Onomatopea
Parole come suoni
Il termine onomatopea, dal greco onomatopoiìa («fare, costruire una parola»), si applica a quell’insieme di espressioni linguistiche che imitano quasi alla perfezione la cosa a cui si riferiscono: versi di animali, rumori della natura, stati d’animo, sentimenti e sensazioni dell’uomo
Nell’economia delle varie lingue le onomatopee hanno un ruolo un po’ nascosto ma molto interessante perché dimostrano quanto possano essere ricche e varie le capacità espressive della lingua. Normalmente, infatti, le parole non hanno un rapporto diretto e primario con le cose del mondo esterno: la parola donna non ha nulla di una vera donna, la parola morte non muore certo dopo essere stata usata. E che dire di una parola come grande, che è molto più ‘piccola’ di precipitevolissimevolmente? Eppure, nelle lingue troviamo anche parole fatte quasi esattamente come le cose di cui parlano: sono appunto le onomatopee.
Tra le imitazioni onomatopeiche più note e frequenti nel parlare quotidiano troviamo molte esclamazioni: ah!, oh!, ohi!, ahi!, uh!, eh!, ih!, ohibò, pfui, puah, puh. Le onomatopee come queste sono le espressioni linguistiche più immediate dell’intera lingua, perché sono causate quasi direttamente da sensazioni elementari come il riso, il dolore, lo sconforto.
Le onomatopee si usano anche in richiami di vario tipo (ehi!) o per chiedere silenzio (sss!).
Grande amica delle onomatopee è poi la risata: ne esprimono le diverse sfumature tutte le vocali dell’alfabeto. Onomatopeici sono anche i cin cin e i bla bla che li accompagnano, mentre zzz... è, a quanto pare, l’unica onomatopea notturna.
Prima della diffusione della televisione e dei fumetti le onomatopee più note e studiate erano quelle che imitano i versi degli animali: chicchirichì (che però in inglese fa cock-a-doodle-doo, in tedesco fa kikeriki e in francese cocoricò); coccodè (parente stretta di altre tenere parole come cocco, coccola, coccolare, accoccolarsi); hi ho! e beee. I piccoli uccelli fanno cip cip, cipiricip o chiò chiò, mentre corvi e cornacchie ‘parlano’ la stessa ‘lingua’ di rane e rospi: fanno tutti cra cra. Su tutti spicca il cane, che, certo non per caso, conosce diverse ‘parole’: fa normalmente bau o bau bau, ma dice anche harf harf e se si fa male guaisce cai cai. Resta il coccodrillo. Sono in molti i bambini che si chiedono «ma il coccodrillo come fa?». Purtroppo non c’è (ancora) nessuno che lo sa.
Oggi le onomatopee che godono di maggior fama sono quelle scritte nei fumetti e viste nei cartoni animati. Sono quasi tutte parole inglesi lette come si scrivono: gnam gnam per il mangiare golosamente; slurp per la voracità; sigh per i sospiri; sob per il singhiozzo o il disappunto; grunt per il disappunto o la rabbia repressa; smack per un bacio; la celebre gulp per la sorpresa negativa e la famosa mumble mumble... per il pensare con impegno, il rimuginare. Un posto di rilievo spetta poi a puff puff e a pant pant che imitano l’affaticamento e l’ansimare dei vari eroi impegnati in ardue e stressanti fatiche. Segue la girandola dei tanti rumori: din don, din don dan, bip bip, fru fru, ciuf ciuf, tran tran, tip tap, zif e zip e centinaia d’altri.
È ora il momento di dire una cosa molto importante: tutte le opere d’arte che usano la parola sono ricche di onomatopee. I grandi artisti di tutti i tempi, infatti, sono sempre stati sensibilissimi alla possibilità di usare le parole in modo che imitino fenomeni naturali o stati d’animo. Versi onomatopeici famosi sono in Dante (Papé satan, papé Satan aleppe), Petrarca, Ariosto (con tanti tuoni e tanto ardor di lampi, / che par che ’l ciel si spezzi e tutto avvampi), D’Annunzio, Pascoli (il tuono rimbombò di schianto: / rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo), Montale, Ungaretti. Maestri dell’onomatopea poetica sono in particolare i francesi Apollinaire, Mallarmé, Valéry tra i tanti. Ma non ci sono solo i poeti. La cantante lirica statunitense Cathy Berberian le onomatopee le ha cantate nella sua Stripsody. E che dire del premio Nobel Dario Fo che ha reso straordinario il grammelot, vale a dire l’imitazione onomatopeica di un’intera lingua?