NOLI (Neapolis)
Cittadina della Riviera Ligure di Ponente, tra Savona e Finale. Problematiche sono le fasi più antiche, che tuttavia, alla luce delle recenti scoperte archeologiche, cominciano a delinearsi con maggiore chiarezza. Non vi sono notizie storiche per l'età romana, mentre è al periodo tardoantico che si fa in genere risalire la nascita del primo centro urbano, come «città nuova» di fondazione bizantina. Il Lamboglia l'ha identificata nella Neapolis menzionata, agli inizî del VII sec., da Giorgio Ciprio (Descriptio Orbis Romani, Gelzer, p. XV) tra le civitates della Maritima Italorum, insieme con Luni, Ventimiglia e Genova.
La particolare morfologia del territorio, stretto tra il promontorio roccioso di Capo Noli a ponente e Monte Orsino a levante, ha fortemente condizionato lo sviluppo dell'insediamento. Se da un lato l'andamento scosceso della costa e la difficoltà di accesso ne hanno favorito la sicurezza e la difesa, dall'altro hanno, in questo tratto, influito sulla scelta del percorso interno della Via Julia Augusta, che in pratica estromise N. dal principale sistema viario di età imperiale. Una rete di percorsi minori, in particolare la strada per Voze e la Via di S. Michele, collegava, tuttavia, il centro costiero con l'altopiano di Isasco, intersecandosi con la strada romana che dalle Manie proseguiva verso la Val Ponci. A testimonianza di una frequentazione in età romana il Barocelli cita numerosi frammenti ceramici andati dispersi (tra cui un'ansa di anfora con bollo sei entro cartiglio rettangolare); a questi si possono aggiungere i reperti provenienti dagli scavi condotti in adiacenza al fianco meridionale della chiesa di S. Paragorio, dove venne scoperto, nel 1972, un battistero paleocristiano ad aula absidata, con vasca ottagonale. Nei livelli di riempimento dell'edificio dopo il suo abbandono, si recuperarono ceramiche databili tra il I e il V sec. d.C., che evidenziavano un'occupazione del sito precedente al suo utilizzo cultuale.
L'area di S. Paragorio si è rivelata da allora in poi come la più importante per illustrare lo sviluppo, nel tempo, dell'insediamento urbano di Noli.
L'attuale chiesa romanica è dedicata a S. Paragorio, un santo di tradizione orientale, che insieme con i compagni Parteo, Partenopeo e Severino avrebbe subito il martirio in Corsica, al tempo degli imperatori Macrino e Alessandro Severo (Act. Sanct., 7 Sept.). La critica tende a riferire la leggenda a una traslazione di reliquie dovuta ai vescovi africani, esiliati in Corsica nell'età delle persecuzioni vandaliche (fine V-inizì VI sec. d.C.). È questo un prezioso termine post quem per l'origine del culto del martire locale e per l'avvio del complesso religioso di S. Paragorio, forse sviluppatosi attorno a una più antica memoria e a una precedente area funeraria.
In occasione del restauro della chiesa di S. Paragorio e degli scavi intrapresi nel 1889-90 per creare un'intercapedine circostante all'edificio e riaprire gli accessi alla cripta (allora adibita a ossario), A. D'Andrade rinvenne sotto l'abside meridionale, a 3 m di profondità, quattro sarcofagi a cassa rettangolare, in pietra calcarea locale, con tettuccio e acroterî angolari. La tipologia dei sepolcri, che ha vasta diffusione in Liguria (si vedano, tra gli altri, gli esemplari di Albenga, Andora, Riva Ligure e Brugnato), è ben nota sia nell'area mediterranea sia in quella alpina, con massimo sviluppo a partire dal V sec. d.C. A quest'epoca potrebbe appunto risalire la necropoli tardoantica, collegata a una prima tomba venerata (nell'area dell'attuale cripta), che si sviluppa nella zona absidale della chiesa, accanto alla moderna sacrestia.
Un coperchio di sarcofago analogo venne alla luce negli scavi del 1987, utilizzato come sigillo di una sepoltura a cassa in muratura, databile, in base alla fiaschetta vitrea di corredo, tra la fine del IV e gli inizî del V secolo. Si trattava, in origine, di una tomba ad arcosolio, poi ristrutturata e riusata nel corso dell'Alto Medioevo, forse nell'ambito di una stessa famiglia. Ne proviene, in posizione di reimpiego, la lapide di una Domina Lidoria, ricavata da una più grande lastra curvilnea, pertinente al primitivo arcosolio; l'iscrizione, prima attribuita a epoca barbarica, è stata recentemente assegnata agli inizî del VII sec., ancora nell'ambito culturale della Liguria bizantina.
A un'età di poco più antica (fine VI sec.) si data la lapide dell'Episcopus Theodorus (o Theodosius), rinvenuta dal D'Andrade in zona ignota, che sembra testimoniare la precisa volontà di un vescovo di essere qui sepolto, certo in presenza di un'area di culto di particolare rilevanza. Non si può escludere, ma sembra improbabile ogni riferimento all'esistenza di un vescovato a N. e, quindi, a una sua autonomia dalla diocesi di Vada Sabatia, della quale non resta alcuna traccia nelle fonti o nella tradizione per l'età più antica. Tangente al primitivo impianto della tomba ad arcosolio è l'abside del battistero paleocristiano, databile tra la fine del V e gli inizî del VI sec., come sembrano indicare i reperti ceramici in fase con il pavimento; alla stessa cronologia riportano i confronti tipologici con battisteri ad aula già noti (specie in area greca e orientale) o più recentemente indagati in Corsica, Dalmazia e nell'Italia settentrionale (in particolare, il battistero piemontese di Mergozzo nel novarese). Il fonte, ottagonale con piscina circolare interna, presenta tracce di una successiva riduzione della vasca dovuta alle mutate esigenze del culto. Da rilevare l'iscrizione pavimentale in ciottoli marini bianchi e neri, parzialmente conservata nella zona absidale dell'edificio, riferibile alla liturgia del battesimo.
Recenti sondaggi nella chiesa hanno messo in luce murature del IV sec. in stretta concordanza con la cronologia di fondazione dell'aula battisteriale. In particolare uno spesso muro orientato N-S potrebbe riferirsi al muro di facciata di una primitiva ecclesia, parallela al battistero. La conoscenza del più antico organismo religioso si è recentemente arricchita con il rinvenimento dei muri perimetrali di un edificio parallelo al battistero, nell'area archeologica esterna. Nella zona antistante la facciata della chiesa romanica, si sono rinvenute testimonianze delle fasi abitative più antiche a iniziare dalla media età imperiale (II-III sec.).
Alla luce degli ultimi ritrovamenti, acquistano un nuovo significato i precedenti reperti di età romana. Un frammento di cornice architettonica del I sec. d.C. e una stele funeraria, pertinente a un artigiano (anch'essa frammentaria e di poco più tarda), entrambe rinvenute negli scavi della fine dell'Ottocento, potrebbero, infatti, appartenere a un più antico insediamento o alla sua necropoli. Di dubbia provenienza restano invece tre urnette cinerarie in marmo, un tempo in uso come acquasantiere in varie chiese di N.; di queste solo quella scoperta in occasione dei restauri della chiesa di S. Pietro - riutilizzata come materiale da costruzione e ora dispersa - sembrerebbe avere origine locale o essere giunta da vicini centri romani, come Vada Sabatia. Per le altre due (in particolare la bella urnetta anepigrafe di I sec., con volatili affrontati, da S. Michele) non è, invece, esclusa l'importazione da officine urbane nel primo Medioevo. È nota, in quest'epoca, la vasta diffusione che assume il commercio di tali manufatti, reimpiegati come «contenitori» di sacre reliquie, in collegamento con l'intensa attività mercantile delle repubbliche marinare. È questo p.es. il caso, recentemente dimostrato e accostato a N., delle urnette romane di Amalfi.
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