BUZZI, Paolo
Nato a Milano il 15 febbr. 1874 da Angelo e da Camilla Riva, dopo gli studi giuridici a Pavia - dove ebbe per maestri C. Ferrini e V. Simonelli - intraprese la carriera amministrativa, abbandonata poi volontariamente nel 1935, quando era segretario generale dell'Amministrazione provinciale di Milano, per dedicarsi completamente alla poesia ed alle lettere.
Con Rapsodie leopardiane (Milano 1898) esordì con una poetica ancora legata al classicismo carducciano e leopardiano, ma dopo pochi anni aderì al movimento futurista, divenendone uno degli esponenti più in vista, tenendo la critica letteraria della rivista Poesia - fondata da S. Benelli e F. T. Marinetti - e partecipando
assiduamente alle battaglie d'avanguardia. Firmò tra i primi il Manifesto del movimento, che uscì a Parigi nel 1909, sottoscrisse il ripudio di Venezia passatista nel marinettiano Uccidiamo il chiaro di luna, testimoniò a favore di Marinetti nel processo contro il romanzo di questo Mafarka il futurista, ma soprattutto s'impose all'attenzione del pubblico con lo scandalo provocato negli ambienti ufficiali dalla sua Ode ad Asinari di Bernezzo, ilgenerale colpito da duri provvedimenti per aver tenuto un discorso interventista ai suoi soldati. L'ode, letta nelle serate futuriste di Trieste e Milano del 1910 da M. Zimolo, provocò l'arresto di Marinetti e dei suoi seguaci. Del B. veniva anche letta nelle serate futuriste, che si concludevano quasi inevitabilmente con tafferugli e scontri, L'inno alla poesia nuova, un'ode "aeroplanica" in versi liberi, che piaceva molto al Marinetti. Il contributo del B. al movimento fu notevole specie in poesia; la raccolta Aeroplani (Milano 1909) sviluppava quell'idea squisitamente futurista della macchina come strumento di dominio del mondo e dell'aeroplano come mezzo di audacie più rischiose anche della parola che lo deve cantare. Seguirono Versi liberi (ibid. 1913), che al programma luciniano del verso libero andava sostituendo la marinettiana parola in libertà, e L'elisse e la spirale (ibid. 1915), "film parole in libertà", forse le prose poetiche più originali del B. futurista. Nella prosa il suo romanzo L'esilio (ibid. 1905), storia della crisi spirituale della borghesia milanese, si veniva sviluppando in direzione futurista con La danza della iena (ibid. 1920) e La luminaria azzurra (Firenze 1917) in bilico tra i miti futuristi della città e l'ansia di un racconto epico ed eroico insieme che investiva la storia d'Italia e le sue vicende politiche.
Accanto e assieme al contributo futurista, il B. sviluppò un discorso, in prosa e in poesia, chiaramente celebrativo delle virtù eroiche e tradizionali. Con Bel canto (Milano 1916) si accostò a un tipo di poesia civile e oratoria, proseguita nei Carmi degli augusti e dei consolari (ibid. 1920), esaltazione delle grandi figure del Risorgimento, e a un tipo di poesia eroica culminata nel Poema di Garibaldi (ibid. 1919), in ottave, sulla vita e la figura dell'eroe.
Se la partecipazione del B. al futurismo non è quindi totale ed esclusiva in questi anni che preludono all'avvento del fascismo, il B. però non si discostò dal programma politico che l'avanguardia veniva elaborando: collaborò alla fondazione di Roma futurista, alla formazione dei Fasci politici futuristi, che si trasformarono ben presto nei Fasci di combattimento dei quali fu responsabile per la sezione milanese, e infine fondò nel 1920 il giornale Testa di ferro. Un'integrazione dei temi futuristi con quelli eroici e lirici era dato dal Poema dei quarant'anni (Milano 1922), "sinfonie psichiche", che ripresero la tematica di Aeroplani fondendola col mito dell'eroismo guerriero e con una sua ideale autobiografia. La fecondissima attività letteraria del B. proseguì con molte opere in versi e in prosa, tra le quali i Canti per le chiese vuote (Foligno 1930), Echi del labirinto (Milano 1931), Canto quotidiano (ibid. 1933) e Il poema di radioonde (Firenze 19401, ispirato a un viaggio nel nord: poesie che alternano, a motivi carducciani e dannunziani, movimenti paroliberi e futuristi. Così in prosa, a romanzi storici come Gigi di purità (Foligno 1927) ispirato alla figura di s. Luigi Gonzaga, si contrappongono le "anatomie sintetiche d'anime e di sensi, aeropitture di tipi e di paesaggi" delle Avventure dei solstizi e degli equinozi (Milano 1934), la Cavalcata delle vertigini (Foligno 1924), sulla vita del futurista Russolo, e NostraSignora degli abissi (Milano 1935), esaltazione di Milano e della sua storia.
Il B. svolse anche un'intensa attività teatrale: dalle Sei sintesi sceniche (Milano 1917), attuazione del programma di Marinetti, Settimelli e Corra per un nuovo teatro futurista, a Stornellata, del 1932, versi liberi musicati da R. De Angelis, a Il volto della vergine (scritto nel 1936), tempo di un "Trittico per melodramma" in versi martelliani musicato da E. Camussi e rappresentato alla Scala nel 1938, a La principessa lontana (del 1938) e La caccia al lupo (stesso anno), sempre musicati dal Camussi, che concludono il "Trittico".
Della sua attività di traduttore vanno ricordati, tra le altre cose, i Fioridel male (Milano 1920) di Ch. Baudelaire, il De re coquinaria di Apicio (Roma 1932-33) e Una antologia del surrealismo (Roma 1948) di M. Nadeau. Decorato della medaglia d'oro dei benemeriti della Pubblica Istruzione, e delle palme dell'Ordine dell'Accademia di Francia, il B. morì a Milano il 28 febbr. 1956.
Un volume antologico Selecta (1898-1954) (Torino 1955), col meglio della sua poesia, ha una premessa di F. Flora che riassume i temi e motivi dell'opera del B. dalla futuristica e originale esaltazione della macchina "ispiratrice della poesia non soltanto per la sua astratta dinamica e i fulgidi volumi plastici, ma per il valore umano al quale risponde la rinnovata organizzazione del lavoro", alla sua eredità "scapigliata", per concludere che "poeta di sensazioni e poeta d'idee,... pare più genuino dove, nel coro e nell'azione che lo cingono, trae dal fondo della sua memoria lo stupore primigenio e operoso che formerà il tessuto delle sue immagini, la linfa del suo stile" (pp. 8 s.).
Oltre a quanto già ricordato, si citano: tra le poesie, Cuna Voeuia, Milano 1991; Popolocanta così, ibid. 1920; Ode a Emanuele Filiberto, Roma 1928; Atomiche, Milano 1952; Il flauto inaudibile, Cremona 1956; tra le prose, Il bel cadavere, Milano 1919; Perché non ami come tutti?, ibid. 1920; Le dannazioni, Foligno 1929; Le beatitudini, ibid. 1931; Avventure dei meridiani e dei paralleli, Milano 1931; Il cigno dei tre mari, 1938 (sul giornale Roma, a puntate); Elica ad est, Firenze 1946. Del B. vanno anche ricordate La storia dei comuni della provincia di Milano, Milano 1929, e Storia illustrata e stemmata dei comuni della provincia di Milano, ibid. 1934, che nel 1935 ebbe l'encomio solenne dell'Accademia d'Italia.
Fonti e Bibl.: Un elenco delle opere edite e inedite, nonché una rassegna quasi completa della critica, è in Bibl. generale di P. B., a cura di M. Buzzi, Torino 1959; i manoscritti del B. sono nella Bibl. Ambrosiana, donati dalla vedova al comune di Milano nel 1958. Si vedano inoltre: G. Titta Rosa, Era un rivoluzionario,ma aristocratico e lombardo, in Corriere lombardo (Milano), 27-28 nov. 1959; D.Gambillo-M.T. Fiori. Archivi del futurismo, I, Roma 1959, ad Indicem; C.Martini, P. B., l'innamorato della poesia, in La Fiera letter., 31 dic. 1961; Id., P. B. poeta milanese, in Nuova antol., gennaio 1962, pp. 117-19; F. Cangiullo, Le serate futuriste, Milano 1962, passim;G. Ravegnani-G. Titta Rosa, Antol. dei poeti ital. dell'ultimo secolo, Milano 1963, p. 231; E.Sanguineti, La poesia del Novecento, Torino 1969, pp. 619-21; B. Passamani, Introd. al Catalogo della mostra di F. Depero, Bassano 1970, pp. I-XXXVII.