OMFALO (gr. ὀμϕλός; lat. umbilicus)
Si chiama con questo nome il centro rilevato di uno scudo, di una patera; poi, per estensione, il centro della terra, immaginato in un dato luogo per far onore a un santuario (Delfi) o a una città (cfr. l'umbilicus Urbis nel Foro Romano). A Delfi, che secondo una tarda leggenda sarebbe stata designata come centro della terra da due aquile, lanciate da Zeus dalle estremità del mondo e quivi incontratesi, il centro era segnato da una pietra cilindrica terminata a forma ovoidale. Questa pietra, simile a una pietra tombale (τύμβος), ricordava anche la tomba del serpente Pitone vinto da Apollo, cioè la prima fase religiosa di Delfi, quando il santuario era dedicato a Gea; in seguito anche la tomba di Dioniso.
L'omfalo è raffigurato coperto di bende disposte a rete (ἄγρηνον) (v. delfi, XII, p. 524, fig.) oppure spioventi in giro dall'alto. Talora lo fiancheggiano due aquile o due colombe, a ricordo di quelle auree votate a tempo della guerra sacra (356-346 a. C.); era collocato nell' ἄδντον del tempio. Esso è il simbolo dell'oracolo delfico, e perciò su esso si rappresenta seduto Apollo, vero signore del luogo; avanti a esso Apollo e Dioniso si dànno la stretta di mano, che sintetizza la storia del santuario; presso di esso Oreste trova rifugio contro le Erinni vendicatrici. L'omfalo si trova anche in rappresentazioni eleusine (vaso Tyskiewicky, pinax di Ninnion) in quanto ha seguito l'introduzione di Dioniso (di cui è la tomba) nei misteri eleusini.
Bibl.: W. H. Roscher, Omphalos, in Abhandl. sächs. Ges. Wiss., XXIX (1913), p. 140 segg.; id., Neue Ampholosstudien, ibid., XXXI (1915), p. 90 segg.; id., Der Omphalosgedanke bei verschiedenen Völkern, in Ber. Verhandl. sächs. Ges., LXX (1918), p. 115.