OVADIAH
(Obadiah il proselito). – Nacque nella cittadina di Oppido Lucano verso l’anno 1070, da Dreux (Droco) e da Maria, che lo diede alla luce insieme a un fratello gemello, Ruggero. Fu battezzato con il nome di Giovanni.
I dati biografici sono ricostruibili sulla base delle sue memorie, Megillat Ovadiah (l’edizione critica di riferimento è N. Golb, Megillat Ovadiah ha-ger [The autograph memoirs of Ovadiah the Proselyte], in Meḥqere ‘edot u-genizah: Studies in Geniza and Sepharadi heritage presented to Shelomo Dov Goitein on the occasion of his eightieth birthday, a cura di I. Ben-Ami - S. Morag - N. Stillman, Jerusalem 1981, pp. 77-107 [in partic. 95-106]). Di questo testo autografo nel corso del XX secolo sono stati progressivamente ritrovati sette frammenti nella Genizah del Cairo.
Giovanni apparteneva a una rilevante famiglia normanna, anche se l’identificazione del fratello Ruggero con il Rogerius de Oppido citato nel Catalogus Baronum (ed. a cura di E. Jamison, Roma 1972, p. 125, par. 703), tradizionalmente accolta dalla storiografia, si è rivelata poco attendibile.
La formazione di Ovadiah fu certamente conseguita in un monastero, ove ricevette la preparazione musicale che avrebbe dimostrato negli anni a venire, fra l’altro con la trasposizione musicale di tre melodie sinagogali che lo accreditano come il più antico compositore ebreo di cui siano pervenute opere.
Si convertì all’ebraismo nella tarda estate del 1102 . Influirono in maniera radicale su tale decisione la notizia della conversione alla religione ebraica dell’arcivescovo barese Andrea, avvenuta verso la fine degli anni Settanta dell’XI secolo, e gli eventi connessi alla prima crociata nel Mezzogiorno italico, negli ultimi anni del secolo. La conversione avvenne certamente in Italia e lo costrinse a imbarcarsi non molto tempo dopo alla volta del Medio Oriente, per evitare persecuzioni da parte cristiana.
Verosimilmente la prima tappa fu Antiochia; successivamente la sua presenza è attestata nella vicina città di Aleppo da una lettera di raccomandazione redatta in suo favore dal capo della accademia rabbinica aleppina, Baruk ben Isaac. Da quel momento Ovadiah stazionò principalmente in aree sotto il controllo islamico (ricorda soggiorni più o meno prolungati a Baghdad, Raqqah, Damasco, Baniyas, Tiro), incontrando comunque difficoltà: nei primi tempi della sosta a Baghdad fu oggetto di un tentato assassinio, forse perché sospettato di essere una spia. Visto che le sue testimonianze autografe sono state ritrovate nella Genizah del Cairo, probabilmente la destinazione finale delle sue peregrinazioni fu l’Egitto.
Dopo il soggiorno egiziano si perde ogni sua traccia. Della sua morte non si conoscono né il luogo né la data.
La testimonianza di Ovadiah è rivelatrice delle ripercussioni innescatesi nelle comunità ebraiche mediorientali nei primi decenni del XII secolo, all’indomani della prima crociata: i sospetti e le violenze, ma anche i timori e le aspettative millenaristiche, conobbero un forte picco negli anni in cui egli fu attivo. L’ex ecclesiastico cristiano mostrò una particolare attenzione nel registrare vicende ed eventi del nuovo mondo in cui si era calato dopo la ‘fatale’ conversione.
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