MUZI, Nicolo
MUZI (Mutij), Nicolò. – Nacque a Roma alla metà del Cinquecento.
Si formò all’arte della stampa nella tipografia di Giovanni Gigliotti, insieme al quale nel 1578 fu testimone alle nozze di Pietro Spada, altro lavorante di quell’officina. Esperto di musica, forse si occupò dell’unica edizione musicale di Gigliotti (i mottetti di Ippolito Tartaglini, 1574) e di altre degli eredi Blado, parenti di Gigliotti; in seguito deve aver lavorato nell’officina di Francesco Coattino, specializzata in campo musicale. Morto Coattino nel 1594, significativi indizi propongono Muzi come suo successore; le nozze con la romana Innocenza di Salvatore, celebrate in quell’anno, gli fornirono con la dote il capitale per impiantare un’officina tra piazza Capranica e il vicolo delle Colonnelle.
Le edizioni di Muzi iniziarono nel 1594 in ambito musicale (un libro di mottetti del portoghese Pedro Alvares de Moura e le Lamentationes Hieremiae prophetae dello spagnolo Sebastián Raval). Dell’intera produzione sono noti 158 titoli, usciti in soli otto anni; 17 furono stampati dagli eredi. L’attività, tutta svoltasi nel corso del pontificato di Clemente VIII, mostra una rapida crescita, con due massimi di 29 e 30 titoli nel 1596 e nel 1599. In seguito la produzione declinò fino ai soli 4 titoli usciti nel 1602.
La marca usata su alcuni libri e avvisi fu l’idra dalle sette teste, di cui tre mozzate, con la fiaccola d’Ercole e il motto «Urit veritas».
Metà circa delle edizioni furono stampate per conto di librai-editori (un alto numero di avvisi per l’«historiaro» Bernardino Beccari, altri libri per Vincenzo Pelagalli, Camillo e Giulio Franceschini, Bartolomeo Facchetti, Ottaviano Gabrielli, Giorgio Dagano, Gaspare Ruspa, Ottavio Attij, Scipione Carnovagli, Bartolomeo Grassi, Giovanni Martinelli); l’altra metà, comprensiva di tutte le edizioni musicali, fu prodotta in autonomia. Sia gli avvisi sia i volumi ebbero ampia diffusione e spesso furono riediti in varie città d’Italia e financo in Germania, dove lo stampatore Nikolaus Stein di Francoforte nel 1607-08 riprese un’edizione medica (la De naturali vinorum historia di Andrea Bacci del 1596) e una musicale (i Chorici psalmi et motecta di Asprilio Pacelli del 1599).
Dal 1596 Muzi ebbe stretti rapporti con un altro notevole stampatore, Guglielmo Facciotti, con collaborazioni e riprese di precedenti edizioni. Nel complesso gli opuscoli (avvisi, relazioni, orazioni, poesie d’occasione) superano il 60% dell’intera produzione; tuttavia non poche sono le edizioni di maggiore consistenza, comprensive di volumi in grande formato.
Alcune edizioni sono in spagnolo; una è in caratteri ebraici (l’Alphabetum Hebraicum di Guglielmo Franchi, 1596). Nelle dedicatorie, firmate da autori o curatori, il nome di Muzi non compare mai. Molte edizioni nacquero nell’ambito della curia pontificia, con sostegno finanziario dello stesso Clemente VIII, del cardinal Pietro Aldobrandini o delle istituzioni di governo; altre ebbero un patrocinio cardinalizio (come dedicatari compaiono dodici diversi porporati, soprattutto il cardinal Ascanio Colonna); in complesso si evidenzia un significativo rapporto con gli ambienti ispanofili di Roma, sicché, oltre agli autori italiani, non pochi sono gli spagnoli, i portoghesi, i fiamminghi (tra cui l’umanista Justus Lipsius). Nel catalogo, accanto a testi teologici, devozionali, giuridici, scientifici, politici, orazioni latine e raccolte poetiche, spiccano le edizioni di musica e gli avvisi su eventi italiani, europei e d’oltremare, con forte impronta di propaganda cattolica: si danno solo notizie positive o neutre, quelle negative per la Chiesa e le potenze cattoliche sono taciute.
In campo musicale le edizioni note sono 25, distribuite lungo tutta l’attività di Muzi e degli eredi; vanno aggiunti tre libri liturgici d’interesse musicale: il Canon missae del 1595, gli Officia propria dell’Ordine agostiniano (1596) e le Modulationes, intonationes et sanctorum omnium antiphonae per gli stessi agostiniani (1602). Accanto ad autori iberici (i citati Moura e Raval, del quale furono impressi anche i Madrigali a trevoci nel 1595) e fiamminghi (Jean de Macque, Motectorum quinque sex et octo vocum liber primus, 1596; Johannes Matelart, Responsoria, antiphonae et hymni, 1596), si ha un bel quadro della tradizione romana, dal capostipite Giovanni Pierluigi da Palestrina (ristampe del primo, secondo e quinto libro di messe negli anni 1596 e 1599, la splendida riedizione del secondo libro «iuxta suae vetustatis exemplar summo studio recognitus» nel 1600) agli epigoni Francesco Soriano (mottetti a 8 voci nel 1597, madrigali a 4-6 voci nel 1601; un secondo libro di madrigali del 1602 è perduto), Ruggiero Giovannelli (ristampa del Sacrarum modulationum liber primus, 1598), Giovanni Andrea Dragoni (edizione postuma dei mottetti, 1600), il monaco olivetano Romano da Siena (che nelle messe del 1596 volle figurare come allievo del Palestrina), Pacelli (mottetti e salmi a 8 voci nel 1597, a 4 voci nel 1599), Pietro Paolo Paciotto (Motecta festorum totius anni, 1601). Di un musicista barese, Gian Pietro Gallo, è una raccolta di mottetti edita nel 1600. Perduta è una collettanea di mottetti di diversi autori «in lode di s. Cecilia» a cura del pavese Lodovico Torti, maestro di cappella a Rieti (1602). La musica sacra predomina sui generi profani; isolata è una raccolta di pezzi strumentali di Paolo Quagliati (Recercate et canzone per sonare et cantare, 1601).
Un piccolo ma importante gruppo a sé formano le tre edizioni musicali per l’oratorio filippino della Chiesa Nuova: le famose miscellanee di laudi a cura di Giovanni Giovenale Ancina (Tempio armonico della beatissima Vergine, 1599) e Giovanni Arascione (Nuove laudi ariose della beat.ma Vergine, 1600) e la partitura del primo melodramma romano, la Rappresentatione di Anima et di Corpo, composta da Emilio de’ Cavalieri su testo dell’oratoriano Agostino Manni e rappresentata nel febbraio 1600. L’edizione della partitura fu curata dal bolognese Alessandro Guidotti, che la dedicò al cardinal Aldrobrandini in data 3 settembre 1600, facendosi portavoce delle concezioni artistiche di Cavalieri nell’ampia prefazione; il medesimo Guidotti (un agiato chierico, 1559-1631) pubblicò il testo poetico della Rappresentatione, uscito adespota nello stesso anno 1600. Interessante è un’edizione degli eredi Muzi, i Salmi passaggiati sopra tutti i toni del cantore pontificio Giovanni Luca Conforti, già comproprietario della tipografia ai tempi di Coattino; l’opera fu pubblicata in tre fascicoli (soprano, tenore, basso), ma non si tratta di parti separate d’una composizione polifonica – i fascicoli furono stampati a distanza di tempo, il soprano reca la data 1601, il tenore 1602 al frontespizio ma 1601 al colophon, il basso 1603 al frontespizio ma 1602 al colophon – bensì di versioni figurate delle melodie liturgiche con un «Basso sotto per sonare e cantare con Organo o con altri stromenti», dunque nel gusto del nuovo stile monodico. Il lavoro ebbe successo e fu ristampato a Venezia nel 1607.
Ammalatosi alla fine del 1600, morì il 4 marzo 1601; fu sepolto in S. Maria in Aquiro, sua chiesa parrocchiale.
La vedova proseguì l’attività stampando a nome degli «Heredi di Nicolò Mutij», ma nel corso del 1602 cessò ogni pubblicazione, mentre nei locali di piazza Capranica si stabiliva Facciotti, il cui cognato Luigi Zannetti acquistò le dotazioni dalla vedova Muzi e ne proseguì l’attività in campo musicale, aggiungendola alla propria già fiorente ditta editoriale.
Tra i figli di Muzi il più noto è Francesco (morto nel 1664), eminente organista; l’ultimo nato, Girolamo, fu battezzato nel 1600 avendo a madrina Despina filia principis Valachiae (il voivoda Michele il Valoroso), notizia che rimanda all’intensa attività di Muzi come stampatore di avvisi sulla guerra contro i turchi nell’Europa orientale.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. storico del Vicariato, Parrocchia di S. Giovanni della Pigna, Matrimoni, I, 10 agosto 1578; Parrocchia di S. Marcello, Battesimi, V, 12 aprile 1596; VI, 10 febbraio 1600; Arch. di Stato di Roma, Stato civile, App. III, Parrocchia di S. Maria in Aquiro, Morti, 4 marzo 1601, 10 febbraio 1602; C. Sartori, Dizionario degli editori musicali italiani, Firenze 1958, p. 108; T. Bulgarelli, Gli avvisi a stampa in Roma nel Cinquecento, Roma 1967, ad ind.; G. Zappella, Le marche dei tipografi e degli editori italiani del Cinquecento, Milano 1986, fig. 734; F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del ’500 in Italia, Firenze 1989, p. 132; S. Franchi, Le impressioni sceniche. Dizionario bio-bibliografico degli editori e stampatori romani e laziali di testi drammatici e libretti per musica dal 1579 al 1800, Roma 1994, pp. 569-571; Id., Stampatori ed editori musicali a Roma dal 1550 al 1608, inRecercare, XI (1999), pp. 21 s., 44, 46; Id., Annali della stampa musicale romana dei secoli XVI-XVIII, I, 1. Edizioni di musica pratica dal 1601 al 1650, Roma 2006, pp. 1-4, 6-13, 21 s.