DOXAPATRES, Nilo
Il luogo e la data della sua nascita sono sconosciuti. Secondo le poche notizie sicure sulla sua vita e la sua carriera, il D. visse e fu attivo in Sicilia durante la prima metà degli anni '40 del secolo XII.
Il trattato Τόξις τῶν πατριαρχκῶν θρόνων è datato all'anno dei mondo 6651 (1° sett. 1142-31 ag. 1143). Nell'introduzione dell'opera il D. avverte di aver redatto precedentemente, durante un suo soggiorno . a Palermo, un saggio più breve sullo stesso tema. Questo trattato più antico non è stato conservato e non è databile con maggior precisione.
L'uffinio, segno di vita del D. risale al periodo compreso tra il settembre e il dicembre 1146 (non è possibile stabilire il mese), quando egli sottoscrisse come testimone un contratto greco di vendita a Palermo. I contraenti, da una parte i parenti del defunto ammiraglio greco Eugenio I e dall'altra i chierici della chiesa di S. Maria, fondata dall'ammiraglio Giorgio d'Antiochia a Palermo (si tratta della cosiddetta Martorana), appartenevano all'élite greca della capitale del Regno normanno. Il monaco D., che, per commissione del re siciliano, scrisse un trattato su un tema di politica ecclesiastica di bruciante attualità, si muoveva quindi a Palermo nell'ambiente esclusivo dei consiglieri e degli alti funzionari greci di Ruggero IL Il suo monastero è però sconosciuto. Il D. non si fregiò mai del titolo di archimandrita, con il quale viene spesso menzionato nella bibliografia più antica; l'attribuzione al D. è frutto di un errore di lettura del primo editore.
Il cognome Doxapatres è ben documentato nei secoli XI e XII a Costantinopoli, nel Peloponneso e in Calabria. Conosciamo il proprietario terriero calabrese Teofane Doxapatres, il retore e commentatore di Aftonio e di Ermogene Giovanni Doxapatres, il filosofo allievo di Giovanni Italo, Michele Doxapatres, e diversi alti magistrati e pubblici funzionari imperiali di questo nome. Non è possibile quindi stabilire se il D. fosse nato suddito normanno nell'Italia meridionale o in Sicilia, o se egli, bizantino per nascita, soltanto più tardi fosse entrato al servizio del re normanno.
Dal già nominato trattato sulle origini dei cinque patriarcati risulta che l'autore conosceva abbastanza bene la situazione della Chiesa greca nell'Italia meridionale: egli sa che l'antica sede vescovile di Vibo Valentia fu trasferita nel periodo normanno a Mileto, che Tauriana divenne famosa a causa del monastero di S. Fantino e che Brindisi e Taranto anche sul piano ecclesiastico mantenevano rapporti più stretti con Costantinopoli che le città dell'entroterra pugliese. Inoltre conosce Marco, l'innografo e arcivescovo di Otranto, e cita dalle Vite di s. Leone di Catania e di s. Gregorio di Agrigento, note, comunque, anche in Oriente. D'altra parte il D. fa riferimento nel suo trattato anche ai cosiddetti "Taktika", gli elenchi relativi alle gerarchie ecclesiastiche del patriarcato di Costantinopoli. Per questo motivo egli viene spesso identificato con il contemporaneo Nicola Doxapatres, che sotto l'imperatore Giovanni II Comneno (1118 -1143) fu diacono di S. Sofia a Costantinopoli, nomophylax imperiale, notaio del patriarca e protoproedros dei protosynkelloi, giurista, esperto sia in diritto civile sia in quello canonico.
A favore di questa identificazione depone il fatto che i monaci bizantini, entrando in monastero, adottavano di regola un nome le cui iniziali corrispondevano a quelle del nome da laico. Ma ci sono anche due altri motivi a sostegno di questa identificazione: il commento alla Synopsis canonum di Alessio Aristeno, anch'egli nomophylax imperiale e diacono di S. Sofia al tempo di Giovanni II, è attribuito in due manoscritti provenienti dall'Italia meridionale (cod. Marc. gr. 179 e cod. Vat. gr. 2019) - e solo in essi - a Nicola Doxapatres; inoltre in un carme dedicato a s. Atanasio, che senza dubbio fu scritto in periodo comneno, un giurista di alta posizione di nome Doxapatres si lamenta di essere stato calunniato presso l'imperatore e di essere caduto in disgrazia. Si potrebbe quindi immaginare che Nicola Doxapatres, dopo una brillante carriera nel clero della cattedrale di Costantinopoli e come professore di legge, caduto in disgrazia presso l'imperatore, fosse diventato monaco, assumendo il nome di Nilo, e fosse entrato in seguito al servizio di Ruggero II, che attirava alla sua corte persone d'ingegno da tutta Europa. In questo caso egli potrebbe aver portato con sé il commento sul Nomokanon del suo collega Aristeno e averlo fatto circolare nel Regno normanno con il proprio nome, anche se non si può escludere del tutto che questo commento fosse veramente opera sua e solo dopo il suo allontanamento dall'Impero bizantino venisse attribuito ad Alessio Aristeno. L'identificazione di Nicola Doxapatres con il D. rimane comunque soltanto un'ipotesi, data la grande diffusione del nome. A partire dal 1146 nessuno dei due viene più nominato.
Opere: l'unica opera attribuibile con sicurezza al D. è la Τάξις τῶν πατριαρχικῶν θρόνων dedicata nel 1142-1143 a re Ruggero II di Sicilia. L'argomento riguarda l'origine e l'evoluzione storica dei cinque patriarcati. Due sono i problemi che interessano in particolare l'autore: il primato romano e il contrasto tra Roma e Costantinopoli per la giurisdizione ecclesiastica sull'Italia meridionale. Secondo l'interpretazione del D. il primato romano si fonda non sulla successione apostolica, ma sulla posizione di Roma come città imperiale. Roma, però, dopo la conquista dei barbari, cessò di essere la capitale dell'Impero e perse così anche il primato che passò a Costantinopoli, la nuova capitale. In conseguenza anche l'Italia meridionale, la Sicilia e Creta sarebbero passate sotto la giurisdizione dei patriarca di Costantinopoli, dopo che Roma e il papa erano caduti nelle mani dei barbari. L'opera termina con una lista delle metropoli, arcidiocesi e diocesi sottoposte al patriarca di Costantinopoli. Forse Ruggero Il commissionò quest'opera, dichiaratamente antiromana, dopo che le sue relazioni con la S. Sede erano divenute particolarmente tese in seguito alla morte di Anacleto II (1138). A causa di questa tendenza antiromana il trattato trovò larga diffusione nell'Impero bizantino e nel 1179-1180 venne perfino tradotto in lingua armena.
Edizioni: Un'edizione critica, che presenta grosse difficoltà a causa delle numerose interpolazioni nei diversi manoscritti, manca ancora. Il testo è pubblicato in Migne, Patr. Graeca, CXXXII, coll. 1083-1114; G. Parthey, Hieroclis synecdemus et notitiae episcopatuum, Berlin 1866, pp. 265-308; Des Nilos Doxapatris Τάξις τῶν πατριαρχικῶν θρόνων, armenisch und griechisch, a cura di F. N. Finck, Watarschapat 1902; J. Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae, Paris 1981, pp.154-158, 374-377 (pubblica soltanto la lista dei vescovati alla fine del trattato). Il trattato più breve sullo stesso tema, che il D. avrebbe scritto prima del 1142-1143 a Palermo, non ci è stato tramandato.
Ad un autore di nome Doxapatres viene attribuito in alcuni manoscritti il vasto compendio teologico dal titolo: Περὶ τῆς ἐξ ἀρχῆς καὶ μέχρι τέλους οἰκονομίας τοῦ Θεοῦ εἰς τὸν ἄνθρωπον ἱστορία ἐπωϕελής∙ καὶ περὶ τῆς χριστιαανικῆς πολιτείας, ὅπως συνέστη, καὶ κατὰ πάντων τῶν αἱρετικῶν, in breve, De oeconomia Dei. Di questa voluminosa opera, finora inedita, sono conservati solo due libri. Il primo tratta, in 267 capitoli, la dottrina della creazione, il secondo, in 203 capitoli, la cristologia e la dottrina dell'incamazione. Nel capitolo 41 del secondo libro l'autore avverte che in un terzo libro egli avrebbe esposto un commento storico ai Vangeli, nel quarto la storia e gli scritti degli apostoli, nel quinto la storia della Chiesa, delle eresie, dei concili e degli imperatori. Non si sa se questi tre ultimi libri siano mai stati scritti, o se siano andati perduti. Poiché un'epitome di quest'opera è tramandata sotto il nome di Giovanni, diacono di S. Sofia, essa è stata spesso attribuita al già ricordato retore Giovanni Doxapatres, a torto comunque, poiché questo autore scriveva verso la metà del secolo XI, mentre nell'opera in questione si fa riferimento agli scritti di Psello (1018-c. 1078), di Niceta di Eraclea e di Teofilatto di Bulgaria († c. 1108). G. Mercati ha invece esposto argomenti convincenti per un'attribuzione al D.: un manoscritto dell'opera, oggi perduto, dal quale derivano il cod. Vat. gr. 1426 e il cod. Matr. gr. 4591 (ex 0.1), nel 1213 fu copiato a Messina nel monastero greco di S. Salvatore in lingua phari. Di certo, contrariamente alla Τάξις τῶν πατριαρχικῶν θρόνων, nel De oeconomia Dei non esiste alcun riferimento ad uno specifico interesse dell'autore per Roma, per l'Italia o la Sicilia. Inoltre le ricerche più recenti hanno dimostrato che la tradizione bizantina dell'opera, rappresentata dal cod. Paris. gr. 1277 e dal cod. Vat. gr. 1768, in molti punti è da preferire alla tradizione italo-greca del testo. Se fosse giusta l'identificazione di Nicola Doxapatres con il D., quest'opera dovrebbe essere stata scritta prima del trasferimento dell'autore in Sicilia.
Finora sono stati pubblicati soltanto l'inizio dell'opera in Migne, Patr. graeca, CXX, coll. 1292-1296, e i capitoli 182, 183, 190, 191, 201 del secondo libro in S. Caruso, Echi della polemica bizantina anti-latina dell'XI-XII sec. nei De oeconomia Dei di Nilo Doxapatres, in Atti del Congresso intern. di studi sulla Sicilia normanna (Palermo, 4-8 dic. 1972), Palermo 1973, pp. 403-432. I titoli dei singoli capitoli del primo e del secondo libro sono pubblicati dal cod. Matr. gr. 4591 (ex 0.1) da E. Miller, Bibliothèque Royale de Madrid. Catalogue des manuscrits grecs, in Notices et extraits des manuscrits de la Bibliothèque Nationale et autres bibliothèques, XXXI (1886), 2, pp. 32-56.
La Vita di s. Filareto il Giovane (1020-1076) è scritta da un monaco di nome Nilo del monastero calabrese di S. Elia il Giovane presso Tauriana, che è stato identificato dall'umanista messinese Ludovico Saccano (sec. XV) con il D., senza che egli adducesse motivi specifici. È pubblicata finora soltanto la traduzione latina della Vita, in Acta sanctorum, April., I, coll. 606-618 (cfr. S. Caruso, Sull'autore del "Bios" di S. Filareto il Giovane: Nilo Doxapatres?, in ᾿Επετηρὶς ῾Εταιρείας Βυζαντινῶν Σπουδῶν, XLIV [1979-1980], pp. 293-304).
Sotto il nome di Nicola Doxapatres, diacono di S. Sofia, nomophylax imperiale, notaio del patriarca e protoproedos dei, protosynkelloi, è stato tramandato in due manoscritti di provenienza calabrese un commento al Nomokanon che normalmente viene attribuito ad Alessio Aristeno: cfr. K. E. Zachariä von Lingenthal, Die Synopsis canonum, in Sitzungsberichte der königl. preuss. Akademie der Wiss., Berlin 1887, pp. 1159-1161; S. Luca, Rossano, il Patir e lo stile rossanese. Note per uno studio codicologicopaleografico e storico-culturale, in Rivista di studi bizantini e neoellenici, n. s., XXII-XXIII [XXXII-XXXIII] (1985-1986), pp. 124 s.
Parimenti sotto il nome di Nicola Doxapatres, al quale vengono attribuiti gli stessi titoli, ci è stato tramandato un commento ancora inedito ai Tetrasticha di Gregorio di Nazianzo nei codici Vindeb. hist. gr. 64, fol. 125v-153, e Mutin. gr. II A. 2, fol. 173v-194 (cfr. V. Puntoni, Indice dei codici greci della Biblioteca Estense di Modena, in Studi ital. di filologia classica, IV [1896], p. 382).
II carme sulle sue sventure dedicato a s. Atanasio dal citato Doxapatres, giurista calunniato e caduto in disgrazia, è edito in Migne, Patr. Graeca 25, coll. 278 ss.
Lo stesso è l'autore delle glosse ad alcune opere di Atanasio, tramandate nel cod. Basil. A III 4, ed edite in Migne, Patr. Graeca 25, coll. 119 n. 5, 433 n. 47; 26, coll. 116 n. 41, 547 n. 52, 555 n. 85; cfr. H.-G. Opitz, Untersuchungen zur Ueberlieferung der Schriften des Athanasius, Berlin-Leipzig 1935, pp. 28-30, 208.
Fonti e Bibl.: Des Nilos Doxapatris Τάξις τῶν πατριαρχικῶν θρόνων, armenisch und griechisch, a cura di F. N. Finck, Watarschapat 1902, p. 1; L. Perria, Una pergamena greca dell'anno 1146 per la chiesa di S.Maria dell'Ammiraglio, in Quellen u. Forschungen aus ital. Archiven u. Bibliotheken, LXI (1981), pp. 12, 24; G. Mercati, Per la storia dei manoscritti greci di Genova, di varie badie basiliane d'Italia e di Patmo, Città del Vaticano 1935, pp. 64-79; V. Laurent, L'oeuvre géographique du moine sicilien N. D., in Échos d'Orient, XXXV (1937), pp. 5-30; E. Jamison, Admiral Eugenius of Sicily..., London 1957, pp. 21-32; H.-G. Beck, Kirche und theologische Literatur im byzantinischen Reich, München 1959, pp. 619 ss.; V. Laurent, N. D., in Dict. d'hist. et de géogr. eccl., XIV, Paris 1960, pp. 769 ss.; J. Darrouzès, Sur "De oeconomia Dei" de D., in Revue des études byzantines, XXV (1967), pp. 292 s.; I. Spiteris, La critica bizantinadel primato romano nel secolo XII, Roma 1979, pp. 126-153; S. Caruso, Per l'edizione del "De oeconomia Dei" di N. D., in Δίπτυχα, IV (1987), pp. 250-284.