VICENTINO, Nicola
Musicista, nato a Vicenza nel 1511, morto a Roma nel 1572. Allievo di A. Willaert alla cappella di S. Marco in Venezia, entrò poi alla corte estense in Ferrara, protetto specialmente del cardinale Ippolito.
Dedicatosi, oltre che all'arte organistica e cembalistica (nella quale raggiunse indiscussa eccellenza), alla composizione e agli studî storicomusicali e teoretici, nel 1546 pubblicava, a Venezia, un volume di madrigali al quale preponeva la seguente intitolazione, assai significativa: "Del unico Adrian Willaerth discipulo, don N. V. - Madrigali a cinque voci per teorica et pratica da lui composti al nuovo modo, dal celeberrimo suo maestro ritrovato - Libro Primo". In quest'opera il V. s'inoltrava nello stile cosiddetto cromatico, allora in discussione. Passato, col cardinale Ippolito, a Roma, entrò in disputa, riguardo alle posizioni teoretiche da lui assunte, e specialmente circa le maggiori o minori relazioni intercedenti tra esse e quelle attribuite ai Greci, con il teorico Vincenzo Lusitano (portoghese). La disputa venne risolta, arbitri G. Danckert e B. Escobedo, a favore del Lusitano. A questo giudizio il V. non s'acqueta, ché anzi, mentre compone altri madrigali, sistema le proprie dottrine in quello scritto: L'antica musica ridotta alla moderna prattica (Roma 1555) cui è legato ancor oggi il suo nome. Quivi il V. combatte, tra l'altro, i criterî che molti musicografi umanisti del tempo volevan seguire per restaurare lo stile musicale dei Greci: criterî che miravano a una riforma delle arti contrappuntistiche. Inoltre egli vi suggerisce una maggiore libertà di movimenti nel trattamento degli otto modi; riprende a sostenere le vedute storiografiche condannate dal Danckert e dall'Escobedo (e che lo sono state, del resto, anche da G. Zarlino e da A. F. Dossi) e illustra uno strumento da lui ideato, l'Archicembalo, cembalo a 6 tastiere che consente l'esecuzione di musiche in genere diatonico, cromatico, enarmonico (do ♯, p. es., vi è separato dal re ♭). A questo lavoro seguiva, qualche anno dopo, il progetto e l'illustrazione di un organo analogo all'archicembalo, cioè l'archiorgano (Descrizione dell'Archiorgano, nel quale si possono eseguire i tre generi della musica diatonica, cromatica et enarmonica, Venezia 1561).
Il V. era intanto tornato a Ferrara con il suo patrono cardinale Ippolito, e vi era stato nominato maestro della cappella di corte.
Pur attendendo alle opere teoretiche suaccennate, non trascura la composizione, tanto che nell'anno stesso della sua morte si pubblica in Milano, a cura dell'allievo O. Resino, un V Libro di Madrigali. Del II, del III e del IV non ci è giunta notizia. Le dottrine e l'indirizzo stilistico del V. trovarono largo sviluppo, nonostante le varie opposizioni, nell'opera di molti artisti, tra i quali basterà ricordare Cyprien de Rore e Gesualdo da Venosa.
Bibl.: O. Chilesotti, Di N. V. e dei generi greci secondo V. Galilei, in Riv. mus. ital., XIX, p. 546.