panarabismo
Denominazione dell’ideologia identitaria e del movimento politico-culturale che, a partire dal tardo Ottocento, hanno dato espressione alle istanze emancipatrici e unitarie del nazionalismo arabo. Il p. nacque nel contesto storico della crisi dell’impero ottomano e dell’affermazione geopolitica del principio di nazionalità. L’intellettuale siriano Abd al-Rahman al-Kawakibi (1849-1902) è considerato il primo teorizzatore del panarabismo. Nelle sue opere egli contestò apertamente il dominio ottomano, celebrando il primato degli arabi nella creazione della civiltà islamica e rivendicando il loro diritto al califfato. La progressiva trasformazione dell’impero ottomano in Stato turco, seguita alla rivoluzione del 1908, alimentò la crescita del nazionalismo arabo e l’evoluzione delle sue forme organizzative. Nel 1913 si svolse a Parigi il primo Congresso dei nazionalisti arabi (quasi tutti di origine siriano-libanese), in cui si fronteggiarono posizioni riformiste, orientate all’obiettivo dell’autonomia amministrativa delle province arabe, e posizioni radicali, di tendenza decisamente separatista. Durante la Prima guerra mondiale l’indipendentismo arabo trovò il sostegno del governo britannico interessato all’indebolimento dell’impero ottomano. Al di là della sua reale portata storica, la rivolta contro i turchi del 1916, fomentata dallo sceriffo della Mecca, assurse a «mito di fondazione» del nazionalismo arabo. Lo scenario mutò radicalmente nel primo dopoguerra, quando la Siria, la Palestina, la Transgiordania, il Libano e l’Iraq cessarono di essere province imperiali e divennero entità statali sotto il mandato delle potenze vincitrici. L’attività dei nazionalisti si indirizzò innanzitutto all’obiettivo dell’indipendenza dei singoli Stati dal controllo straniero. La solidarietà interaraba maturò negli anni Trenta intorno alla questione della spartizione della Palestina. Contro la costituzione di uno Stato ebraico in quel territorio si espresse il Congresso mondiale interparlamentare dei Paesi arabi e musulmani, convocato al Cairo da re Faruq nell’ottobre del 1938. Fu in quell’epoca che il p. cominciò a diffondersi e radicarsi in Egitto, sino ad allora estraneo alle prospettive del nazionalismo arabo. Sul piano culturale giocarono un ruolo importante le opere di Sati‛ al Husri, che rappresentavano l’Egitto come parte integrante della nazione araba. Il p. superò così l’identitarismo etnico, allargando il suo orizzonte a tutti i popoli di lingua araba. Durante la Seconda guerra mondiale l’Egitto assunse decisamente la leadership del movimento panarabo attraverso la costituzione – sponsorizzata dal governo britannico – dell’Unione Araba nel 1942 e della Lega araba (➔ ) nel 1945. Il dopoguerra vide fallire – in un’umiliante disfatta militare – il tentativo arabo di impedire la nascita dello Stato di Israele. Nel ventennio successivo il p. raggiunse la sua massima forza di attrazione sviluppandosi lungo diverse direttrici ideologiche. Le correnti conservatrici posero l’accento sull’identità religiosa degli arabi, ancorando il p. all’islam. Nelle correnti radicali, invece, militarono indifferentemente cristiani e musulmani. Fra le più rilevanti espressioni politiche del p. non confessionale deve annoverarsi il partito Ba‛th, ramificato in quasi tutti i Paesi arabi. Negli anni Cinquanta la presenza dei panarabisti del Ba‛th alla guida della Siria e di Nasser alla guida dell’Egitto condusse i due Paesi a dar vita alla Repubblica araba unita, la cui costituzione, nel febbr. 1958, suscitò l’entusiasmo dei seguaci del p., e la cui dissoluzione, nel sett. 1961, rappresentò un durissimo colpo alla credibilità dei progetti di unità politica degli arabi. Nei decenni successivi il p. ha progressivamente perso terreno, sia per il consolidamento dei singoli Stati arabi, con i loro precipui interessi economico-politici, sia per l’impetuosa avanzata del fondamentalismo islamico che ha rovesciato i paradigmi identitari e culturali del nazionalismo arabo.