RAMA, Olga Carolina
RAMA, Olga Carolina (Carol). – Nacque a Torino il 17 aprile 1918, terzogenita di Amabile, imprenditore, e di Marta Pugliaro (Besson, 2012, p. 66).
Il padre, originario di Burolo, nel Torinese, avviò a Torino una piccola industria metalmeccanica nella quale cominciò a produrre singolari biciclette unisex (con il marchio OLT) da lui stesso brevettate, componenti di automobili e prototipi di vetture. Sul finire degli anni Venti, tuttavia, la ditta fallì in seguito allo svilupparsi e all’affermarsi della FIAT (Fabbrica Italiana Automobili Torino). Con il dissesto finanziario dell’impresa paterna iniziò per Rama un periodo travagliato, segnato anche dalla separazione dei genitori. Nel 1933 la madre aprì un negozio di accessori e articoli di moda, ma soffrendo di crisi depressive fu costretta a ricoverarsi per alcuni mesi in una clinica per malattie mentali.
Autodidatta, tra il 1936 e il 1941 Rama realizzò una serie di acquerelli nella quale riversò le fantasie e le inquietudini della sua adolescenza, raffigurando personaggi e oggetti, allusivi ed emblematici, tratti dal suo vissuto. Questi lavori si contraddistinguono sia per i temi inusuali e perturbanti, sia per l’acceso cromatismo e la libertà espressiva del segno grafico. Paradigmatica, in tal senso, la prima opera nota, Nonna Carolina, datata 1936 (Torino, Fondazione per l’arte moderna e contemporanea - CRT, in deposito presso la Galleria civica d’arte moderna), nella quale il volto della nonna, con le sanguisughe attaccate al collo, appare circondato dalle protesi ortopediche in legno per gli invalidi di guerra prodotte dallo zio. In altri fogli Rama dipinse parti anatomiche, ragazzi che si masturbano, colli di volpe (Opera n. 11; riprodotta in Carol Rama, 2004, p. 52), dentiere, pennelli da barba, fanciulle dalle pose sguaiate, corpi nudi amputati, volti femminili che esibiscono lingue rosse appuntite, scarpe contenenti falli, ragazze su letti di contenzione (Appassionata, Torino, Galleria civica d’arte moderna).
Nel 1942, anno in cui il padre si suicidò, con la madre e i fratelli fu sfollata a Burolo, dove rimase fino alla fine del 1943. Rientrata a Torino tornò a dipingere, sollecitata da Felice Casorati, che la invitò a frequentare la sua casa-studio.
Nel 1945 allestì la prima personale alla galleria Faber di Torino. L’anno seguente conobbe il poeta Edoardo Sanguineti, al quale si legò di profonda amicizia, alimentata nel tempo da contatti quotidiani e continui scambi intellettuali.
Nel 1947 Felice Casorati le organizzò una personale alla galleria del Bosco, presso l’omonima libreria torinese, dove espose disegni, le acqueforti della serie Le madri (in seguito intitolate Le parche) e sette oli, tra cui Le parche (riprodotto in carolrama, 1998, p. 66) e Autoritratto (riprodotto in Carol Rama, 2004, p. 65).
Nel 1948 inviò un dipinto (Figure) e un’acquaforte (Le madri) alla XXIV Biennale internazionale d’arte di Venezia. Nella successiva edizione della rassegna lagunare (la XXV del 1950) espose un quadro intitolato La notte (1950).
Nel 1951 partecipò alla VI Quadriennale nazionale d’arte di Roma (Prospettiva nona) e, sempre nella capitale, espose alla mostra «Italian artist today» presso la galleria Ritrovo dell’Art club. Durante l’estate dell’anno seguente si recò a Vallauris, in Francia, per conoscere Pablo Picasso.
Verso la metà degli anni Cinquanta, tramite l’amico Albino Galvano, aderì alla compagine torinese del MAC (Movimento per l’Arte Concreta) e prese parte alle mostre collettive del gruppo, tra cui «Esperimenti di sintesi delle arti» alla galleria del Fiore di Milano ed «Exposition du groupe Espace» a Parigi nel 1955, «MAC/gruppo Espace» alla libreria Salto di Milano nel 1956.
Con quadri concretisti venne ammessa sia alla VII Quadriennale nazionale di Roma del 1955-56 (Relazioni fluttuanti), sia alla XXVIII Biennale internazionale di Venezia del 1956 (Nana, Vestigia Flammae, Aver raccolto il vento).
Tra il 1956 e il 1957 divenne coordinatrice dell’attività del gruppo torinese del MAC e collaborò con una serie di incisioni alla realizzazione dei fascicoli editi dalla milanese libreria Salto, dedicati all’arte e alla letteratura.
Nel 1957 tenne la prima personale alla torinese galleria La Bussola, cui fecero seguito quelle allestite nel 1959 e nel 1960.
Superati i modi della ricerca figurativa, che aveva condotto con empito espressionista nei dipinti degli anni 1943-48 e sul finire del decennio attraverso scomposizioni di matrice cubista-picassiana (Senza titolo, 1949-50, Torino, collezione privata; riprodotto in carolrama, 1998, p. 89), virò la sua attenzione verso l’astrattismo, adottando una sintassi propriamente concretista (Composizione, 1956, Torino, Galleria civica d’arte moderna). Nel corso degli anni Cinquanta, tuttavia, abbandonò il rigido formalismo astratto-geometrico a favore di una stesura pittorica affine agli esiti dell’informale, con deflagrazioni di colore e segni sulle tele, declinando le sue sperimentazioni verso i modi del tachisme e dello spazialismo (Riso nero, riprodotto in Carol Rama, 2000, tav. 23).
Dal 1960 Rama iniziò a lavorare alle opere che Edoardo Sanguineti denominò Bricolages nei testi di presentazione per i cataloghi delle personali alla galleria Stampatori di Torino (1964), al Museo civico di Pistoia (1965), alla galleria Lutrin di Lione (1966) e alla galleria Numero di Roma (1967).
Nella serie dei Bricolages, sebbene permanga la stratificazione di colore e di sostanze polimateriche secondo una sintassi informale, la superficie pittorica è mossa dall’applicazione sulla tela di oggetti prelevati dalla realtà: occhi di bambole, artigli di animali (Contessa; riprodotto in carolrama, 1998, p. 92), fili di acciaio, tappi di gomma, siringhe (Senza titolo, Milano, collezione privata; riprodotto, ibid., p. 95), colli di pelliccia, che con la loro evidenza plastica concorrono a definire l’immagine e la struttura complessiva dell’opera.
Alla fine del decennio, nei Quadri del napalm, l’artista preferì i fondi monocromi e l’inserimento di oggetti si ridusse all’applicazione di occhi di vetro usati in tassidermia, commisti ai versi del poeta Sanguineti (L’isola degli occhi; riprodotto in Bonito Oliva, 1994, p. 70).
Nel 1970 realizzò Presagi di Birnam (Milano, Museo del Novecento), una scultura-installazione affine a certe istanze poveriste: accumulò su un cavalletto metallico diversi strati di camere d’aria di bicicletta rattoppate, esibendole come se fossero viscere artificiali, brandelli di memoria riferibili alla fabbrica paterna, lacerante metafora di sofferenza esistenziale.
Da quel momento le gomme usate e recuperate (camere d’aria, copertoni e capotes di automobili) divennero il materiale e il mezzo espressivo privilegiato per il ciclo degli Arsenali, al quale l’artista avrebbe lavorato per tutto il decennio.
Nel 1971 Rama pose termine alla pluriennale collaborazione con la galleria La Bussola di Torino, dove allestì un’ultima personale, e scelse come nuovo spazio espositivo di riferimento la galleria Il Fauno, il cui proprietario, Luciano Anselmino, le offrì la possibilità di conoscere e frequentare Andy Warhol, Pier Paolo Pasolini, Alexandre Iolas e Man Ray, coinvolgendola in una serie di viaggi e soggiorni a Fregene (1971), Milano (1972), Parigi (1973), New York (1973-74), Saint-Tropez (1974) e Roma (1975).
Con Man Ray, soprattutto, l’artista ebbe un intenso rapporto di amicizia, e fu lui a darle il suggerimento di cingersi il capo con una treccia di capelli biondi: capigliatura che Rama adottò a partire dalla seconda metà degli anni Settanta e non abbandonò mai più.
Nel 1973 partecipò alla mostra «Linee della ricerca non figurative in Italia 1930-1973», organizzata nell’ambito della X Quadriennale nazionale di Roma (Smentire il bianco, Fase del nero). L’anno successivo tenne una personale alla galleria Il Fauno di Torino, con la presentazione in catalogo scritta da Man Ray.
Negli Arsenali le gomme di vario colore e spessore, ritagliate in strisce irregolari e incollate sulle superfici delle tele monocrome (invariabilmente bianche o nere), formano geometriche composizioni astratte (Arsenale, Torino, Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura) oppure sono appese a un gancio metallico inserito nel quadro stesso (Movimento e immobilità di Birnam, 1978, Colonia, collezione privata; riprodotta in Carol Rama, 1989, p.n.n.).
Nel 1979, nella personale presso la galleria Martano di Torino, Rama, insieme a sette opere recenti, propose dodici acquerelli riferibili agli anni 1937-41. L’anno seguente i lavori degli anni Trenta e Quaranta le furono richiesti per la mostra itinerante «L’altra metà dell’avanguardia 1910-1940» (Milano, Roma, Stoccolma). Con opere della fase concretista, invece, partecipò alle mostre «MAC/gruppe Turin» (1983, Colonia) e «MAC 1948-1958» (1984, Gallarate).
Nel 1985 le venne dedicata la prima retrospettiva in uno spazio pubblico, curata da Lea Vergine presso il sagrato del Duomo di Milano, con l’allestimento di Achille Castiglioni.
Negli anni Ottanta, nel momento in cui venne riconosciuta l’effettiva importanza della sua ricerca con la conseguente rivalutazione critica dei lavori giovanili, Rama tornò alla figurazione riproponendo i soggetti ambigui dell’anteguerra, resi in forma immaginifica e straniante (La macelleria; riprodotto in carolrama, 1998, p. 113), utilizzando come supporti vecchie mappe catastali capovolte (Seduzioni; riprodotto ibid., p. 119) o fogli millimetrati.
Nel 1987 allestì una personale presso la galleria dell’Oca di Roma, cui fecero seguito quella alla Casa del Mantegna a Mantova (1988) e quella alla galleria Giancarlo Salzano di Torino (1991).
Nel 1993 la XLV Biennale internazionale d’arte di Venezia le riservò una sala personale.
La partecipazione alla collettiva «Inside the visible: an elliptical traverse of twentieth-century art» organizzata all’Institute of contemporary art di Boston nel 1996 (poi proposta al National Museum of women in the arts di Washington, alla Whitechapel Art gallery di Londra e nel 1997 all’Art gallery of Western Australia di Perth) e l’antologica allo Stedelijk Museum di Amsterdam nel 1998 portarono il lavoro di Rama all’attenzione del pubblico e della critica internazionali.
Nel 2003 la L Biennale di Venezia le assegnò il Leone d’oro alla carriera.
Nel 2004 la Fondazione Sandretto Re Rabaudengo le dedicò un’ampia antologica che, inaugurata a Torino, venne in seguito presentata al Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto e, l’anno seguente, al Baltic Centre for contemporary art di Gateshead, in Inghilterra.
Altre significative antologiche vennero organizzate nel luglio del 2007 presso il Museo materiali minimi di arte contemporanea a Paestum (concernente le incisioni e le opere su carta) e nel giugno del 2008 al Palazzo Ducale di Genova.
Il 14 gennaio 2010 fu conferito a Rama il premio Presidente della Repubblica su segnalazione dell’Accademia nazionale di S. Luca.
Nell’ottobre del 2014 il Museu d’art contemporani di Barcellona le tributò un’ampia monografica, che tra l’aprile e il giugno del 2015 venne allestita anche al Musée d’art moderne de la Ville de Paris.
Morì a Torino il 24 settembre 2015.
Fonti e Bibl.: L. Vergine, L’altra metà dell’avanguardia 1910-1940, Milano 1980, pp. 59 s.; Carol Rama (catal.), a cura di L. Vergine, Milano 1985; Carol Rama (catal.), a cura di P. Fossati, Torino 1989; A. Bonito Oliva, Carol Rama: dal presente al passato 1994-1936, Milano 1994; carolrama (catal., Amsterdam), a cura di C. Mundici, Milano 1998; Carol Rama. Opere 1936-2000 (catal.), a cura di V. Coen, Ferrara 2000; Edoardo Sanguineti, Carol Rama, a cura di L. Tozzato - C. Zambianchi, Torino 2002; Carol Rama. Il rosso e il nero (catal.), a cura di M.C. Mundici, Torino 2003; Carol Rama (catal., Torino-Rovereto), a cura di G. Curto - G. Verzotti, Milano 2004; Carol Rama. Catalogo ragionato dell’opera incisa, a cura di A. Wetzel, Torino 2006; Carol Rama. L’occhio degli occhi. Opere dal 1937 al 2005 (catal., Genova), a cura di M. Vallora, Milano 2008; Carol Rama. Self portrait (catal., Legnano), a cura di F. Arensi - A. Wetzel, Torino 2008; G. Besson, Carol Rama. Casta, sfrontata, stella. Biografia corale di un’artista extra-ordinaria, Torino 2012; M.C. Mundici - B. Ghiotti, Carol Rama. Il magazzino dell’anima, Milano 2014; The passion according to Carol Rama (catal., Barcellona-Parigi-Espoo-Dublino-Torino), a cura di P.B. Preciado et al., Barcelona 2014.