CONDORELLI, Orazio
Nacque a Roma il 26 maggio 1897 da Mario, libero docente di parassitologia, il quale esercitava allora a Roma l'ufficio di conservatore presso l'Istituto zoologico dell'università, e dalla seconda moglie di questo Adelina De Fiore.
La famiglia proveniva da Motta Sant'Anastasia in provincia di Catania, dove possedeva una antica casa di campagna, nel luogo ricordato da Goethe nel suo Viaggio in Italia in data 1° maggio 1787.
Nel 1901 i genitori del C. si stabilirono a Catania, e di questa città egli si considerò cittadino, giacché svolse in essa tutta la sua vita di studio, di lavoro professionale e di attività politica, e in essa creò una famiglia, sposando la catanese Anastasia Francaviglia, da cui ebbe tre figli maschi (Mario, Bruno e Luigi).
Compiuti i suoi studi nelle scuole medie, dove ebbe fra i suoi insegnanti T. Frosini, valente latinista, frequentò la facoltà di giurisprudenza e si laureò nel giugno 1917 con una tesi su "Il fine dello Stato", che ottenne il massimo riconoscimento. Subitodopo parti come ufficiale di complemento di artiglieria e partecipò alla campagna di guerra. Al suo ritorno a Catania intraprese il tirocinio di procuratore legale presso lo studio civilista di Pietro Delogu, professore di diritto romano nell'università, ma si dedicò anche alla ricerca scientifica nel campo della filosofia del diritto, che in quegli anni (1921-1924) veniva insegnata a Catania da Alessandro Levi. Il C. gli fu vicino nella vita accademica, ma orientò il suo pensiero nel senso di un idealismo di ispirazione gentiliana corretto dall'influsso della tradizione giobertiana, a cui del resto non era estraneo lo stesso Gentile.
Nel 1923 pubblicò i suoi primi saggi, in cui veniva ripreso il motivo di meditazione già presente nella tesi di laurea, ma veniva esplicato sotto forma di giudizi storici, riferiti a due pensatori. Il C. dedicò una attenta indagine a Il nome "Stato" in Machiavelli (in Arch. giuridico F. Serafini, V [1923], pp. 223-235; VI [1924], pp. 77-172) e una nota critica a Il rapporto fra Stato e diritto secondo il Lelsen (in Riv. intern. Di filos. del diritto, III [1923], pp. 307-315), importante anche perché trattasi del primo scritto dedicato specificamente alla teoria di H. Kelsen in Italia. Nel 1924 seguì il suo primo libro, edito a Catania, La responsabilità senza colpa e nel 1926 il saggio sulla Ignorantia iurius, sempre pubblicato a Catania.
Nel 1927, avendo già conseguito nel 1924 la libera docenza, subentrò per incarico sulla cattedra di filosofia del diritto a Vincenzo Lanza; nel 1930 risultò vincitore nel concorso a cattedra della stessa disciplina. Nel 1925 aveva aderito al partito fascista; la sua vita pubblica fu limitata per allora all'espletamento di incarichi amministrativi, come l'assessorato al contenzioso nella giunta comunale catanese, e dal 1937 il rettorato della sua università. Il nome di studioso del C. era venuto intanto affermandosi nella cerchia degli specialisti con la pubblicazione di altri saggi, come Ex facto oritur ius (in Riv. intern. Di filos. d. dir., XI[1931], pp. 585-603) ed Equità e diritto (in Annali d. Sem. giuridico d. univ. di Catania, 1933, pp. 245-299).
Il C. mantenne sempre un vivo interesse per il mondo della cultura giuridica romana, ispiratogli dalla frequenza coi suoi maestri ricordati, e testimoniato dal ricorso alle formule latine per i titoli degli scritti ed alla stessa tematica caratteristica della giurisprudenza romana, com'è anche il caso del rapporto fra diritto ed equità. Alla Idea dello Stato in Roma dedicò anche un saggio di carattere celebrativo (in Siculorum Gymnasium, I [1945], 2, pp. 1-55).
Nel 1943, il C., come rettore dell'università di Catania, ebbe a protestare per la requisizione dei suoi locali da parte delle truppe alleate. Destituito ed in seguito arrestato fu internato nel campo per prigionieri politici di Padula.
Nel 1946 si presentò alle elezioni e venne eletto deputato alla Costituente per il Blocco della libertà, formazione che raggruppava le forze della conservazione monarchica. Il C. assunse perciò nell'Assemblea costituente il ruolo di oppositore di principio al regime repubblicano, e lo svolse con alto senso di responsabilità politica e di civismo, facendo anche parte della Commissione dei settantacinque incaricata di preparare il testo della nuova costituzione.
Numerosi suoi interventi in Assemblea sulprogetto di costituzione riguardano tutti iprincipali temi della materia costituzionale dalpreambolo, alle norme transitorie. Uno deidiscorsi più organici da lui pronunziati, in tema di ordinamento dello Stato, nella seduta pomeridiana del 17 sett. 1947, riguardain particolare la inadeguatezza del potere legislativo (procedura di conversione dei decretilegge, funzione delle commissioni parlamentari ecc.), la instabilità dell'esecutivo (effettidel sistema proporzionale, regime presidenziale, ecc.) e l'equilibrio degli organi costituzionali, con speciale riferimento al regimebicamerale e ai poteri attribuiti, al capo delloStato. Temi questi tutti che, per il taglio critico con cui vennero impostati dal C., anticipavano molte delle polemiche di revisionecostituzionale dei decenni seguenti.
Iscrittosi al Partito nazionale monarchico, lo rappresentò nel Consiglio comunale di Catania (elezioni del 1952 e del 1956) e nel Senato della Repubblica, dove sedette dal 1953 al 1958, facendosi notare e stimare per i numerosi interventi nella discussione in Assemblea; e dello stesso partito divenne vicepresidente e infine presidente nazionale. Essendo sopravvenuto un disturbo cardiaco, il C., pur essendo assistito dal fratello Luigi, clinico e cardiologo di fama insigne, fu costretto a diminuire l'impegno nella vita politica, e si rivolse perciò ad altri uffici: accademici (preside della facoltà di giurisprudenza e protettore), amministrativi (delegato regionale all'amministrazione provinciale di Catania), forensi (componente del Consiglio nazionale forense).
Anche l'impegno scientifico e professionale aveva subito una riduzione; sono da ricordare, tuttavia, le due prolusioni ufficiali, la prima all'anno accademico 1946-47, intitolata La crisi del diritto (in Annali d. Semin. giurid. d. univ. di Catania, n.s., I [1946-47], pp. 51-61) e la seconda La ragione nella vita del diritto (in Riv. internaz. di fil. d. dir., XLI [1964], pp. 51-61).Il 18 maggio 1967 tenne la sua ultima lezione accademica; la morte lo colse a Catania il 3 febbr. 1969, al termine di una riunione del corpo accademico all'università. Negli ultimi anni di vita aveva approntato la raccolta dei suoi lavori scientifici, apparsa col titolo di Scritti sul diritto e sullo Stato nella collana della facoltà giuridica catanese (Milano 1971).
Fonti e Bibl.: Atti dell'Assemblea Costituente, Discussioni, II, pp. 441, 603, 885; IV, pp. 1497, 1312-1319; VII, pp. 1838, 1866, 2660, 2341; VIII, pp. 2874, 3319, 3568. Alla raccolta degli Scritti sonopremessi i saggi introduttivi di A. E. Cammarata e G. Perticone, dedicati alla rievocazione del C.; e un saggio di V. Frosini è premesso al primo dei tre volumi degli Studi in mem. di O. C., pubblicati anch'essi a cura della facoltà catanese, Milano 1974. Sommarie notizie biogr. in R. Orecchia, Maestri italiani di filos. del diritto del secolo XX, Roma 1978, pp. 51-54. Per un inquadramento del pensiero del C. nel suotempo, cfr. P. Piovani, Momenti della filos. Giuridico-politica italiana, Milano 1951, pp. 59-61; V. Frosini, L'idealismo giuridico ital., Milano 1978, pp. 25 s., 165-175.