti di padri illustri dell’ordine cappuccino sublimati alle dignità ecclesiastiche dal 1581 al 1804, I, Roma 1850, pp. 92-96 (Ritratto XVII); Lexicon capuccinum: promptuarium historico-bibliographicum Ordinis Fratrum Minorum Capuccinorum (1525-1950), Romae 1951, c. 1861; Felice da Mareto, Tavole dei Capitoli generali dell’Ordine dei FF. MM. Cappuccini con molte notizie illustrative, Parma 1940, pp. 117 s.; Melchior a Pobladura, Litterae circulares superiorum generalium Ordinis fratrum minorum capuccinorum (1548-1803), I, Romae, 1960, pp. 30 ss.; monumenta historica Ordinis Minorum Capuccinorum, VIII, Romae 1960, p. 30; Collectanea franciscana Index 1931-1970, a cura di C. Van de Laar, Roma 1972, ad vocem; C. Urbanelli, Storia dei cappuccini delle Marche (1525-1585), I, 2-3, Ancona 1978-1984; Stanislao da Campagnola, Biblioteche cappuccine e predicatori, in La predicazione cappuccina nel Seicento, a cura di G. Ingegneri, Roma 1997, pp. 79-111; V. Criscuolo, Girolamo Mautini da Narni. 1563-1632 predicatore apostolico, Roma 1998, pp. 58 s., 284; I Cappuccini e la Congregazione romana dei Vescovi e Regolari, a cura di V. Criscuolo, Roma, in partic., oltre ai riferimenti citati nel testo, III, 1991, pp. 358-362, IV, 1992, pp. 330, 332-335; V, 1993, pp. 86, 159-162, 380, 415-420, 436 s., 466, VI, 1993, pp. 82-88, 97, VIII, 1999, pp. 237, 274; G. Montecchi, Itinerari editoriali delle opere di padre Bartolomeo Barbieri, in Bartolomeo Barbieri da Castelvetro (1615-1697). Un cappuccino alla scuola di san Bonaventura nell’Emilia del ’600, a cura di A. Maggioli - P. Maranesi, Roma 1998, p. 141; G. Montecchi, Itinerari bibliografici: storie di libri, di tipografi e di editori, Milano 2001, p. 22; S. Giombi, Sacra eloquenza: percorsi di studio e pratiche di lettura in Libri, biblioteche e cultura nell’Italia del Cinque e Seicento, a cura di E. Barbieri - D. Zardin, Milano 2002, pp. 137-217; G. Ingegneri, I cappuccini in Emilia-Romagna: uomini ed eventi, Bologna 2005, p. 92, ad vocem; G. Ingegneri, I cappuccini marchigiani tra Cinquecento e Seicento, in Spiritualità e cultura nell’età della riforma della Chiesa. L’ordine dei cappuccini e la figura di san Serafino da Montegranaro, a cura di G. Avarucci, Roma 2006, pp. 99-145; U. Di Cristina - A. Gaziano - R. Magrì, La dimora delle anime. I cappuccini nel Val di Mazara e il convento di Burgio (Agrigento), Palermo 2007, p. 148; G. Ingegneri, Storia dei cappuccini della provincia di Torino, Roma 2008; C. Carminati, Giovan Battista Marino tra Inquisizione e censura, Roma-Padova, 2008; E. Ardissino, Le “Dicerie sacre” del Marino e la predicazione di primo Seicento, in Marino e il barocco, da Napoli a Parigi, a cura di E. Russo, Alessandria 2009, pp. 165-184.