FANCELLO, Nicolò
Nacque ad Osidda, in provincia di Nuoro, l'11 sett. 1886, da Pietro e da Giovanna Maria Marche. Seguendo le orme del padre, che era consigliere di Cassazione, il F. si laureò in legge. A Roma, dove la sua famiglia si era trasferita ai primi del Novecento, s'impegnò, ancora giovane, nell'attività politica, iscrivendosi nel 1909 al Fascio giovanile repubblicano e quindi militando nelle file del sindacalismo rivoluzionario. Il F. fu accanto a Giuseppe Di Vittorio alla testa delle lotte contadine in Puglia, ma soprattutto si distinse per un'intensa attività pubblicistica, collaborando a diversi periodici, quali il Divenire sociale, la Voce proletaria, la Calabria del popolo. Membro del Comitato di azione diretta di Parma, il F. fu contrario all'impresa libica. Proprio allora il F. si distaccò dai socialisti rivoluzionari per aderire al movimento antiprotezionista, che nel 1912 segnò una ripresa d'iniziativa sotto la guida di Gaetano Salvemini e grazie all'impulso che a quella battaglia diedero riviste come l'Unità, La Voce e la Riforma sociale. Nel 1913, insieme con Attilio Deffenu, il F. costituì il gruppo di azione e propaganda per gli interessi della Sardegna.
Il gruppo, che come gli analoghi sorti nelle altre regioni meridionali aderiva alla battaglia antiprotezionista del Comitato nazionale di propaganda e azione a favore del Mezzogiorno, pubblicò un manifesto dal titolo "Difendiamo la Sardegna" ed una circolare che venne ripresa dal periodico socialista di Cagliari Il Risveglio dell'Isola (del 9 ag. 1913) e da La Voce di Prezzolini (del 29 ag. 1913). Tali documenti, nei quali era viva l'influenza degli scritti di Salvemini e di A. De Viti De Marco, mettevano in evidenza i motivi per cui la Sardegna avrebbe tratto giovamento dal ripristino della libertà di commercio. Ampiamente diffusi nell'isola, essi ottennero molti consensi, tra cui quello di Antonio Gramsci.
In quel periodo il F., "alternando gli spintoni alle carezze" (così scriveva a Salvemini il 29 sett. 1913: cfr. R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario..., p. 141), riuscì ad esporre le tesi antiprotezioniste sull'Avanti!, diretto da Benito Mussolini. Con due successivi articoli di fondo - entrambi intitolati Le ragioni socialiste del nostro liberismo - il F. contribuì a guadagnare il PSI alla propria causa. Nel frattempo l'impegno del F. per riscattare la Sardegna dalla secolare arretratezza si faceva più intenso ed ebbe come tribuna privilegiata la rivista di Attilio Deffenu, Sardegna. Allorché, dal 10 al 15 maggio 1914, si tenne a Roma il congresso regionale sardo, al quale parteciparono i maggiori esponenti politici e deputati della regione, il F. salutò l'avvenimento come un'importante svolta.
Ai suoi conterranei il F. rimproverava infatti lo scetticismo nei confronti della politica; ciò - a suo giudizio - li condannava all'impotenza, mentre i problemi della Sardegna si perpetuavano anche per le divisioni tra i Sardi: "Il congresso, - scriveva il F. - bene o male, è stato un tentativo di accordo fra le centomila Sardegne che pretendono rispetto fuori dall'isola, quando non riescono a rispettarsi a vicenda" (In limina..., in Sardegna, IV, maggio-giugno 1914). Il F. puntava i suoi strali polemici contro la "fungaia parlamentare sarda", i "politicanti" mentre esaltava quegli "uomini d'azione" che avevano dato vita ad iniziative cooperativistiche con "trentamila agricoltori uniti sotto un'unica bandiera, per la redenzione agraria della Sardegna" (ibid.).
Allo scoppio della guerra mondiale il F. si schierò a favore dell'intervento dell'Italia; sottoscrisse l'appello in tal senso lanciato a Roma il 21 nov. 1914 dal Fascio rivoluzionario di azione internazionalista, sorto dall'unione di elementi anarchici, sindacalisti e repubblicani e del quale il F. era stato uno dei promotori. Il F. cominciò allora a collaborare con Il Popolo d'Italia, ilgiornale fondato da Mussolini che aveva iniziato le pubblicazioni il 15 nov. 1914. Con l'entrata in guerra dell'Italia si arruolò volontario e venne inviato in zona di operazioni, dove si distinse ricevendo un encomio. Il 15 febbr. 1919 scrisse l'articolo Nuovi doveri dei combattenti su La Nuova Giornata.
Questa rivista si pubblicava a Roma per iniziativa del servizio di propaganda dell'esercito e ad essa collaboravano intellettuali di varia formazione, come G. Prezzolini e P. Pancrazi. Allo stesso ambiente del combattentismo si rivolgeva Volontà, la rivista di Vincenzo Torraca, alla quale il F. collaborava. Egli, che nel settembre 1919 era stato a Fiume con D'Annunzio, scrisse un articolo a sostegno di quell'impresa (La guardia del Quarnaro, in Volontà, 25 sett. 1919, p. 1). E proprio sulla questione adriatica il F. entrò in conflitto con Salvemini. La rottura tra i due si consumò nel marzo 1920 in occasione del convegno della Lega democratica per il rinnovamento. Quando il convegno approvò un ordine del giorno di compromesso, il F. abbandonò i lavori e, in una lettera a Torraca, affermò che ormai lui e Salvemini erano "più che avversari, nemici" (G. Sabbatucci, I combattenti..., p. 300). In quello stesso convegno il F. era stato estensore, insieme con Eugenio Azimonti, di un documento sul problema della terra, in cui si affermava che "l'esercizio dell'agricoltura è una funzione sociale, la quale spetta a chi meglio la sappia esercitare" e si ammetteva perciò che, quando fosse risultato utile "all'interesse della produzione", si doveva favorire il passaggio della terra dai proprietari assenteisti o incapaci ai diretti coltivatori (G. Sabbatucci, I combattenti, p. 298).
Il F. lavorava alla costituzione di un raggruppamento politico a base contadina e in un suo saggio su Volontà tracciò quella che avrebbe dovuto esserne la piattaforma programmatica. Convinto che nessun partito tutelava i loro interessi, il F. auspicava che i contadini si organizzassero autonomamente e governassero in uno Stato riformato sulla base del federalismo regionale e delle autonomie locali (La rivoluzione dei contadini, in Volontà, 1-31 ag. 1920, pp. 80-83). Quando l'articolo apparve, il progetto di un partito di contadini era tuttavia già entrato in crisi a causa delle lacerazioni all'interno del movimento combattentistico.
I pesanti attacchi che il F. aveva sempre indirizzato alla classe dirigente liberale e, non di meno, a quella cattolica e socialista, il suo proclamato disprezzo per "politicanti" e "affaristi" trovarono allora rispondenza nella propaganda fascista. E al fascismo il F. si avvicinò affermando che esso appunto realizzava quelli che erano sempre stati gli obiettivi del suo impegno politico. Il 15 apr. 1924, sull'organo della federazione fascista di Cagliari, il F. scriveva che "il significato vero, intimo, positivo della vittoria fascista che ha spazzato dalla scena i detriti del passato, è l'ingresso di una moltitudine di sardi nel grande respiro della vita nazionale" (L'ora della Sardegna, in Il Giornale della Sardegna, 15 apr. 1924). Iscrittosi al partito fascista, il F. collaborò al giornale Il Tevere.
L'11 nov. 1928 il F. venne ricoverato in una clinica per malattie nervose. L'aggravamento delle sue condizioni psichiche rese poi necessario il ricovero in manicomio; venne rinchiuso nel manicomio romano di S. Maria della Pietà e quindi, il 25 febbr. 1935, nel manicomio di S. Francesco a Rieti.
Morì a Rieti il 7 giugno 1944.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 1942, fasc. 30580; L. Del Piano, Attilio Deffenu e la rivista "Sardegna", Sassari 1963, ad Indicem; R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario 1883-1920, Torino 1965, ad Indicem; C. Bellieni, Altre notizie e precisazioni sul movimento liberista nel 1913-14, Attilio Deffenu e N. F., in La Nuova Sardegna, 30 sett. 1965; G. Fiori, Vita di Antonio Gramsci, Bari 1966, ad Indicem; G. Sabbatucci, I combattenti nel primo dopoguerra, Bari 1974, ad Indicem; A. Gramsci, Quaderni dal carcere, a cura di V. Gerratana, IV, Torino 1975, ad Indicem; M. Brigaglia, La classe dirigente a Sassari da Giolitti a Mussolini, Cagliari 1979, pp. 155 s.; O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dal 1900 al 1926, Roma 1977, ad Indicem; G. Sabbatucci, La stampa del combattentismo (1918-1925), Bologna 1980, pp. 39, 61, 109, 122; L. Pisano, Stampa e società in Sardegna. Dalla grande guerra alla istituzione della Regione autonoma, Milano 1986, ad Indicem; G. Sotgiu, Storia della Sardegna dopo l'Unità, Bari 1986, ad Indicem; Dizionario biografico del movimento operaio italiano. 1853-1943, a cura di F. Andreucci-T. Detti, II, Roma 1976, ad vocem; Ente per la storia del socialismo e del movimento operaio ital., Bibliografia del socialismo e del movimento Operaio italiano, I, Periodici, Roma-Torino 1956, pp. 168, 583.