GALLA, paese dei (A. T., 116-117)
Vasta regione dell'altipiano Etiopico, comprendente gran parte del territorio a S. e SE. del Goggiam e dello Scioa, abitata prevalentemente da popolazioni Galla. A O. il territorio digrada nel Walleggà, ancora entro i confini etiopici, verso il Nilo Bianco ed i suoi affluenti; a E. con gli altipiani degli Ogaden, pure soggetti all'Etiopia, nel cuore della Penisola Somala; a S. e a SO. i trattati recenti hanno fissato un confine politico, che separa l'Impero etiopico dal Sudan Anglo-Egiziano e dalla Colonia del Kenya. Quello che, geograficamente, si suole indicare col nome di Paese dei Galla comprende così gran parte del Sud etiopico. La costituzione geologica non è diversa: un imbasamento di rocce antichissime (scisti cristallini, sieniti, graniti con concentrazioni di quarzo aurifero) affiora specialmente ai margini occidentali della regione e poi a S. nei bacini dei laghi Stefania e Regina Margherita. Su questo riposa generalmente una serie di depositi stratificati del Mesozoico (arenarie triassiche, calcari e marne del Giuralias, arenarie e calcari del Cretacico) affioranti entro la valle dell'Abai e suoi affluenti, ma specialmente negli Arussi e nei Boran. La massima parte della regione è coperta da una coltre di rocce eruttive riferite al Terziario - i cosiddetti trappi o basalti stratoidi - che costituiscono il tavolato dell'altipiano. Questo però è qui profondamente dislocato da una serie di fratture, che lo attraversano con andamento generale NE.-SO., determinando la costituzione di una zona relativamente depressa, occupata da una corona di laghi, i cosiddetti laghi Galla o laghi etiopici, e delimitata da due opposte scarpate di frattura, che appariscono come due catene di montagne: i monti Ahmar (M. Kharaba, m. 2362), Gugu (m. 3623), Cilalo o Sagatu (m. 4127), Gudda (M. Guramba, m. 3367), Ghirghida (M. Delo, m. 3168) e Tertale (m. 2238), a E., sul margine dell'altipiano degl'Itu, degli Arussi, dei Giam-Giam, dei Borana digradante poi negli altipiani somali; i monti del Guraghie, del Kambatta (M. Ambericciò, m. 2537), degli Ualamo e dei Gamo (M. Gughe, m. 4200), a O. Dai due ciglioni della fossa così delimitata gli altipiani nel loro complesso discendono da un lato e dall'altro: a O. verso le pianure del Sudan, a E. verso l'Oceano Indiano. Ma mentre questo secondo lembo è in sostanza poco accidentato, e solo dai solchi delle alte valli dell'Uabi (Uebi Scebeli) e dei suoi affluenti e da quelli dei varî rami onde si compone il Giuba (Web, Ganale e Daua), la parte dell'altipiano che si trova a O. della fossa è invece morfologicamente ben più accidentata per effetto delle erosioni dovute a una complicata rete idrografica. Il fiume principale della regione è l'Omo, che prende inizio col suo ramo principale (Gibè di Lagamarà o del Gombo) fra le pendici dello Scioa e quelle del Leka (Lieqā) e dell'Ennarea. Due altri rami, che hanno pure il nome comune di Ghibiè (Gibè) - il Ghibiè di Limmu (o Gotu) e il Ghibiè di Gimma Abbagifàr (o Bwa) - contribuiscono a formare quello che, a partire dal guado di Abaltì, assume il nome di Omo. Di qui il fiume corre prima in direzione N.-S., ricevendo pure da destra le acque del Caffa per mezzo del Gogeb, poi volge a SO. e finalmente di nuovo a S., prima di sboccare nel Lago Rodolfo. Il fiume separa profondamente in due settori questa parte dell'altipiano, isolando dai monti Guraghie, Kambatta e valamo (che vengono così a costituire un settore centrale, compreso tra le depressioni dei laghi e la valle dell'Omo) un settore occidentale che culmina a N. coi monti Botor (M. Egan, m. 3075), nel mezzo col Mai Gudo, a S. coi monti Addio (M. Holla, m. 3686). Il massiccio dei monti Seccia, con le sue sommità Ciadda e Wara, sebbene meno elevato e più occidentale dei precedenti, costituisce il nodo idrografico più importante della regione: da esso irradiano a NE. due dei rami iniziali dell'Omo e tutti gli affluenti di questo, di cui il principale è il Gogeb; a S. il Guma ed il Ghiccia, pure tributario del basso Omo; ad O. il Ghila e il Baro con tutti i loro affluenti; a N. il Gabbà, tributario di quest'ultimo e quindi del Sobat e del Nilo Bianco, e finalmente il Didessa, che col suo corso tortuoso attraversa longitudinalmente da N. a S. la parte settentrionale del Paese dei Galla, separando il Leka dal Walleggà e dagli Sciangalla, finché si getta nell'Abai. Al confine tra il Paese dei Galla e lo Scioa corre finalmente il tratto superiore del Hawash, che attinge una parte notevole delle sue acque dai monti del Guraghie e si annida poi nella depressione della fossa tettonica di frattura, volgendo con essa verso la pianura dancala.
Quanto ai laghi, che più a S. occupano il fondo di questa depressione, allineandosi come si è detto da NE. a SO., essi sono: il lago Zuai, il più settentrionale, alla quota di m. 1846, con acqua dolce e diverse isole; il lago Hora Abyata (m. 1573) e il lago Seveta (m. 1585) che ricevono acqua dallo Zuai e sono salati; il lago Scialla, con l'isola di Lamina, pure salato, a m. 1567. Alquanto più a S. è un laghetto d'acqua dolce, denominato Awasa (m. 1708). A circa 60 km. da quest'ultimo si estende il lago Regina Margherita o Abbaya (m. 1285) alimentato dal fiume Bilattè: esplorato dalla seconda spedizione Bòttego, esso risulta il più esteso, costituito di acqua dolce e ricco di isole anche d'una certa importanza. Il lago Ciamo o Gangiule (metri 1050) che gli succede verso SO. è congiunto con esso dal breve corso del Walo. A 120 km. dal Ciamo, sempre verso SO., è il lago Stefania o Cialbe (m. 518), salmastro e a livello largamente variabile, sebbene alimentato da un importante tributario, il Galana Sagan, che attraversa il paese degli Amhara Burgi, ove lasciò la vita il principe Eugenio Ruspoli; la pianura è orlata da terrazze, che denunciano una antica maggiore estensione del lago. E altrettanto accade attorno al lago Rodolfo (m. 407), che però interessa il Paese dei Galla solo per la sua estremità nord, dove mette foce l'Omo.
La fossa di sprofondamento, in cui sono annidati i laghi, e le regioni adiacenti sono state teatro d'intensa attività vulcanica anche in epoca assai recente e di molto posteriore a quella cui sono dovuti i basalti stratoidi dell'altipiano; onde alcuni apparati vulcanici, come quello del Zuqualà (m. 2946), il cui cratere occupato da un piccolo lago si erge in faccia ad Addis Abeba, hanno tuttora un aspetto freschissimo; mentre abbondano nella regione le fumarole e le sorgenti termali, come quelle di Afallò, di Checciò nel Ghera, quelle di Arrà Seitàn presso il lago Maroco, segnalate dal Traversi, altre ai piedi dei M. Kambatta, quella di Tullu Guddo in un'isola del lago Zuai, altre a SE. del lago Scialla, nella regione del lago Margherita, in quella dell'alto Sagan, ecc. Ben poco si può dire di preciso sul clima del Paese dei Galla, per la scarsità delle conoscenze e per l'estensione e varietà del paese. La temperatura nella parte montana è assai uniformemente elevata, mite, con escursione annua piccola ed escursione diurna anche modesta, maggiore però nei mesi asciutti da ottobre a maggio. Da aprile a settembre cadono quasi senza interruzione le piogge, specialmente copiose nella parte alta degli altipiani, più saltuarie e meno abbondanti nelle pendici verso il Sudan e nella fossa centrale, addirittura scarse nelle bassure meridionali, verso il lago Stefania e il lago Rodolfo.
Le relativa abbondanza delle precipitazioni, specialmente al disopra di una quota di 3000 m., determina lo sviluppo di un folto ammanto forestale, attraverso il quale il transito diviene spesso difficile. Particolarmente fitto è il bosco lungo i fiumi e nelle valli montane, che si aprono generalmente con ripidi declivî e separano anche materialmente gli staterelli galla, divenuti ora provincie dell'impero. Alle foreste si alternano le colture di orzo, sorgo, tief, mais, musa ensete, dagussa, legumi. Il caffè vi cresce spontaneo, ma vi è anche coltivato ormai molto limitatamente. Nelle zone medie e basse verso il Sudan il bosco si trasforma in savana, e così pure accade sugl'altipiani Arussi, Giam-Giam e Borana; e qui, come anche nelle praterie intercalate ai boschi della regione alta, si pratica di preferenza l'allevamento del bestiame. Così i principali prodotti della regione sono i cereali, il caffè, il miele, la cera, le pelli che i Galla barattavano un tempo sui mercati del Goggiam, dell'Harar e dello Scioa, con sale, e che oggi sono in gran parte assorbiti direttamente sotto forma di tributi dai dominatori abissini, installatisi nei principali centri. Le più importanti regioni - in parte antichi staterelli indipendenti ridotti a provincie dell'Impero etiopico e tratto tratto distinte o raggruppate in vario modo sotto il governo di capi abissini, a seconda delle vicende della complicata politica interna del paese - sono: a NO. il Gudrù, il Limmu, il Leka; a O. il Limmu o Ennarea, il Guma. il Gomma, il Ghera, il Gimma Abbagifàr, il Caffa, il Ghimira, il Magi, ecc.; nella zona centrale, fra l'Omo e i laghi, abbiamo il Guraghie, il Kambatta, l'Ualamo, il Bakko, il Conso (Burgi), il Tertale; sull'altipiano orientale sono gli Arussi, i Giam-Giam, i Sidamo, i Borana.
Etnologia. - I Galla, che linguisticamente e antropologicamente non sono Negri, hanno adottato un ordinamento sociale e politico tipicamente negro: quello delle cosiddette classes d'âge. Questo ordinamento è oggi variamente conservato presso i Galla dell'Impero etiopico per quanto la recentissima conquista abissina dei paesi galla (compiuta nel 1897) possa impedire, anche indirettamente, lo svolgersi di alcuni dei riti.
Ogni tribù galla è, dunque, divisa in un certo numero di gruppi detti gadā. Ciascun componente della tribù appartiene per la sua nascita a un gadā, che è lo stesso gadā del padre oppure un gadā che corrisponda nell'ordine di un altro emiciclo al gadā del padre, secondo le consuetudini delle differenti tribù. La capacità politica e giuridica si acquista per successivi gradi, cui i componenti della tribù sono promossi non individualmente ma per gruppo, cioè per gadā. I gadā si succedono quindi nei varî gradi secondo un ciclo, che presso alcune tribù è suddiviso in due emicicli corrispondenti. Tra i componenti del gadā giunto al massimo grado della capacità politica (nell'interno della tribù) si scelgono il capo e i magistrati della tribù stessa. Questi durano nella carica soltanto per il periodo nel quale il loro gadā rimane in quel grado; ed è così assicurata la temporaneità delle magistrature e il succedersi in esse dei membri delle varie famiglie della tribù. La durata della permanenza di un gadā in ciascun grado varia secondo le consuetudini delle tribù da un massimo di otto anni a un minimo di due anni. Oltre questi gradi di capacità politica nell'interno della tribù, cui tutti i gadā per turno accedono, vi è un grado supremo cui si accede invece fuori del ciclo comune. Questo grado supremo dà particolari privilegi non più entro la sola tribù di origine ma presso tutte le tribù galla; ed è conferito dopo riti che si svolgono per tutte le genti galla in una sola comune località, singolare ricordo dell'unica origine etnica. Il passaggio da un grado all'altro entro la tribù è segnato da solenni cerimonie e riti, diversi secondo le regioni. Una delle cerimonie da compiere per le promozioni di grado è quella della circoncisione, il cui rito presso i Galla è connesso dunque col sistema dei gadā. Altre cerimonie, come quelle collegate, ad es., nello Scioa col grado di follê, sembrano tracce di un rito di furore bacchico; e in parecchie altre è notevole l'uso di maschere, ciò che è consuetudine caratteristica dei Negri.
Questo ordinamento, nel periodo dell'indipendenza dei Galla, si è anche dovuto modificare, per quanto riguarda l'elezione dei magistrati, nelle piccole monarchie ereditarie galla formatesi, verosimilmente nel sec. XVIII, nella regione tra il Gibè e il Gogeb. La formazione di queste monarchie (di Gimma Abbagifàr, Guma, Gomma e Ghera) è dovuta certamente all'influenza degli ordinamenti dei Sidama abitanti quelle regioni prima dell'invasione galla, Sidama assimilati dalle genti galla stesse. In altre zone, invece, dell'altipiano etiopico, dopo la grande invasione iniziatasi nel sec. XVI (v. sotto: Storia), i non Galla sottomessi vennero ammessi allo stesso sistema dei gadā (conservandosi l'elettività delle magistrature) e si distinse solamente entro ciascun gadā un gruppo Borana formato dai Galla discendenti dagl'invasori e un gruppo Gabaro formato dai discendenti dei sottomessi, con qualche differenza di rito.
La famiglia e la sua costituzione presso i Galla è, per molta parte, connessa con i riti dei gadā. Nello Scioa la consuetudine vieta che l'uomo sposi una donna la cui genealogia sia ricollegata a quella di lui entro meno di cinque generazioni (corrispondenti presso quelle tribù a un ciclo di gadā): ciò che riconnette anche l'esogamia con i riti dei gadā. Era infatti antica consuetudine Galla l'osservanza dell'esogamia, sia nella forma sopra riferita, sia nell'altra (esistente oggi fra i Bararetta del Kenya) di alleanze matrimoniali fra determinate tribù. Le femmine, e anticamente anche i maschi, nate prima che il padre avesse raggiunto un certo grado col suo gadā, venivano gettate e cioè attraverso uno speciale rito, cedute a un'altra tribù che le adottava. I Galla hanno, presso alcune delle loro tribù, conservato ancor oggi l'antico loro uso di ornare le tombe con statuette rappresentanti il defunto, le sue armi e i suoi trofei. Alcune statue di pietra sono state ritrovate recentemente nella zona del Bāli; altre, di legno, nella zona a sud-ovest di Gore. Altre volte le statuette sono sostituite da monoliti con disegni stilizzati: ne sono stati scoperti nel Bāli, anche durante la spedizione del duca degli Abruzzi all'Uebi Scebeli. Presso alcune tribù meridionali perdura anche l'uso di preparare il cadavere in posizione rannicchiata, uso cessato fra le altre tribù galla.
I Galla hanno adottato l'usanza di altre genti dell'altipiano etiopico di evirare i nemici caduti in guerra. Anzi nella credenza popolare degli stranieri tale uso dell'evirazione è ritenuto caratteristico dei Galla; mentre storicamente è molto verosimile invece che sia stato da essi adottato di recente. Tale usanza è riconnessa con le idee sulla generazione che sono tanta parte della cultura pagana dei Sidama e che hanno del resto influito sullo stesso paganesimo dei Galla. Del resto riti fallici appaiono anche fra le cerimonie dei gadā, ma di origine Sidama è la voce (kallaččā) la quale designa il fallo rituale rozzamente scolpito che i componenti i gadā giunti a un certo grado portano al collo in alcune solennità.
Lingua. - La lingua galla od oromonica (il nome indigeno dei Galla è Oromó) appartiene al gruppo cuscitico della famiglia camitica (v. camitiche, lingue: VIII, p. 549) ed è parlata dalla parte settentrionale della Colonia inglese del Kenya fino al centro dell'altipiano etiopico, essendosi sovrapposta, nella sua espansione da S. a N., a popolazioni che parlavano altri linguaggi, specialmente sidama. Vi sono due varietà dialettali: una meridionale o dei Bararetta e una settentrionale (suddivisa a sua volta in tre sottodialetti ben comprensibili a vicenda: il maččā a O., il tulama a NE. e il borana a SE.).
Storia. - La sede primitiva dei Galla fu, per lungo tempo, ritenuta dagli studiosi nella regione dei grandi laghi equatoriali; e a tale ipotesi, riconosciuta oggi erronea, sembrò dar conferma la presenza nel Ruanda-Urundi (attualmente sotto il mandato del Belgio) di stirpi di origine asserita galla, ma in ogni modo camitiche, arrogantisi una particolare supremazia sui Negri della regione. A. Cecchi, seguendo tradizioni dei Galla musulmani raccolte poi anche dal Paulitschke, accennò a una più lontana origine dalla penisola araba. Recentemente, invece, lo studio delle tradizioni delle tribù somale, delle cronache etiopiche e di documenti portoghesi ha accertato che i Galla, prima della loro grande invasione in Abissinia, dimorarono nel bassopiano oggi costituente la Somalia Italiana centrale e meridionale e le alte valli del Ganale e del Daua, zona tenuta ancora oggi dai Borana Galla.
In questo loro antico territorio i Galla dovettero subire, per secoli, gli attacchi dei Somali, che dall'arida zona presso il Golfo di Aden cercavano di avanzare verso i fiumi Uebi e Giuba; e dovettero anche superare le resistenze dei Negri Bantu che si opponevano ad un'ulteriore invasione galla nella zona a sud del Giuba. Questi lunghi contatti con i Negri Bantu, probabilmente seguiti dall'assimilazione di qualche stirpe negra, hanno avuto una profonda influenza nella costituzione sociale della tribù galla (v. sopra); mentre la vicinanza dei Somali, affini dei Galla per origini etniche e per linguaggio, ha avuto conseguenze - più che presso i Galla - presso i Somali stessi con la formazione dei Rahan-wēn (v. somalia: Etnologia).
È da ritenere che, con l'avanzata dei Somali musulmani che cominciò ad appoggiarsi lungo la costa alle colonie commerciali arabe (i cosiddetti Benādir), la situazione dei Galla, rimasti pagani, dovette farsi sempre più grave. È probabile che qualche loro tribù cercasse di sboccare dalle vallate del Ganale e del Daua oltre la testata di esse in direzione ovest nella zona tra il lago Regina Margherita e il lago Stefania; ed a questo tentativo e alla soggezione degli indigeni che ne seguì dobbiamo la formazione storica di alcuni linguaggi di quella zona, come il burgi e il conso. Ma ben presto le vicende della lotta, che nei primi decennî del sec. XVI si combatteva tra l'Abissinia cristiana e gl'invasori musulmani condotti da Ahmad ibn Ibrāhīm Grāñ (v. etiopia: Storia; grāñ), provocarono i primi contatti e quindi le prime lotte armate tra i Galla e le genti, cristiane e musulmane, dell'altipiano; e le tribù galla richiamate verso nord dai primi successi sboccarono sull'altipiano in Abissinia con la violenza d'invasione, che dava loro la stessa lotta combattuta contro i Somali e i Negri per difendere le sedi primitive.
Le prime imprese dei Galla in Abissinia furono soltanto grosse razzie di bestiame e di schiavi; ma durante il regno del negus Galāwdēwos (Claudio), i capi galla dopo una loro vittoria contro le truppe abissine decisero di stabilirsi nel paese, da cui avevano fatto sgombrare i soldati del negus, e si iniziò così la loro espansione sull'altipiano. Eguali in ostilità contro cristiani e musulmani dell'Etiopia, i Galla, poco dopo la morte del negus Claudio (1559) loro nemico, inflissero una sanguinosa disfatta a Nūr ibn Mugiāhid, l'imām musulmano che aveva a sua volta vinto e ucciso Claudio. Da allora si succedono gli attacchi dei Galla senza tregua; e, accanto a fortunate reazioni degli Abissini cristiani (come la vittoria riportata dal negus Malak Sagad presso il Lago Zuai nel 1572) e dei musulmani (come la fortunata difesa della città di Harar da parte del visir Ḥāmid durante il sultanato di Muḥammad ibn Naṣīr poco dopo il 1572) si avevano - d'altra parte - vittorie dei Galla; e soprattutto la stanchezza dei due stati, cristiano e musulmano, dopo la lunga ed aspra guerra del Grāñ permetteva loro piuttosto brillanti successi singoli anzi che una duratura resistenza a invasioni periodicamente rinnovellantisi come quelle delle tribù galla, che si succedevano continuamente, a mano a mano che si effettuava lo spostamento della popolazione galla da sud verso l'altipiano.
Così i Galla negli ultimi decennî del sec. XVI e nei primi del XVII si stabilirono dalla regione dell'Harar al ciglio della vallata dello Zuai e nello stesso Scioa meridionale, donde dilagarono a nord lungo la curva superiore del Nilo Azzurro e ad ovest sino ai limiti dell'altipiano verso il Sudan. Si mantennero ancora indipendenti: il piccolo emirato di Harar (nominalmente dipendente dall'Aussa) e ridotto quasi alla sola città; i gruppi Guraghie e quelli Sidama nella valle dei Laghi (Zuai, Scialla, ecc.); e gli staterelli Sidama di oltre Gibè, di cui il principale era quello di Ennarea passato al cristianesimo durante il regno di Malak Sagad nel 1567-1568.
Cominciate in Abissinia le discordie interne, religiose e politiche, la resistenza ai Galla divenne anche più debole e i negus anzi spesso si servirono di Galla assoldati contro i loro nemici interni e, qualche volta, contro gli stessi Galla di altre tribù. Non mancarono le reazioni durante il regno di sovrani specialmente energici (come, ad esempio, la spedizione del negus Iyāsu I nel 1703 per soccorrere l'Ennarea minacciata); ma l'ammissione dei Galla nell'esercito e quindi dei loro condottieri nella politica interna dello stato abissino venne a mutare il carattere della lotta. E, se ciò valse a far rinunciare praticamente alle regioni meridionali e occidentali invase dai Galla (i quali del resto, nel sec. XVIII s'impadronirono anche dell'Ennarea giungendo sino al fiume Gogeb), servì durante lo stesso periodo dei "re di Gondar" (v. etiopia: Storia) ad avvicinare alcuni nuclei galla alle istituzioni dello stato abissino, che sembrarono specialmente degne di rispetto a quei rozzi soldati conquistatori. Nessuno dei condottieri galla tentò quindi di sostituirsi ai Salomonidi sul trono; mentre il permanere sia pure solo formalmente della dinastia e delle istituzioni consentì e preparò la riscossa abissina avvenuta poi con la fortunata opera di unificazione del negus Teodoro II (1855-1868). Durante il successivo regno di Giovanni IV, si aveva prima il tentativo del negus Takla Hāymānot del Goggiam di stabilirsi nelle regioni galla a sud del Nilo Azzurro e poi, dopo la vittoria riportata nel 1884 ad Embābo da Menelik re dello Scioa contro Takla Hāymānot, la via del Gibè fu aperta all'invasione scioana nei paesi Galla. Questa invasione si svolse dal 1884 al 1897 con una serie di guerre nelle quali, le truppe di Menelik, armate di fucili che il loro sovrano poteva ormai ricevere dall'Europa, avevano ragione dei guerrieri galla armati delle tradizionali lance e giavellotti. Le ultime tribù galla che si sottomisero al negus furono quelle dei Borana nel 1897. Da allora, eccetto i Bararetta e le altre genti affini del Tanaland nella colonia inglese del Kenya e qualche piccolo gruppo di Worrā Dayā nell'Oltregiuba italiano, i Galla vivono sotto il dominio abissino ed hanno seguito le vicende dell'impero etiopico dal 1897 ad oggi.
Bibl.: A. Cecchi, Da Zeila alle frontiere del Caffa, Roma 1885-87; J. Borelli, Éthiopie Méridionale, Parigi 1890; V. Bòttego, Il Giuba esplorato, Roma 1895; G. Bianchi, Alla Terra dei Galla, Milano 1896; A. Donaldson Smith, Through unkown African Countries, Londra 1897; L. Vannutelli e C. Citerni, L'Omo, Milano 1899; Historia gentis Galla, ed. I. Guidi, in Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium, Parigi 1907; G. Montandon, Au pays Ghimirra, Neuchâtel 1912; E. Cerulli, The folkliterature of the Galla of Southern Abyssinia, Cambridge Mass. 1922; id., I riti della iniziazione nella tribù Galla, in Rivista degli studî orientali, IX (1923); id., Ancora dell'ordinamento delle tribù Galla, in Bollettino Società Africana d'Italia, gennaio-febbraio 1926; id., Le popolazioni della Somalia nella tradizione storica locale, in Rendiconti Lincei, sc. mor., 1926; C. Conti Rossini, Storia d'Etiopia, I, Roma 1930; E. Cerulli, Etiopia Occidentale, I, Roma 1930; G. Massaja, Lectiones grammaticales pro missionariis qui addiscere volunt linguam amaricam... nec non et linguam oromonicam seu populorum Galla nuncupatorum, Parigi 1867; C. Tutschek, A grammar of the Galla language, Monaco 1845; id., Dictionary of the Galla language, Monaco 1844; F. Praetorius, Zur Grammatik der Gallasprache, Berlino 1893; E. C. Foot, A Galla-English and English-Galla dict., Londra 1913; A. W. Hodson e H. Walker, An elementary and practical grammar of the Galla or Oromo language, Londra 1922.