DINALE, Ottavio
Nacque a Marostica (Vicenza) il 20 maggio 1871 da Giovanni e Giovanna Minuzzi. Indirizzato verso gli studi classici, il 12 nov. 1895 si laureò in lettere presso l'università di Padova. Il 21 settembre dello stesso anno aveva sposato Marcella Vendramin, dalla quale ebbe due figli, Leuzira e Neos. Nell'ottobre 1897 si trasferì a Mirandola quale insegnante del locale ginnasio. Nel giugno 1898 fu però licenziato per la sua attività di propaganda socialista (venne anche radiato dal ruolo degli ufficiali di complemento di artiglieria) e fu riammesso all'insegnamento nel dicembre dello stesso anno "a promessa di rimanere estraneo ai partiti sovversivi". Prese parte alla campagna elettorale delle politiche del giugno 1900 con pubblici discorsi, conferenze e articoli su Avanti!, La Giustizia di Reggio Emilia e Il Domani di Modena, a supporto del partito socialista e per la conferma di G. Agnini alla Camera. Egli stesso fu candidato a Treviso, ma con il solo scopo di affermazione del partito.
Dopo il successo socialista alle elezioni amministrative di Mirandola dell'aprile 1901, il D. fondò il Circolo educativo popolare, pubblicò a Firenze l'opuscolo Cammina fanciullo che, sottoposto a sequestro, gli sarebbe costato un processo e diede impulso alla costituzione della Federazione provinciale delle Leghe dei lavoratori della terra. Dirigente ormai noto, nel febbraio 1902 fu nominato direttore dell'organo socialista Il Domani.
Il D. fin da questo periodo attribuiva importanza decisiva all'organizzazione sindacale agricola nella strategia rivoluzionaria: egli affermava infatti che il movimento rurale, ben più di quello operaio industriale e urbano, era l'elemento trainante della trasformazione socialista. Era pertanto necessario garantire il carattere politico delle leghe contadine e bracciantili e non a caso la Federazione provinciale, da lui fortemente influenzata, si dichiarò apertamente socialista, al contrario della Camera del lavoro che per norme statutarie doveva rimanere estranea alle vicende dei partiti. In questa cornice si inquadrano i suoi numerosi interventi a livello sia locale sia nazionale al fine di evitare l'ingresso delle Leghe dei lavoratori agricoli nelle Camere del lavoro, interventi largamente accolti al congresso costitutivo della Federazione nazionale dei lavoratori della terra (Bologna 1901).
La differenza, fino a quel momento implicita, tra questa impostazione e la politica del partito socialista, orientata verso la "socializzazione della terra" e l'organizzazione del movimento agrario nei ranghi proletari, si trasformò in polemica aperta con lo sciopero agricolo del Modenese del marzo 1902, allorché all'invito alla prudenza dei socialisti il D. contrappose la determinazione ad accettare la sfida dei proprietari. Si giunse presto alla rottura: il Circolo educativo di Mirandola non riconobbe più Il Domani come proprio organo e fondò il settimanale La Parola proletaria (febbraio 1903); nel maggio la direzione socialista espelleva il D. per indegnità e scioglieva il circolo, che a sua volta si costituiva in Federazione delle leghe e dei circoli socialisti e rivoluzionari.
In Svizzera, nel giugno 1904, conobbe e divenne amico di B. Mussolini. Commutata l'espulsione in sospensione di un anno e poi di sei mesi, il D. fu riammesso nel partito e partecipò alla campagna elettorale del novembre 1904, sostenendo la candidatura dell'Agnini, designato di comune accordo sia dal congresso provinciale socialista sia dal gruppo rivoluzionario capeggiato dal Dinale.
Non fu un accordo duraturo. Dopo aver scontato quattro mesi di carcere per una pubblicazione dal titolo Canto dei lavoratori della terra (Mirandola 1904), il 1°luglio 1905 il D. diede vita al settimanale La Lotta proletaria, "organo sindacalista, socialista, rivoluzionario". Nel novembre 1905 abbandonò definitivamente il partito socialista, costituì a Mirandola la Federazione sindacalista e su La Lotta proletaria lanciò l'idea del convegno sindacalista che si tenne a Bologna il 26 nov. 1905.
Con l'ordine del giorno, approvato al convegno, che sanciva la decisione "di non partecipare come sindacato" alle lotte elettorali, "libera restando l'azione individuale di ciascuno fuori dal sindacato", il D. si allontanava dalle posizioni sindacaliste di Arturo Labriola ed Enrico Leone per avvicinarsi agli anarchici. Il convegno rimase comunque privo di conseguenze, tanto che nel febbraio 1906 La Lotta proletaria annunciò la fine delle pubblicazioni con il titolo significativo Resa per fame.
Deluso per gli insuccessi e perseguitato da vari procedimenti giudiziari, il D. espatriò nuovamente. Si recò in Svizzera, poi negli Stati Uniti e infine in Francia, dove, il 1° giugno 1907, ad Annemasse, pubblicò il primo numero di La Demolizione, quindicinale, che prosegui le pubblicazioni dall'agosto 1908 a Ginevra e dal 1° genn. al 1° ag. 1910 a Milano.
In stretto contatto e sotto l'influenza di G. Hervé, La Demolizione si presentava come organo di un gruppo eterogeneo, all'estrema sinistra del movimento operaio italiano e in posizione critica anche verso gli anarchici e i sindacalisti. Dalle sue colonne il D. si fece propugnatore, sulla scia di un'ipotesi dell'Hervé e di A. Cipriani, della ricostruzione dell'Internazionale secondo lo spirito e i metodi di M. Bakunin. Tra i collaboratori vanno ricordati F. T. Marinetti, P. Orano, L. Fabbri, G. Matarollo, M. Bianchi, E. Bartalini, F. Ciarlantini, A. Cipriani, L. Galleani, A. De Ambris e lo stesso Hervé.
A Treviso dal 1912, nell'ottobre 1914 il D. abbracciò la causa dell'intervento: con F. Corridoni, A. O. Olivetti, M. Rocca ed altri, fu tra i fondatori del Fascio di azione interventista di Milano. Arruolatosi volontario come soldato semplice nel giugno 1915 (550 reggimento fanteria), fu promosso sottotenente per meriti di guerra, venne riformato e congedato. Nella prima redazione del Popolo d'Italia (dove firmò talora con lo pseudonimo Jean-Jacques), ne divenne una delle colonne (alcuni suoi articoli furono riediti nel volumetto Bestemmie sacre, Milano 1917).
Militante del Comitato d'azione per la resistenza interna, fu tra i firmatari del memoriale che lo stesso comitato inviò nel maggio 1917 a P. Boselli per richiedere drastici provvedimenti a sostegno del "fronte interno", e nel giugno, con G.B. Parolini e d'accordo con Mussolini, prese contatti clandestini con T. Gallarati Scotti della segreteria del gen. L. Cadorna, per sollecitare un pronunciamento militare.
Richiamato alle armi presso l'Ufficio informazioni truppe operanti nel febbraio 1918, nel settembre dello stesso anno ruppe con Mussolini e uscì dalla redazione del Popolo d'Italia: contrario alla costituzione di un nuovo partito, non partecipò al movimento sansepolcrista. Nel 1920 riprese la collaborazione con A. O. Olivetti su Pagine libere e nel 1921 fu candidato repubblicano alle elezioni politiche per il collegio di Treviso. Con la marcia su Roma aderì al fascismo.
Nell'ottobre 1922 si recò in America latina, dove fece un ciclo di conferenze sulla guerra e la crisi del dopoguerra. Delegato dalla direzione del Partito nazionale fascista per l'America meridionale, nel gennaio 1923 si impegnò alla costituzione dei fasci in Argentina e in altri paesi (su cui riferì al Gran Consiglio del fascismo il 28 luglio 1923) e tra il 1923 e il 1924 lavorò alla costituzione di una colonia agricola nel territorio di Rio Negro.
Tornato in Italia nel maggio 1924, riprese la collaborazione al Popolo d'Italia, firmando come "Farinata" ma scrivendo anche fondi e corsivi non firmati. Il 16 dic. 1926 venne nominato prefetto della provincia di Nuoro, appena costituita. Nel luglio 1928 fu prefetto di Potenza e, nel maggio-giugno 1930, di Salerno. Nel 1932 tornò a scrivere sul Popolo d'Italia e nel 1934 pubblicò i volumi apologetici Tempo di Mussolini (Milano-Verona) e La rivoluzione che vince (Roma). Volontario in Etiopia nel 1936, nel 1941 divenne direttore della rivista Augustea. Dopo l'8 sett. 1943 aderì alla Repubblica sociale italiana.
Nel dopoguerra, lontano da ogni attività politica, offrì la collaborazione a D. Susmel per l'edizione dell'Opera omnia di Mussolini. Nel 1953 pubblicò a Milano il libro di ricordi Quarant'anni di colloqui con lui.
Il D. morì a Roma il 7 marzo 1959.
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