TEDONE, Orazio
– Nacque a Ruvo di Puglia, in provincia di Bari, il 10 maggio 1870 da Giuseppe e da Elisabetta Barili.
Spiccò come studente molto brillante fin dalle scuole medie e cominciò gli studi di matematica presso l’Università di Napoli. Fu ammesso nel 1890 alla Normale di Pisa, dove ebbe come docenti Enrico Betti, Luigi Bianchi, Ulisse Dini e Vito Volterra. Si laureò in Normale, con lode, nel 1892, con una tesi Sul moto ordinario e perturbato di una ellissoide fluida ed omogenea. Conseguì il premio Lavagna e l’abilitazione all’insegnamento nel 1893 con la tesi Il moto di un ellissoide fluido secondo l’ipotesi di Dirichlet (Pisa 1894).
Negli anni seguenti ebbe nomine a diversi incarichi presso l’Università di Pisa: assistente alla cattedra di statica grafica nel dicembre del 1893 (incarico al quale rinunciò dopo appena un mese); supplente di meccanica razionale negli anni 1893-94 e 1894-95; assistente alla cattedra di analisi infinitesimale nel novembre del 1895. Dal 1896 al 1899 lavorò come professore di scuola superiore a Milano, presso l’istituto tecnico Carlo Cattaneo (tranne un breve periodo che trascorse in un istituto tecnico a Roma).
Nel novembre del 1899 la facoltà di scienze dell’Università di Genova lo chiamò alla cattedra di analisi superiore, con l’insegnamento di statica grafica; nel 1902 passò alla cattedra di meccanica razionale (sempre con l’incarico di statica grafica); nel 1906 alla cattedra di fisica matematica. Nel 1907 fu promosso ordinario con il giudizio di una commissione composta da Gian Antonio Maggi, Giacinto Morera, Carlo Somigliana, Tullio Levi-Civita e Roberto Marcolongo. Nel febbraio del 1922 ottenne il trasferimento all’Università di Napoli, per ricoprire la cattedra di fisica matematica, nella quale succedeva a Luigi Pinto (1846-1920).
L’attività scientifica di Tedone si sviluppò attorno a diversi temi della fisica matematica, raccolti in circa cinquanta articoli. Nei primi lavori si occupò di idrodinamica ed elasticità. Nel 1896 pubblicò uno studio di rilievo sull’espressione analitica del principio di Huygens.
Una formula analitica, semplice e precisa, era già stata fornita da Gustav Robert Kirchoff, ma si trattava di alleggerire la dimostrazione dai complicati passaggi al limite; se ne erano occupati Maggi ed Eugenio Beltrami, mostrando come dedurre dalle formule di Gauss-Green la formula di Kirchoff. Tedone utilizzò una strategia che in seguito caratterizzò altri suoi lavori: considerò il problema in uno spazio a quattro dimensioni, in cui il campo è una superficie tridimensionale e il tempo è la quarta variabile. Era il 1896, quindi adottò questo modello diversi anni prima rispetto a tutti i ricercatori che ne avrebbero fatto uso, da Hermann Minkowski in poi. Tedone generalizzò un’idea precedente di Volterra, riguardo alla propagazione delle onde cilindriche, per cui lo spazio rappresentativo era quello a tre dimensioni (Sulla dimostrazione della formula che rappresenta analiticamente il principio di Huygens, in Atti della Reale Accademia dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, V (1896), pp. 357-360). Questa, come molte altre sue memorie, furono presentate all’Accademia dei Lincei da Volterra, che fu una figura centrale nella vita di Tedone; infatti, questi si rivolse a lui durante tutta la sua carriera, per confronti scientifici e personali, come mostra l’ampia corrispondenza tra i due (Roma, Accademia nazionale dei Lincei, Archivio Vito Volterra, Corrispondenza con O. Tedone, sez. 1, s. 1, b. 41, f. 1280).
Nella lunga memoria Sulle vibrazioni dei corpi solidi omogenei e isotropi (in Memorie della Reale Accademia delle scienze di Torino, s. 2, XLVII (1897), pp. 181-258) Tedone estese la rappresentazione di Kirchoff a vibrazioni che avvengono in un mezzo elastico, omogeneo e isotropo, e quindi estese il principio di Huygens al più generale problema della propagazione in tali mezzi. La sua abilità analitica è evidente in questo lavoro, eppure proprio a causa di essa Somigliana osservò la mancanza di qualche chiarimento sul significato meccanico delle equazioni; in seguito, nel 1904 Augustus Edward Hough Love trovò una forma di queste stesse equazioni con un più evidente significato meccanico, ma Tedone provò che dalle sue formule si potevano dedurre quelle di Love, ed è a Tedone che si riconosce l’estensione della formula di Kirchoff alle equazioni delle vibrazioni dei mezzi isotropi.
Su suggerimento di Volterra, Felix Klein gli affidò due fascicoli (pubblicati nel 1906, di cui il secondo in collaborazione con Anton Aloys Timpe) dedicati alla teoria matematica dell’elasticità nei volumi di meccanica dell’Encyklopädie der mathematischen Wissenschaften (O. Tedone, Allgemeine Theoreme..., a cura di F. Klein - K. Müller, 1907; O. Tedone - A.A. Timpe, Spezielle Ausführungen..., 1907). Inoltre, curò il secondo volume delle opere di Enrico Betti (Opere matematiche, Milano 1913).
L’autorevole commissione che lo promosse ordinario nel 1906 sottolineò le sue grandi capacità di calcolo, certe volte in detrimento dell’aspetto fisico-matematico. «Tedone si occupa di problemi che hanno stretta attinenza alla meccanica e alla fisica matematica [...] Nel maneggio dei risultati analitici [...] egli ha una abilità veramente notevole. [...] questo suo indirizzo analitico lo porta talvolta a non dare sufficiente risalto a qualche risultato meccanico, al quale è pervenuto» (Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale Istruzione superiore, div. 1, Fascicoli personali professori universitari (1900-1940), b. 142, f. Tedone, Orazio - Concorso per la promozione ad ordinario, giudizio del commissario Somigliana).
In quei primi anni del Novecento si dedicò a problemi di equilibrio elastico, stabilendo un metodo generale di integrazione, con cui ricostruì la soluzione nel caso della lastra piana, della sfera, dell’involucro sferico e trovò nuove soluzioni per l’ellissoide di rotazione e il cono.
Forte dei suoi numerosi studi sulle equazioni di tipo iperbolico e su quelle delle vibrazioni elastiche, passò a occuparsi degli integrali delle equazioni del campo elettromagnetico, con possibili applicazioni all’ottica elettromagnetica. Gli venne attribuita la medaglia d’oro dei Quaranta per i contributi Sul principio di Huygens in un campo elettromagnetico (in Atti della Reale Accademia dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, XXVI (1917), pp. 286-289); Sulla maniera di stabilire le formule fondamentali dell’ordinaria teoria della diffrazione (ibid., XXVII (1918), pp. 351-360); Sui fenomeni di diffrazione di Fraunhofer (ibid., XXVIII (1919), pp. 25-32).
Fu nominato membro della Reale Accademia dei Lincei il 14 luglio 1911 e nel 1914 gli venne conferita l’onorificenza di cavaliere della Corona d’Italia. Nel 1921 gli fu assegnata la medaglia d’oro della Società dei Quaranta (la commissione era composta da Luigi Bianchi, Vito Volterra e Tullio Levi-Civita).
Sposò Amalia Lojodice nel 1909, e nel 1911 nacque l’unico figlio, Giuseppe, anch’egli fisico matematico, morto nel 1994.
Morì tragicamente il 18 aprile 1922 per le conseguenze di un incidente alla stazione di Pisa, dove fu travolto da un treno proveniente da Roma mentre scendeva da un altro treno (sui binari invece che sulla banchina).
Opere. Allgemeine Theoreme der mathematischen Elastizitätslehre (Integrationstheorie), in Encyklopädie der mathematischen Wissenschaften mit Einschluss ihrer Anwendungen, IV, Mechanik, a cura di F. Klein - K. Müller, parte 4, Mechanik der deformierbaren Körper, Leipzig 1906, pp. 55-124; Spezielle Ausführungen zur Statik elastischer Körper, ibid., pp. 125-214 (con A.A. Timpe); O. Tedone, Opere scelte, a cura della facoltà di scienze dell’Università di Genova, Roma 1956.
Fonti e Bibl.: Roma, Accademia nazionale dei Lincei, Archivio Vito Volterra, Corrispondenze, Carlo Somigliana, b. 48, f. 1240; Luigi Bianchi, b. 6, f. 115; Felix Klein, b. 24, f. 726.
C. Somigliana, Commemorazione del corrispondente O. T., in Atti della Reale Accademia dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, XXXII (1923), pp. 173-182; F. Sbrana, Il matematico pugliese O. T., in Conferenze del Seminario di matematica dell’Università di Bari, IV (1954), pp. 3-17.